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Con l'anima tutt'intera - Paradosso della morale e morale del paradosso nel pensiero di Vladimir Jankélévitch

Il potere di volere

Per volere non c’è che da volere. Volere dipende plenariamente dall’uomo, è un potere che non gli costa nulla. Del resto, cosa dovrebbe costargli quando è lo stesso volere, decidendo di volere, a rendersi artefice della propria effettività efficace? Volere, dunque, non richiede nulla, se non la pena di volere, e tale pena è una pena sui generis giacché, non essendo quello di volere un potere da apprendere mediante un sapere, non esige alcuno sforzo faticoso per superare la resistenza prodotta dalla distanza del risultato, che è il risultato di volere.
Da tale punto di vista, volere è facile, è quanto di più facile vi possa essere. Nell’estrema facilità del volere, tuttavia, è possibile rinvenire una altrettanto estrema difficoltà, la quale fa diventare ciò che è facile per eccellenza quanto di più difficile vi possa essere: ed è questa la complicazione che Jankélévitch indica come la difficoltà facile di cominciare, cioè la crisi che precede l’irrompere dell’istante decisivo del volere e, quindi, l’intralcio in cui l’inaugurale decisione di volere si imbatte nel decidersi subitaneamente a volere. La difficoltà facile di cominciare, prima ancora del volere l’uno o l’altro, si insinua sul terreno dell’alternativa tra volere o non volere.

Come la libertà, così anche la volontà è un potere illimitato che non incontra ostacoli di fronte al potere liberamente scegliere tra l’uno o l’altro e, anzi, a differenza della libertà, essa ingloba in sé pure il limite della maledizione d’alternativa, essendo la nolontà, in quanto tentazione di non volere, una forma di volontà, ossia «l’intermittenza di una […] volontà che scompare e riappare, l’intermittenza di una volontà […] che è semplicemente velleità».
Il volere, però, appare limitato proprio nell’embrionale esercizio del suo potere, perché qui esso trova un immanente impedimento nella difficoltà facile di trascendere l’alternativa tra volere o non volere la quale, oltre ad anticipare l’imbarazzo della scelta tra il volere l’uno o l’altro, è soprattutto principio della vertigine che, interna alla stessa divaricazione tra volere così o altrimenti, coincide con l’impalpabile e immotivata angoscia di iniziare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Con l'anima tutt'intera - Paradosso della morale e morale del paradosso nel pensiero di Vladimir Jankélévitch

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Informazioni tesi

  Autore: Luigi Macaluso
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Giuseppe Modica
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 242

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