Psicanalisi e lettura: un'introduzione

In questo piccolo saggio Freud si avvicina nuovamente all’estetica dell’arte, ma tralascia qualsiasi teoria del bello per individuare invece il “perturbante” che si cela dietro l’opera d’arte.
Con il termine “perturbante” si intende tutto ciò che è spaventoso e suscita paura e, sebbene il termine non abbia confini così ben definiti, tende a colmare quella lacuna lasciata dalle teorie estetiche più concentrate sul concetto di bello, sublime e attraente. Freud intende dimostrare come ciò che è familiare diventa inquietante e spaventoso, dato che «il perturbante rientra in un genere di spavento che si riferisce a cose da lungo tempo conosciute e familiari».
Freud non è soddisfatto dell’identificazione precedentemente data da Jentsch secondo cui perturbante sarebbe sinonimo di inconsueto e, partendo da un’analisi filologica, cerca di darne una definizione più completa.
In tedesco il perturbante è espresso dalla parola unheimlich, che è il contrario di heimlich ovvero tutto ciò che è familiare, piacevole, fidato, intimo. Di conseguenza con unheimlich si intende qualcosa di inquietante, sinistro, non confortevole. Ma heimlich, tra le sue varie accezioni, significa anche ciò che è nascosto e tenuto celato e si avvicina molto ad unheimlich, che resta il contrario solo del primo significato cioè “familiare”.