Il tempio di Gerusalemme, "figura della casa del Padre". Commento di Luca 2, 41-52

Gli uomini, da sempre e in tutte le religioni, hanno considerato il tempio come quel luogo sacro in cui la divinità si rende presente per ricevere culto ed elargire i suoi favori e la sua protezione.
La lettura della Sacra Scrittura permette di conoscere come il concetto di «spazio sacro» si sia sviluppato progressivamente per secoli, distinguendo tra luoghi resi sacri da una manifestazione divina, luoghi la cui sacralità era legata alla figura di un grande personaggio religioso e luoghi profani in cui si era vissuto un momento fondamentale della personale relazione con Dio. La pluralità di culti e di luoghi di culto, accertati in Palestina fin verso la fine del VII secolo, era stata ridimensionata inizialmente dalle riforme di Giosia, poi dalle vicende dell'esilio e del ritorno. Gerusalemme quindi, città santa, era diventata, già prima di Erode il Grande, il centro spirituale e religioso del
giudaismo nonostante la sua origine cananaica.
Come tutte le religioni anche il giudaismo osservava particolari giorni di festa caratterizzati da diverse celebrazioni nel tempio di Gerusalemme secondo il calendario liturgico: la prima festa dell'anno è quella degli Azzimi che segnava l'inizio della mietitura in primavera, e per sette giorni bisognava mangiare pane senza lievito fatto con cereali appena raccolti.