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Una spiegazione storico-economica della crisi attuale

Inizio della crisi asiatica

Quando il 2 luglio 1997 crollò il bath tailandese nessuno poteva immaginarsi che si trattava dell’inizio della più grande crisi dai tempi della Great Depression e una crisi che, partendo dall’Asia, avrebbe colpito l’America Latina e la Russia. Il bath dalla sera alla mattina subì una svalutazione del 25%; le politiche del Fmi non solo hanno inasprito la crisi, ma secondo alcuni l’hanno originata, e in molti si sono interrogati sul suo ruolo e hanno chiesto una revisione dell’ istituzione: una liberalizzazione eccessivamente rapida dei mercati finanziari e dei capitali fu la causa principale della crisi, sebbene hanno avuto un ruolo importante anche condotte politiche sbagliate dei singoli paesi. Oggi gli esperti del Fmi hanno riconosciuto parte dei loro errori, ad esempio la pericolosità di una liberalizzazione troppo rapida del mercato dei capitali. Nei tre decenni precedenti non solo l’Est asiatico era cresciuto più rapidamente di qualsiasi altra regione mondiale, ma aveva acquisito stabilità e i risultati erano talmente positivi che era descritto come il miracolo asiatico. Quando la crisi scoppiò gli esperti del Fmi condannavano la corruzione dei loro governi, ma come è possibile che governi marci e corrotti abbiano funzionato così bene per diversi decenni? Quei paesi avevano avuto così tanto successo per non aver seguito il diktat del Fmi. L’aumento del reddito e la riduzione della povertà nell’Est asiatico sono senza precedenti: la combinazione tra un’elevata propensione al risparmio, l’investimento dei governi nell’istruzione e le politiche industriali dirette dallo Stato ha contribuito a fare della regione una potenza economica. Il tenore di vita è enormemente migliorato per milioni di persone, i benefici della crescita sono stati ampiamente distribuiti. La liberalizzazione è avvenuta in modo graduale e mentre le politiche del Fmi prestavano poca attenzione al problema delle disuguaglianze, i governi asiatici si sono attivati per ridurre la povertà e la crescita delle sperequazioni. Quando crollò il bath tailandese, Clinton liquidò il fatto come un intoppo sul cammino verso la prosperità economica. I ministri delle Finanze dei paesi asiatici erano terrorizzati perché in caso di crisi, non avrebbero potuto adottare le politiche necessarie perché il Fmi li avrebbe condannati, determinando il ritiro dei capitali internazionali e imponendo politiche che avrebbero aggravato la crisi. Solamente la Malesia fu estremamente coraggiosa e, sebbene le politiche del primo ministro Matathir, mirate a contenere i tassi d’interesse e a frenare il rapido deflusso di capitali speculativi dal Paese, siano state biasimate da tutti, la crisi del Paese fu breve rispetto agli altri paesi. I diversi paesi asiatici avrebbero dovuto svolgere azioni concertate per resistere alle pressioni della comunità finanziaria internazionale. Queste crisi si sono manifestate secondo due modalità: la prima è illustrata dal caso della Corea de Sud, un paese con un curriculum vincente, che uscito dallo sfacelo della guerra di Corea, formulò una strategia di crescita che in trent’anni ha moltiplicato per otto il reddito pro capite, ridotto drasticamente la povertà, eliminato l’analfabetismo e compiuto passi da gigante nel colmare il gap tecnologico coi paesi più avanzati. Alla fine della guerra era più povera dell’India, all’inizio degli anni Novanta entrò nell’Ocse, club dei paesi industrializzati avanzati. Era diventata uno dei maggiori produttori mondiali di microchip e i suoi gruppi industriali Samsung, Daewoo e Hyunday producevano beni conosciuti in tutto il mondo. Le sue aziende iniziarono a contrarre prestiti all’estero, ma così si esponevano ai capricci del mercato internazionale: verso la fine del 1997 iniziò a correre voce a Wall Street che la Corea fosse nei guai e non più in grado di rinnovare i suoi prestiti. Voci di questo genere possono trasformarsi in profezie che si auto avverano: quando le banche decisero di non rinnovare i prestiti, la profezia si avverò. La seconda modalità è quella illustrata dalla Thailandia, dove i problemi sono nati a causa si un attacco speculativo: gli speculatori credendo che una moneta stia per svalutarsi, cercano di venderla e acquistano dollari o qualsiasi altra valuta, ma quando gli operatori cominciano a vendere la valuta, questa si indebolisce, finendo per confermare la loro profezia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Una spiegazione storico-economica della crisi attuale

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Porfidia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Sede di Latina
  Facoltà: Economia
  Corso: Management e diritto d'impresa
  Relatore: Donatella Strangio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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