L'enuresi nell'età evolutiva

Una modalità di gioco molto particolare che ho avuto l'occasione di sperimentare nel periodo del mio tirocinio, è stata l'interazione partecipata con i burattini: consisteva nel creare delle storie di fantasie raccontate dai bambini stessi. Il primo step consiste nel lasciar libero il bambino di scegliere quali burattini prendere per se e per la psicologa, potendo spaziare tra una miriade di personaggi con caratteristiche diverse tra di loro.

Il secondo step consiste nel connotare la qualifica del burattino, ovvero ruolo, nome e ambientazione. Nel terzo step si inizia con la storia vera e propria: in questo ogni bambino è capace di inventare favole di volta in volta diverse, sempre nuove e originali. Grazie a questa metodologia si può capire molto del mondo interiore del bambino: dopo la seduta si scrive un resoconto e una trascrizione fedele e minuziosa della favola di modo che assieme alla psicologa se ne discute cercando di trarre le dovute considerazioni. Questa modalità è molto amata dai bambini che, come ho potuto vedere, dopo le prime volte sono proprio loro a chiedere di rigiocare con i burattini. Con tale strumento, tuttavia, bisogna prestare molta attenzione al linguaggio in ogni suo aspetto, in modo particolare alle metafore che si celano dietro ogni parola o concetto espresso dai bambini, bisogna diventare dei buoni osservatori e degli ottimi ascoltatori al fine di non perdersi nessuno passaggio della comunicazione così da avere un quadro completo del discorso.

Questo metodo può sembrare ostico all'inizio, ma dopo un breve periodo di familiarizzazione diventa più semplice e immediato. Il gioco con i burattini è senza dubbio un buon strumento che va ad indagare sul mondo interiore dei bambini, questo metodo si avvale della funzione metaforica del linguaggio e metalinguistica grazie alle quali noi possiamo capire o avere una idea, di ciò che si cela dietro le parole dette dai bambini durante le storie.