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I resti scheletrici umani di Su Sercone (Orgosolo)

Indicatori a carattere adattativo: cenni di paleopatologia

Il termine paleopatologia venne coniato nel 1892 da Shufeldt (palaiòs, antico; logos, studio; pathos, sofferenza) e significa studio delle malattie antiche. Per definizione è la "scienza delle malattie che possono essere dimostrate dei resti animali ed umani del tempo antico" secondo una definizione di Armand Ruffer del 1924. Secondo Nemeskèri i risultati dello studio forniscono una "ricostruzione biologica totale dell'uomo".

La prima vera trattazione di paleopatologia è opera di Leòn Pales che nel 1930 pubblicava un trattato dal titolo "Palèopathologie et pathologie comparative" nonostante già nel 1774 ci fossero sporadici studi di paleopatologia già con Esper (1774).

Se nel passato tale scienza era rivolta allo studio di singoli casi, oggi le ricerche, a seconda della scuola di pensiero di riferimento, tendono ad evidenziare le malattie presenti in determinate aree geografiche e a stabilire rapporti patogenetici con l'ambiente (Capasso, 1985) e con le condizioni socio biologiche e culturali.

Sarà perciò uno studio rivolto a rapportare le malattie delle popolazioni del passato per capire le malattie delle popolazioni attuali.

I reperti oggetto di studio della paleopatologia sono quelli resistenti al tempo (quali denti, calcificazioni, calcoli, scheletri, mummie) e non solo.

I resti umani, si distinguono, a seconda delle modalità di conservazione in quelli preservati naturalmente e quelli conservati artificialmente (mummie artificiali e preparati anatomici). Oltre ai reperti ossei (nei quali non si possono trovare segni di tutte le malattie, ma solo di quelle proprie dell'osso o delle articolazioni o di quelle che lasciano tracce sull'apparato scheletrico) ci si avvale, come materiali di studio anche di parti più delicate, quali gli organi, i tessuti, le articolazioni. In taluni casi ci si avvale anche di fonti iconografiche, di sculture e vari oggetti d'arte.

Anche l'esame dei capelli fornisce utilissime informazioni per la possibilità di estrarre il DNA.

Il reperto viene esaminato attraverso tappe che prevedono dapprima l'esame macroscopico e poi quello radiografico. I successivi esami, istologico e istochimico, possono essere effettuati sia su materiale osseo sia sui tessuti mummificati. Recentemente è stato introdotto l'uso del microscopio elettronico a scansione che permette la visualizzazione di forme parassitarie ed i microrganismi, nonché tracce di patologie dentarie non visibili a occhio nudo.

Un altro strumento diagnostico è la tomografia assiale computerizzata.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I resti scheletrici umani di Su Sercone (Orgosolo)

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Sarigu
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Facoltà di Biologia e Farmacia
  Corso: Scienze della natura
  Relatore: Rosalba Floris
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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Parole chiave

antropologia
paleopatologia
su sercone
osteologia umana

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