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Il fenomeno di auto mutuo aiuto

Il percorso di formazione del facilitatore

Anche i facilitatori, come tutti i gruppi, devono poter contare su una rete di supporto e formazione tutte le volte che ne hanno necessità. “Non è possibile valorizzare l'approccio di rete se non si lavora in/nella rete.” Il percorso di formazione del facilitatore deve poter contare su una rete di supporto e di formazione tutte le volte che ne ha necessità, quindi non si tratta di un percorso per aumentare le conoscenze teoriche ma per sviluppare nell'azione le interazioni amicali che producono analisi di competenze personali ed un investimento nel processo del mutuo aiuto, processo che ha la caratteristica dell’orizzontalità e della parità.
La formazione non è per chi sa e per chi non sa, ma è dedicata a chi deve imparare; essa si sviluppa come un processo ecologico circolare sistemico di apprendimento continuo riguardo tutte le persone coinvolte.
L'obiettivo di questa formazione è quello di accrescere le competenze e le capacità sia dei facilitatori che dei membri del gruppo, relative alla comunicazione, all'ascolto, all’empatia, alla motivazione.
Il ruolo del facilitatore quindi, più che di controllare e dirigere i processi, dovrebbe essere quello di fare emergere ed esplicitare tutte le risorse per favorire il più possibile l'assunzione di autonomia e di indipendenza dai membri del gruppo.
Ciò comporta concentrare l'attenzione e i processi sulle persone, sui loro problemi e sugli obiettivi che il gruppo cerca di darsi. Fondamentale è l'atteggiamento di fiducia e collaborazione del facilitatore che deve corrispondere quindi alla capacità di porsi in un altro ruolo, in una posizione di accoglienza e di ascolto, mostrando fiducia nella forza e nella competenza condivisa del gruppo. È importante perciò che egli sappia anche sperimentare direttamente il processo di auto-mutuo-aiuto, accettando il confronto e la reciprocità al fine di sviluppare le abilità tecniche relazionali e metodologiche necessarie a svolgere il ruolo di facilitatore ed approfondire la specificità del setting del gruppo di cui diviene garante.
Il percorso, prevede un corso di formazione teorico-esperienziale per facilitatori dei gruppi di auto mutuo aiuto con approfondimento degli aspetti motivazionali, personali, origini, caratteristiche, finalità, fattori terapeutici, setting del gruppo di auto mutuo aiuto, ruolo del facilitatore, dinamiche e processo del gruppo, principi fondamentali della relazione d'aiuto, come attivare un gruppo e analisi delle risorse disponibili nel proprio contesto di lavoro.
Il facilitatore dovrà adempiere alla frequentazione, come co-facilitatore degli incontri di un gruppo già avviato per un periodo minimo di un mese; sarà necessaria poi la partecipazione alla riunione mensile di intervisione tra facilitatori e consulenti per la discussione dei punti problematici relativi al facilitatore, ai partecipanti al gruppo ed all'organizzazione del servizio. L'attività di formazione comprende l'affiancamento ad un facilitatore già affermato previo colloquio preliminare con la persona che richiede di entrare nel gruppo.
Tale incontro è finalizzato a conoscersi reciprocamente, valutare la situazione complessiva della persona e la sua richiesta d'aiuto definendo gli obiettivi della partecipazione al gruppo. Il colloquio è indispensabile per offrire informazioni riguardanti il funzionamento, le caratteristiche e gli scopi dei gruppi AMA.
Si procederà attraverso la compilazione di una scheda individuale della persona al fine di raccogliere le informazioni relative alla situazione iniziale in modo da poter valutare nel tempo l'efficacia della partecipazione al gruppo di quella persona e consentire eventuali ricerche e confronti tra i diversi gruppi di auto mutuo aiuto; la supervisione avviene in itinere.
La partecipazione al corso di formazione per facilitatori già operanti ovvero di secondo livello, per il confronto e la riflessione critica delle esperienze maturate nelle diverse realtà operative dei gruppi di auto mutuo aiuto. È chiaro che la metodologia da utilizzare è di tipo attivo; spesso si realizzano simulazioni di situazioni che si possono riscontrare durante gli incontri di gruppo oppure si raccontano episodi e si chiede di elaborare insieme il possibile intervento del facilitatore, oppure ancora si presentano filmati e testi scritti da utenti o da facilitatori per fare riflettere insieme.
Tutto questo momento formativo ricopre una particolare importanza in quanto di volta in volta si possono simulare situazioni che dentro la realtà dei gruppi si incontrano realmente; è necessario quindi alternare momenti di condivisione tra tutto il gruppo e il formatore, con altri di riflessione-azione individuale o in sottogruppi, per evitare di creare situazioni vissute come troppo complesse e quindi frustranti.
Il docente ha in questo caso il compito preciso di rafforzare positivamente le proposte e gli interventi dei partecipanti e di riportare ad una l'analisi comune gli elementi significativi, in modo che ogni contributo dal più efficace al più discutibile, possa diventare occasione di studio minuzioso e quindi di arricchimento per tutti.
Se queste prime fasi vengono svolte con attenzione ed equilibrio, si riescono ad interiorizzare solide basi teorico culturali di riferimento e quelle prime abilità comunicative che permettono di vivere alla futura esperienza di facilitatore, se non già come assolutamente realizzabile, di certo non in termini a presidio di eccessiva difficoltà.
Il ruolo del co-facilitatore è da considerarsi un passaggio obbligato per chi desidera diventare facilitatore a tutti gli effetti. La persona sperimenta un vero e proprio tirocinio diretto ed impara così, come aveva solo intuito durante le simulazioni e il lavoro complessivo precedente, cosa significa essere un facilitatore.
Questo viene anticipatamente chiesto all'interno del gruppo ovvero il permesso di introdurre una persona con questa sua specifica funzione. Tali momenti costituiscono occasioni molto preziose per affinare e rimodellare i propri interventi.
È compito di chi promuove il percorso, monitorare costantemente l'andamento dell'esperienza sia per comprendere i risultati che si stanno attenendo, sia per analizzare le difficoltà in itinere di ogni partecipante del gruppo nel suo complesso, ed infine per individuare quanto di ciò che è stato approfondito possa diventare un’azione concreta durante l'esercizio della sua funzione. Tutto ciò determina l'efficacia finale di questo impegno collettivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il fenomeno di auto mutuo aiuto

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Informazioni tesi

  Autore: Fiorella Restaino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Servizio Sociale
  Relatore: Isabel Fanlo Cortés
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 73

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assistente sociale
alcolisti anonimi
auto mutuo aiuto
facilitatore
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