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Bambini Soldato: L'infanzia violata. Fenomenologia del problema globale dei "Child Soldiers"

Indottrinamento

L'indottrinamento avviene mediante molteplici canali: dall'indottrinamento scolastico alla vera e propria propaganda pubblica.
I gruppi ricorrono, come abbiamo sottolineato, all'indottrinamento scolastico per esaltare la guerra e renderla “avventurosa” agli occhi del bambino: a Peshawar ai bambini di prima elementare l'alfabeto viene insegnato mediante vocaboli che sono connessi alla guerra, mentre i problemi di matematica sono redatti con contenuti riguardanti i conflitti (paradossalmente, questi testi scolastici vengono finanziati dagli Stati Uniti); in Palestina i bambini vengono educati alla Jihad tramite video che presentano il famosissimo Mickey Mouse impegnato in una propaganda anti-israeliana; in Sri Lanka i bambini soldato della LTTE entrano in classe liberamente, durante le lezioni (i professori che si oppongono vengono rimossi dal loro impiego, torturati o uccisi), e propagandano il loro stile di vita da combattenti, inducendo nei loro coetanei il desiderio di arruolamento; in Perù, invece, il gruppo Sendero Luminoso controlla e modifica a proprio piacimento i curricula degli istituti scolastici siti in zone di suo controllo: matematica, principi di pratica militare, educazione militare (che include: come cucire un uniforme, fare bendaggi e preparare lo zaino).

Talvolta, è proprio la “pressione sociale” della società vicina al minore e dei coetanei che può essere determinante: i bambini desiderano l'approvazione della famiglia o dei leader religiosi, come i giovani palestinesi per i quali colpire la macchina di un israeliano equivale a diventare un eroe agli occhi della comunità, e il venir arrestato e non confessare, equivale ad essere considerato un “uomo” a tutti gli effetti; i bambini soldato delle milizie etniche Karen a Myanmar si arruolano spesso alla ricerca delle emozioni di cui sentono parlare da coetanei e genitori, per spezzare la monotonia delle loro vite e idealmente far qualcosa di positivo per il loro paese; in Liberia, il vedere i coetanei che si arruolavano nelle file del gruppo di Charles Taylor instillava il desiderio di emulazione garantendo al gruppo arruolamenti volontari in gran quantità, e così avviene ad oggi comunemente in Sri Lanka nelle aree controllate dalle Tigri Tamil.

Anche la propaganda mediatica ha un ruolo importante poiché, se da un lato lo scopo è quello di diffondere falsità e dicerie sull'avversario per disumanizzarlo e perpetrare il desiderio di combatterlo nei giovani all'ascolto, dall'altro c'è anche l'obiettivo di offrire un orientamento ben preciso al pubblico giovanile, come è accaduto in Ruanda ad opera dello stesso Governo Hutu per diffondere l'odio nei confronti dei nemici del gruppo etnico dei Tutsi.
Da non dimenticare le parate militari, l'organizzazione e la pubblicizzazione di campi di addestramento, l'obbligo per le bande scolastiche di suonare alle Parate Funebri in onore dei caduti del gruppo, i parchi dedicati alla memoria dei “martiri per la causa”: è la società in cui questi bambini vivono che è militarizzata, è la loro vita quotidiana che viene plasmata dalle organizzazioni militari, governative o irregolari che siano, e il semplice fatto che le loro esperienze di tutti i giorni sono affiancate dalla costante presenza dei combattenti li rende psicologicamente disposti all'indottrinamento.

A quanto detto, si aggiunge l'indottrinamento operato successivamente, quello che avviene subito dopo il reclutamento (forzato o meno), e che gli analisti chiamano “motivazione portante”, ovvero l'insieme di fattori che trattiene il soldato nell'esercito malgrado la difficoltà della vita quotidiana e i rischi insiti nelle mansioni da svolgere, o anche “motivazione al combattimento”. […]

In base a questa realtà, i gruppi hanno approntato le tipologie più varie: il procedimento, nelle sue svariate modalità, avviene comunque sempre nel momento in cui i bambini sono più fragili e impauriti, appena separati crudelmente dalle famiglie e traumatizzati.
L'elemento centrale dell'indottrinamento è la violenza: la maggior parte dei gruppi combattenti e degli eserciti statali che fanno uso di bambini soldato non hanno interesse a creare nei bambini un sentimento di fedeltà, ma anzi, li reclutano proprio per mandarli a combattere il prima possibile, e, per stimolarne la celerità nell'apprendimento, instillano in loro il terrore, la paura, la brutalità mentre con la violenza ne manipolano la psicologia per ottenere obbedienza immediata; questo è possibile anche perchè i reclutatori di bambini soldato sono consapevoli di stare già violando un discreto numero di norme internazionali e codici morali, pertanto non esistono restrizioni a ciò che può esser concesso loro di fare nei confronti dei minori sotto il loro controllo: in Paraguay, ad esempio, gli istruttori dell'esercito nazionale picchiano i bambini di non più di dodici anni con bastoni e con il calcio dei fucili, li bruciano con le sigarette o li percuotono violentemente, e chi oppone resistenza o tenta di scappare rischia addirittura di essere ucciso; una pratica tipica del gruppo RENAMO è invece quella dell' ”uccisione rituale”, ovvero riportare le loro giovanissime reclute al loro villaggio d'origine e costringerle a uccidere qualcuno che conoscono, nei casi peggiori i loro stessi genitori, talvolta di fronte alla comunità, la quale comunque viene in ogni caso a conoscenza del fatto e impedisce un eventuale futuro ritorno al giovane nel villaggio.

Così manipolati e terrorizzati, ben presto i bambini iniziano a manifestare la loro cieca adesione a cause che nemmeno capiscono, pur di evitare ulteriori dosi di violenza e come meccanismo di sopravvivenza.
L'obiettivo principale da raggiungere, durante il processo di indottrinamento, è quello di creare un “disimpegno” del bambino nei confronti delle azioni che compie, ovvero il perfetto contrario di ciò che lui ha imparato dalla famiglia d'origine: si vuole creare una disumanizzazione, del minore e del nemico contro cui dovrà combattere, e instillare il germe della violenza, che non porta con sé alcun tipo di responsabilità, e che dovranno imparare ad utilizzare in qualità di soldati: i bambini che non riescono a realizzare questo distacco e a non provare senso di colpa, vengono puniti pesantemente.

Per attuare questa disumanizzazione del nemico si propone con insistenza la dicotomia “noi/loro” e si crea una frattura morale che impedisce l'identificazione nell'avversario in quanto essere umano: alle giovani reclute delle Tigri Tamil vengono mostrati filmati di donne e bambini uccisi e viene detto loro che è stato il nemico a commettere quelle atrocità e che pertanto deve essere ripagato con la stessa moneta; così facendo, si istiga il bambino a credere che la violenza sia non solo legittima, ma anche necessaria per difendere il proprio gruppo di appartenenza, tanto da far diventare la “vendetta” un'ossessione.

Altra tattica per catturare la mente dei minori reclutati è “riallineare obbedienza e visione del mondo del bambino”: ci si rifà, in questo caso, a classiche forme propagandistiche e all'identificazione del gruppo con la famiglia, tanto che nel RUF i piccoli venivano incoraggiati a chiamare con un nomignolo affettivo, “pappy”, il loro leader Foday Sankoh, e a dire che era il loro padre, poi Gesù, ed infine Maometto.
Per aumentare il senso di identificazione con il gruppo e di distacco dalla società, le reclute sono intimate ad assumere tratti distintivi che li caratterizzino: nella maggior parte dei casi acquistano soprannomi, che possono andare da nomignoli simpatici come “tenente bagno sporco” a veri e propri nomi di battaglia come “Bad-Pay-Bad” o “Sangue che non asciuga”; in questo modo non solo si mira a dissociare il minore dalla società civile, come già sottolineato, ma anche a produrre un'ulteriore estraniazione dal senso di colpa per le violenze commesse, incapacità di provare sentimenti per i crimini subiti e esperiti, e una scissione totale dalla precedente identità di “bambino”.

Anche fisicamente, i bambini reclutati vengono resi “riconoscibili”, per la comunità e per il gruppo; anche qui, le pratiche variano a seconda del gruppo in oggetto. Le LTTE usano rasare la testa alle loro reclute, per renderli tutti uguali, come veri soldati, ucciderne le singole identità e, all'atto pratico, rendere subito identificabili eventuali fuggiaschi; i RUF, invece, con una pratica ancora peggiore, marchiavano la loro sigla sul petto, sulle braccia e addirittura sulla fronte del bambino, impedendo a quest'ultimo di fuggire in prossimità di zone in cui il gruppo era avversato e odiato, e anche per infliggere un'appartenenza psicologica al gruppo per tutto il resto della vita del minore marchiato: non potrà mai fuggire abbastanza lontano da sé stesso e da quelle sigle impresse a fuoco sul suo corpo.

Non infrequenti sono anche gli episodi riguardanti la pratica del “cannibalismo”, all'interno del processo di indottrinamento: in Colombia, Perù, Congo e Mozambico moltissimi giovani soldati sono stati costretti a compiere atti rituali di iniziazione sulle loro vittime, come divorarne il cuore, o il fegato.
Una volta che si varca la linea di confine, che ogni violenza, anche la più inimmaginabile, “può”, anzi, “deve” essere commessa, il bambino perde totalmente il contatto con la realtà, la sua vita è ormai cambiata per sempre e alla mercè dell'unica comunità disposta ad accoglierlo, ovvero l'organizzazione che l'ha reso un criminale sanguinario: essendo ormai invisi alla società civile per le efferatezze che sono stati costretti a compiere, questi bambini si ritrovano con due sole garanzie nella vita, ovvero le armi che impugnano e i compagni con cui combattono.

Corinne Dufka, di Human Rights Watch, si è così espressa sull'indottrinamento:
“Sembra una strategia molto organizzata per […] spezzare le loro difese e la loro memoria, e trasformarli in macchine da guerra incapaci di provare empatia e avere sentimenti per la popolazione civile”.
E' disarmante vedere che, in condizioni così estreme, qualunque bambino può trasformarsi nel più sanguinario dei criminali, rendendo semi-impossibile, o comunque un percorso pieno di ostacoli e sofferenze, un'eventuale ritorno ad una vita normale, una volta terminata l'esperienza sotto le armi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Bambini Soldato: L'infanzia violata. Fenomenologia del problema globale dei "Child Soldiers"

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Informazioni tesi

  Autore: Viola Tofani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Carla Sodini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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