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Aspetti psico-culturali della pratica del Tai Chi Chuan. Esperienze di maestri e praticanti a Roma

Il Tai Chi Chuan e la riabilitazione

È stato chiesto agli intervistati se ritenessero utile l'applicazione del Tai Chi Chuan nell'ambito della riabilitazione. Sono risultati tutti molto favorevoli, alcuni per esperienza diretta.

M° Flavio Daniele: "È una pratica non invasiva, c'è movimento lento, attenzione al gesto, piano piano migliora la salute. Ho degli studenti che insegnano, che hanno fatto sul Tai Chi delle ricerche scientifiche, delle tesi, nell'università di Firenze, ad esempio sui problemi della terza età e sull'equilibrio. Uno dei loro problemi maggiori sono le cadute. Un altro mio studente lavora con persone che hanno il morbo di Parkinson a Vicenza. Altri con persone che hanno handicap di vario genere. Un professore dell' università di Bologna di educazione fisica, con il quale ho collaborato per diversi anni, Di Stefano, ha fatto una ricerca per tre anni e ha usato queste tecniche del Tai Chi sia con le persone portatrici di handicap che con gli atleti e ha notato che qualsiasi tipo di handicap risponde positivamente. Perché il Tai Chi ti obbliga a guardare dentro e a scoprire le tue potenzialità. È un metodo per portare equilibrio e per sviluppare al massimo le tue potenzialità interiori.

M° Guo Ming Xu: "Tu puoi portare il Tai Chi con qualsiasi tipo di esercizio creato e adattato per le persone portatrici di handicap, infartuate, io insegno alle persone infartuate, loro vogliono avere degli esercizi semplici da fare e io gli insegno degli esercizi semplici, a muoversi come l'acqua, loro sono rigidi non si possono muovere, li faccio ritornare al bambino, all'acqua. Ad usare di più l'energia della mente, non il fisico, il fisico segue l'energia della mente. L' energia diventa parte della mente e il fisico parte dell'energia."

M° Petroulias Nikitas: "Sono stato avvicinato quindici anni fa, dal Prof. Moreno Vittorio Bellei, medico ortopedico specializzato sulla rieducazione fisica, il quale mi ha chiesto se sarebbe stato possibile applicare una forma semplice di questa strana arte di Tai Chi Chuan, che da qualche parte aveva letto, sui suoi pazienti. Io prima di tutto gli ho fatto vedere non la forma tradizionale di 108 movimenti ma quella di 24, che era la più diffusa e addirittura quella sperimentata dalla medicina tradizionale cinese, come una specie di passpartout che aiuta tutti i tipi di malattie verso un miglioramento generale dello stato del paziente, al di là di che cosa soffre particolarmente. Allora io gli ho detto:‐ Io non ho esperienze curative, ma so che l' applicazione di questa forma con statistiche che hanno eseguito i cinesi, ha un effetto curativo in una grandissima percentuale di pazienti‐. Lui ha visto queste posizioni e mi ricordo che ne aveva adattate alcune secondo il profilo del movimento che si usava per le tecniche di riabilitazione. Praticavo Tai Chi insieme a questo medico con alcuni dei suoi assistenti, che si mettevano da una parte e studiavano la forma, e poi anche con i pazienti. Questa esperienza è durata due anni. Ho visto persone che arrivavano camminando con fatica con questo apparecchio quadrato a cui si tenevano, che poi uscivano quasi correndo dopo due tre mesi da queste pratiche. Non so se il beneficio era solo dovuto al Tai Chi Chuan o alla combinazione con gli esercizi riabilitativi, così non posso dire quale era la parte del Tai Chi Chuan e quale delle altre pratiche riabilitative, però avevano tutte e due in comune una cosa: si basavano tantissimo sulla respirazione. Anche le tecniche rieducative che faceva questo medico volevano una respirazione lenta , però in certi casi richiedevano la tensione muscolare. Io cercavo di tenere una linea di mezzo per ciò che riguardava il mio insegnamento, perché io avevo trovato i benefici proprio grazie al rilassamento totale e non alla tensione."

Mario D.F.: "Io come fisioterapista uso il Tai Chi nella riabilitazione. A livello propriocettivo lo considero riabilitazione pura, per quello che vedo in me è il punto d'incontro tra il fisico e la mente, come qualsiasi pratica yogica. La concentrazione su sensazioni reali come il corpo che si muove è riabilitazione psicofisica. Il Tai Chi è stato usato nelle tecniche riabilitative consigliate dai neurologici, ed è molto usata tutt'ora. Ci sono delle tecniche, ad esempio, per l'aspetto neurologico, come la tecnica di Neurofacilitazione di Bobbath, che lavora molto sull'equilibrio, in cui tante cose possono essere fatte dal Tai Chi. Oppure nella riabilitazione della postura, ad esempio la tecnica Feldenkrais, che è molto simile, o quantomeno ha tanti punti in comune, con il Tai Chi. A livello psicologico lo consiglierei sicuramente alle persone ansiose, alle persone che hanno bisogno di sicurezza, alle persone che hanno bisogno di mettere dei limiti fra loro e il mondo esterno. Ma in senso generale, io la consiglierei a tutti. Nella mia esperienza, dico alle persone: voi provate a farla, se vi piace continuate, altrimenti cambiate. Ovviamente, in questo, non è che al primo intoppo uno cambia, un po' occorre perseverare, provare a continuare, cercando di superare la difficoltà. A volte per me la difficoltà era nella sensibilità, nel sentire, nella fatica, facendo otto ore al giorno di lavoro in piedi e poi continuando a fare Tai Chi in piedi, sentivo la stanchezza, la difficoltà di sentire il corpo. Quello che veramente mi stupiva, molte volte, era di pensare, sentire che il corpo fosse in una posizione, e poi veniva il maestro e mi correggeva in 5, 6 punti. Quindi capivo di avere sbagliato quasi in tutto. Spesso capita di guardarsi intorno e vedere altre persone che pensano di avere il braccio basso, invece ce l' hanno in alto, che non hanno la giusta cognizione della loro postura. Questo fa rendere conto che il Tai Chi implica una crescita continua."

M° Li Rong Mei: "Il Tai Chi Chuan aiuta a risolvere i problemi cronici; per questi è perfetto, come il mal di schiena, anche dopo tanti anni. Ho avuto un' istruttore, una donna molto brava, che ha iniziato il Tai Chi perché aveva problemi di schiena, allora per tanti anni, non poteva andare a lavorare, non poteva scendere dal letto, se prendeva una birra la sera perdeva persino la sensibilità di andare al bagno; aveva un problema enorme. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aspetti psico-culturali della pratica del Tai Chi Chuan. Esperienze di maestri e praticanti a Roma

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Bracco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Antonio Riccio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 70

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Parole chiave

riabilitazione
arti marziali
tai chi chuan
pratiche del corpo
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