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Cina e Xinjiang: il caso degli Uiguri

Il terrorismo nello Xinjiang

Secondo le affermazioni cinesi13-14, agli inizi del XX secolo, nascono nuove teorie di “pan-turchismo” e di “pan-islamismo” ideate da separatisti ed estremisti religiosi dentro e fuori la Cina. Tali teorie promulgavano la sostanziale primazia degli Uiguri nello Xinjiang, che la religione islamica fosse quella praticata dai vari gruppi etnici della regione e che la cultura dello Xinjiang fosse completamente diversa da quella cinese. L’intento principale era di riunire tutte le etnie musulmane, o comunque pan- turche sotto un’unica nazione: “il Turkestan Orientale”. Fino a quasi la fine degli anni’40, del XX secolo, tali idee furono diffuse in tutta la regione e furono le cause scatenanti di molte attività separatiste perpetrate da estremisti e fanatici. A seguito della nascita della Repubblica Popolare Cinese (PRC) e la presa del potere della regione nel ’49, le varie etnie della regione, stando a quanto dice la propaganda del partito, si sono unite per creare una società più stabile e che potesse migliorare sotto tutti i principali punti di vista; es. economia e benessere collettivo. Ma negli anni ’90 e specialmente dopo l’11 settembre e l’attacco terroristico agli USA, i separatisti, che volevano l’indipendenza della regione con il nome di “Turkestan Orientale”, iniziarono ad affiliarsi a gruppi terroristici ed estremisti al di fuori della Cina per cercare di istaurare una Jihad (guerra santa), in nome dell'etnia e della religione per istigare il fanatismo più radicale, diffondere l'estremismo religioso e incitare la gente comune a partecipare ad attività violente e terroristiche15. Nonostante la volontà da parte degli esponenti più estremisti e fanatici di questo movimento, definito dallo stato cinese come terroristico, di espandersi il più possibile nella regione, la sua portata è rimasta piuttosto ristretta, gli attacchi sporadici e gli attori che li perpetravano erano perlopiù rabboniti di fronte all'apparato repressivo e alla stretta sorveglianza dello stato cinese. Pertanto, mentre la regione offre un ovvio punto di appoggio per la mobilitazione e la diffusione delle azioni jihadiste, in realtà, operare all'interno della Cina è estremamente difficile e le prospettive di successo strategico sono troppo basse per giustificare la concentrazione di energie sui tentativi di costruire un'infrastruttura jihadista. Pertanto, i jihadisti possono compiere alcuni attacchi o persino compiere delle uccisioni, ma non possono aspettarsi di produrre effetti più significativi dato il controllo perpetuato del Governo sui notiziari e il potere estremamente limitato nelle mani della popolazione cinese di cambiare, o almeno indirizzare, la politica del partito. In effetti, proprio per la futilità e la difficile logistica che scaturirebbe dalla preparazione e dall’attuazione degli attacchi terroristici, la maggior parte dei jihadisti Uiguri hanno scelto di lasciare la Cina perché non avevano la capacità di operare nello Xinjiang. Inoltre, è molto improbabile che questi attori possano tornare nella regione per costituire con successo un gruppo attivo e combattere le autorità cinesi dall’interno16. Questi principalmente sono i fattori che hanno influito sulla lieve, seppur esistente, azione terroristica nella zona e proprio la poca partecipazione attiva della popolazione ha permesso alle autorità cinesi di attuare leggi antiterroristiche mirate a scongiurare e a scoraggiare anche la più piccola iniziativa personale.
A seguito dell’assegnazione a capo dello XUAR a Chen Quanguo, nel 2017, è iniziata la costruzione e l’introduzione dei “campi di rieducazione” come forma detentiva. Il motivo della scelta degli Uiguri come unica etnia all’interno dei campi è proprio derivante dalla scelta di voler estirpare qualsiasi forma di estremismo religioso nella popolazione. Questo comporta una violazione in sé dei diritti umani, in quanto ad essere oggetto delle leggi antiterrorismo è proprio una singola etnia, quella uigura, e la detenzione nei campi che è stata direttamente condannata nell’ultimo comunicato dell’OHCHR17.





13 Dichiarazione del governo cinese - Respecting and Protecting the Rights of All Ethnic Groups in Xinjiang 14 luglio 2021
Full text: Respecting and Protecting the Rights of All Ethnic Groups in Xinjiang (www.gov.cn)
14 Dichiarazione del governo cinese - The Fight Against Terrorism and Extremism and Human Rights Protection in Xinjiang 19 marzo 2019
Full text: The Fight Against Terrorism and Extremism and Human Rights Protection in Xinjiang (www.gov.cn)
15 Ibidem.
16 ROUND TABLE: The Uyghurs, China, and Islamist Terrorism hosted di Michael P. Noonan con Michael P. Noonan, Jacqueline Deal, June Teufel Dreyer, Barak Mendelsohn. 27 dicembre 2019 The Uyghurs, China, and Islamist Terrorism - Foreign Policy Research Institute (fpri.org)
17 PRESS RELEASES - UN Human Rights Office issues assessment of human rights concerns in Xinjiang, China 31 agosto 2022 UN Human Rights Office issues assessment of human rights concerns in Xinjiang, China | OHCHR

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Cina e Xinjiang: il caso degli Uiguri

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Informazioni tesi

  Autore: Nicolò Giuliani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Raffaele Cadin
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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Parole chiave

cina
xinjiang
torture
etnocidio
uiguri
storia xinjiang
campi di rieducazione
chen quanguo
genocidio etnico
xuar

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