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Lo sviluppo del principio di eguaglianza: dignità sociale ed eguaglianza sostanziale. Analisi comparativa tra Italia, USA e Cina

Il sistema costituzionale statunitense

Il modello federale

Secondo la teoria generale del diritto, quando si parla di “federalismo” americano bisognerebbe collocarne lo studio in una dimensione spazio-temporale ben precisa alla luce degli accadimenti storici. Occorre innanzitutto fare due precisazioni:
⁃ gli Stati Uniti d’America rappresentano storicamente il primo Paese che ha adottato la forma di stato federale divenendo un modello ispiratore per i Paesi che decisero di muoversi in tale direzione;
⁃ con la Convenzione di Filadelfia del 1787 – che ha dato vita al federalismo – è stato creato il modello di “Stato federale moderno” grazie al quale tutti gli Stati membri sono parte integrante dello Stato centrale e godono di una posizione di assoluta parità giuridica (si rammenti che antecedentemente alla Convenzione di Filadelfia, il sistema statunitense aveva carattere confederale).

L’acceso dibattito protagonista della Convenzione di Filadelfia ruotava attorno alla contrapposizione tra Stato unitario e federalismo. Lo scontro tra federalisti e antifederalisti fu risolto grazie ai Padri Fondatori i quali tentarono di plasmare un sistema in grado di determinare un equilibrio tra il modello nazionale e quello confederale: nasce però la questione della “sovranità”. Il concetto di “sovranità” accolto successivamente dalla Costituzione americana venne definito a carattere “duale” e non assoluto prevedendo la compartecipazione di tutti i livelli istituzionali (Federazioni e Stati) e non ascrivibile ad un unico soggetto.
Gli Stati Uniti sono il frutto di un processo dinamico di unificazione chiamato federalizing process: con l’approvazione della Costituzione si assiste alla nascita di una entità centrale, rappresentata dalla federazione, che col tempo spingerà alla centralizzazione di tutta l’autorità al suo interno rispetto agli enti territoriali costitutivi senza però raggiungere una unificazione precisa e realizzare un saldo assetto di Stato Unitario.

Bisogna però puntualizzare che il modello federale portava con sé delle novità di carattere tanto istituzionale quanto politico: sotto il primo aspetto il concetto di federalismo prevedeva una ripartizione del potere tra il governo centrale e i governi federati; sotto il secondo aspetto, oltre a sottolineare l’importanza della separazione dei poteri, metteva in chiara luce la rilevanza della tutela delle libertà dei singoli cittadini (di stampo prettamente liberalista).
L’ascesa del federalismo, tuttavia, non seguì un percorso lineare. Prima di arrivare a creare il “perfetto” sistema decentrato, durante la presidenza Roosvelt, furono sollevate non poche polemiche circa l’istituzione di tale nuovo modello che ebbe come conseguenza un allontanamento dei Padri Fondatori dal tanto agognato progetto del sistema federale accompagnato da forti contrasti tra il governo centrale e gli stati membri.

Tuttavia l’elezione di Nixon alla Casa Bianca portò una serie di lunghe riforme di carattere intergovernativo ai quali si deve la nascita del New Federalism che abbracciò il ritorno dell’original intent dei Padri Fondatori nonché l’inaugurazione del reale sistema federale.
Con l’avvento della Costituzione si crea un sistema di regolamentazione dei vari livelli governativi - dunque tra Stato centrale ed enti decentrati - assieme ad una separazione verticale di poteri che prevede una duplice esclusività del potere legislativo attribuito tanto allo Stato federale (sulla base della enunciazione delle competenze previste nella Carta Costituzionale) quanto agli Stati federati (ai quali spetterà sulla base del criterio di residualità). Significativo fu il trattamento riservato dalla Corte al X emendamento della Costituzione che attribuì agli Stati e al popolo i poteri non delegati alla Federazione, richiamando il principio di residualità.
Perché la scelta della federazione e non della confederazione?

Nonostante le problematiche sollevate durante la presidenza Roosevelt (che avevano instillato nei governi un senso di scetticismo nei confronti del potere accentrato), le realtà istituzionali e politiche oramai affermatesi avevano iniziato a sviluppare un certo patriottismo con una velata propensione all’autogoverno. Sebbene il modello confederale avesse posto le basi per l’indipendenza statale, si fece portatore della convinzione che la democrazia poteva affermarsi esclusivamente all’interno di realtà politiche decisamente ristrette che avrebbero comportato l’assoggettamento delle istituzioni ad una notevole fetta di controllo da parte del popolo. Il rifiuto di far cadere una nazione ai piedi della fragilità del modello confederale portò, in un primo momento, la consapevolezza della sua incapacità di garantire la sopravvivenza e il benessere di un’area economica comune (ossia quella degli Stati). E fu proprio questa preoccupazione che mosse le basi per la genesi di un sistema del tutto nuovo e rivoluzionario che fosse in grado di fronteggiare la dipartita della Confederazione e che fosse, finalmente, dotata di sovranità. Questa soluzione si aggrappava a necessità di carattere politico, sociale e nazionale che avviò il periodo del costituzionalismo statunitense grazie alla creazione di una nuova dimensione di popolo e di sovranità, ovvero quella nazionale.
L’effetto del “compromesso” ricercato nell’autodeterminazione locale – ovvero il passaggio dalla Confederazione alla Federazione – confluì nel medesimo concetto di federalismo: la dottrina mise in luce come la medesima concezione di federalismo confluisse nell’idea di sovranità ed indipendenza - status di cui avrebbero goduto tanto la Federazione quanto gli Stati – che avrebbe coinvolto non soltanto le istituzioni politiche ma anche i cittadini. Se da un lato si affermò l’idea che ogni Stato avrebbe conservato la propria individualità e le rispettive competenze, dall’altro emerse l’affermazione che la sovranità appartenesse anche al popolo proprio in virtù del nuovo assetto costituzionale.

La prospettiva di non voler più attribuire la sovranità ad un unico livello istituzionale concepì l’esistenza di più livelli di sovranità: la Costituzione affida la sovranità al popolo e in quanto sovrano avrebbe potuto concedere parte della sua sovranità agli Stati e alla Federazione. In questo modo gli Stati Uniti si allontanarono dall’esperienza del costituzionalismo anglosassone per dare vita ad un ordinamento nel quale tutti i poteri erano limitati e nessun livello istituzionale poteva dirsi esclusivamente sovrano.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo sviluppo del principio di eguaglianza: dignità sociale ed eguaglianza sostanziale. Analisi comparativa tra Italia, USA e Cina

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Sara Marletta
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Cristina Gazzetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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