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Realtà virtuale e realtà aumentata per i beni culturali

Il restauro virtuale

L’introduzione di sistemi di Realtà Virtuale nel campo dei Beni Culturali, come abbiamo visto, ha introdotto una sorta di sostituzione, quando possibile, per la fruizione di beni e opere altrimenti omesse al grande pubblico, vuoi per mancanza di spazio, vuoi per mancanza di soluzioni tecniche adeguate.
Dal punto di vista della tutela e valorizzazione del bene culturale, lo sviluppo delle tecnologie informatiche ha permesso di conseguire significativi e sorprendenti risultati che ha portato alla nascita di diverse discipline, fondendo le conoscenze umanistiche alle applicazioni tecnologiche. Tra queste discipline si inserisce proprio il restauro virtuale.
Uno dei maggiori problemi nel settore del restauro e della conservazione dei Beni Culturali è quello di garantire la conservazione di materiali rari, soggetti a deperimento, degrado o alterazione e contemporaneamente renderli consultabili senza diretto contatto. Dopo la stesura della Carta del Restauro, la quale stabilì che qualunque intervento deve essere riconoscibile dall’originale, reversibile e non deve procurare alcun danno all’opera, nel campo del restauro si è sempre di più fatto largo l’utilizzo dell’informatica, con la veste di strumento informativo, ma anche inteso come strumento operativo al fine di migliorare alcuni aspetti del restauro.
Il concetto di restauro virtuale, detto anche “Restauro elettronico o digitale”, si identifica nell’insieme di elaborazioni digitali e metodologie integrate nella computer grafica, sia bidimensionale che tridimensionale, “che finalizzano il miglioramento visivo ed estetico dell’opera o una sua ricostruzione ipotetica non reale ma appunto virtuale.”

Molte opere, infatti, non possono essere sottoposte ad un restauro reale, a volte per impossibilità fisica dell’intervento, a volte a causa di cattivi interventi precedenti, altre volte ancora per carenza di specifiche documentazioni che consentano di comprendere come l’opera possa essere ricostruita; ed è proprio da queste difficoltà e limitazioni che il restauro virtuale utilizza una serie di metodologie atte a restituire, in modo virtuale, le fattezze di un’opera altrimenti inaccessibile. In questo senso la “figura” della Realtà Virtuale risiede principalmente nel fatto che permette di ricreare o creare ambienti, situazioni, realtà che non esistono o che non sono raffigurabili se non con processi di astrazione e modellazione; i modelli tridimensionali e le immagini digitali “esprimono una spazialità misurabile, valori fisici e cromatici, si possono trasformare in oggetti tangibili attraverso le tecniche di prototipazione, ma quel che più importa, essi esistono” Il restauro virtuale non deve essere considerato come una sorta di rimpiazzo del restauro classicamente inteso, infatti quest’ultimo non potrà mai essere sostituito da un corrispettivo digitale; lavorando, però, su un immagine digitale non si avrà nessuna sorta di vincolo rispetto ad un restauro reale, infatti così facendo si potrà ottimizzare la leggibilità dell’opera senza ricorrere ad interventi non reversibili sull’originale. La cosa fondamentale quindi, è quella di lavorare su un immagine “clonata” rispetto a quella reale, la quale può essere modificata, duplicata, ripristinata, intervenendo nella massima libertà di azione, superando quelli che sono i principi “limitanti” di Cesare Brandi, cioè riconoscibilità., reversibilità, compatibilità e minimo intervento.
La ricostruzione tridimensionale di monumenti e ambienti permette di ricreare a livello virtuale quello che oggi è irrimediabilmente perduto, rovinato, distrutto, portando alla luce una nuova forma di “intrattenimento culturale” che da una parte si concentra più sullo studio e sull’analisi, permettendo di comprendere meglio quello che altrimenti oggi non è più possibile vedere realmente, dall’altra si staglia sul carattere emozionale, poiché riesce ad intrattenere l’utente, in modo da fargli intraprendere un viaggio virtuale tra monumenti ed ambientazioni dell’antichità, con l’illusione di vederli, vivendo gli stessi periodi. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Realtà virtuale e realtà aumentata per i beni culturali

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Informazioni tesi

  Autore: Mirko Marcello Lambiase
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Maria Grazia Berlangieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 146

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