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Il gruppo bancario e il Bilancio consolidato: il gruppo UBI

Implicazioni del potere di mercato dei gruppi nell’analisi di prodotto e di settore

Lo sviluppo dei mercati finanziari e i processi di concentrazione e innovazione tecnologica e finanziaria precedentemente descritti hanno effetti rilevanti sulla definizione/delimitazione del mercato del prodotto creditizio e conseguenze importanti per le modalità di applicazione della normativa in materia di tutela della concorrenza nel settore del credito.

In primo luogo il peso crescente assunto dagli strumenti negoziabili sui mercati finanziari nel portafoglio degli investitori e dei prenditori di fondi determina un allargamento della gamma di prodotti considerati tra loro sostituibili.

Ne consegue la necessità, sotto il profilo economico e normativo, di includere nella valutazione delle forme di concorrenza nel mercato dei depositi e dei prestiti anche l’effetto di politiche di offerta di titoli obbligazionari privati e pubblici così come di altre categorie di strumenti in grado di influenzare le scelte di finanziamento e di investimento delle unità economiche.

L’importanza di orientare gli schemi di analisi dei mercati dei prodotti creditizi verso un concetto di “cluster” di prodotti e servizi finanziari è sottolineata dalla tendenza dei sistemi finanziari verso la riduzione sostanziale delle segmentazioni tra i diversi settori dell’intermediazione finanziaria: creditizio, mobiliare e assicurativo.

Ciò appare particolarmente vero nei sistemi bancari europei continentali dove il modello della banca universale si traduce operativamente nell’offerta integrata di una vasta gamma di attività finanziarie (negoziabili e non) e di servizi finanziari concepiti secondo una logica di pacchetto finanziario.

Sotto un profilo applicativo, il mercato dei prodotti/servizi di finanziamento dovrebbe comunque mantenere la distinzione per classe dimensionale di prenditori, in considerazione del diverso potere contrattuale associato alla dimensione economica dell’operatore e alle diverse possibilità di accedere al mercato dei titoli in sostituzione dei finanziamenti bancari.

Mentre la diffusione di strumenti finanziari caratterizzati da prezzi formati su mercati ampi ed efficienti accentua la sostituibilità della domanda di prodotti con effetti positivi sulla concorrenza anche in presenza di un numero ridotto di intermediari, l’innovazione finanziaria si presta ad essere utilizzata come differenziazione dell’offerta attraverso la definizione di elementi contrattuali ed economici di difficile comparabilità. Il caso delle obbligazioni strutturate collocate dalle banche presso gli investitori è emblematico di come la combinazione di contratti finanziari possa rendere particolarmente complessa la comprensione del legame esistente tra configurazioni di rischio dell’attività finanziaria e suo prezzo.

Nella complessità del legame rischio-prezzo risiede peraltro la specificità del prodotto finanziario che, calata in una situazione di asimmetria informativa tra contraenti, è in grado di produrre posizioni di monopolio a causa di una apparente non confrontabilità dell’offerta.

L’innovazione nelle tecniche di gestione dei rischi e dei portafogli di attività finanziarie facilita la scomposizione dell’attività di intermediazione tra la fase produttiva e quella distributiva con alcune implicazioni in termini di delimitazione geografica dei mercati e di analisi della concorrenza. Il risparmio gestito è un chiaro esempio di attività dove le tecnologie di pooling consentono di centralizzare la creazione dei prodotti presso unità produttive specializzate in grado di realizzare sensibili economie di scala e in concorrenza tra loro su prezzi e livelli di innovazione finanziaria.
I prodotti vengono poi collocati presso gli investitori attraverso le reti distributive degli intermediari in grado di valorizzare le relazioni di clientela e di qualificare il prodotto finanziario mediante l’offerta di servizi informativi e di consulenza finanziaria.

La centralizzazione della produzione del risparmio gestito colloca la concorrenza dei produttori su di una arena globale in relazione alle esigenze di efficienza dei processi produttivi e di copertura multi-settoriale e internazionale dei portafogli.

La fase distributiva si caratterizza invece per un collegamento con il territorio in cui è localizzata la rete di sportelli e degli altri canali di vendita, un collegamento tanto più stretto quanto maggiore è la fidelizzazione del cliente, più elevati i costi di trasferimento della domanda verso l’offerta dei concorrenti e minore l’impatto delle nuove tecnologie nell’indurre l’utilizzo a distanza dei servizi finanziari.

Il versante distributivo nell’offerta di servizi finanziari è l’aspetto cruciale ai fini della valutazione degli effetti sulla concorrenza dei fenomeni di consolidamento in ambito bancario e della formazione dei grandi conglomerati finanziari.

Ciò che risulta dai processi di concentrazione in atto nei sistemi bancari europei è l’affermazione di alcuni grandi gruppi bancari e finanziari sempre più saldamente radicati nei propri mercati nazionali e con una presenza internazionale significativa nell’area dell’investment banking e dell’asset management.

L’impressione, avvalorata anche da alcuni studi, è che i processi di fusione e acquisizione nel settore finanziario siano stati dettati prevalentemente da obiettivi di sviluppo dei ricavi finanziari da realizzare attraverso il maggiore utilizzo dei servizi finanziari, l’ampliamento della loro gamma (diversificazione dell’attività) e l’aumento del potere di mercato nei mercati domestici.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il gruppo bancario e il Bilancio consolidato: il gruppo UBI

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Informazioni tesi

  Autore: Roberto Oddi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Alessandro Montrone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 178

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