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Interno Veneziano: John Singer Sargent nella città lagunare tra il 1880 e il 1882

Interni veneziani alla Grosvenor Gallery nel 1882

Durante i due soggiorni veneziani tra il 1880 e il 1882, Sargent, già a conoscenza dei principali monumenti della città e dei luoghi più caratteristici, ci offre una Venezia vista dagli abitanti locali. Gli uomini e le donne della classe operaia si incontrano in ambienti spogli privi di ornamenti decorativi, mentre svolgono i loro lavori artigianali, o nelle strette calli in modo ravvicinato. Le tele sono per lo più monocromatiche, le tonalità cupe del grigio, del nero, con rari spazi di colore festoso aiutano a comunicare il senso di mistero, di isolamento, e inquietudine che aleggia tra le figure. Spesso sono stati utilizzati gli stessi modelli in più tele, come Gigia Viani e un uomo non identificato, rendendo difficoltoso stabilire la cronologia dei dipinti. Si è già accennato alle reciproche influenze tra Sargent e Whistler, l’interesse per entrambi nei riguardi della classe operaia, degli ambienti angusti, e delle tonalità cupe. Il senso di alienazione dei soggetti è presente in entrambi gli artisti. Tuttavia, alcune caratteristiche di Sargent sono riscontrabili in Velázquez, che un anno prima nel 1879, aveva studiato a Madrid. Un primo avvertimento è visibile in Venetian Interior (fig. 55) con Las Meninas. La figura del nano e della donna, rivolgono entrambi uno sguardo fisso verso lo spettatore. Mentre i ritratti spagnoli di Pablo de Valladolid (Museo del Prado di Madrid), e Philipe IV (Metropolitan di New York), rimandano alla stessa composizione cromatica di Sargent, le vesti scure su uno sfondo accennato più chiaro e leggero.

Poiché Sargent tornò a Venezia due volte nell’arco di tre anni, dipingendo per lo più gli stessi soggetti e omettendo di datare i suoi lavori, è difficile stabilire con esattezza la cronologia delle opere prodotte in laguna. Tuttavia è chiaro come nel corso del primo soggiorno abbia prodotto almeno quattro opere rilevanti, ovvero, due acquerelli dal titolo Vue de Venise esposti al Salon di Parigi che inaugurò dal 2 maggio al 20 giugno 1881; e due opere ad olio esposte alla Grosvenor Gallery di Londra, dal 1 maggio a 31 luglio 1882. Entrambe le mostre quindi si svolsero prima del secondo soggiorno veneziano, che ebbe inizio ad agosto del’82. In merito ai due acquerelli, sono state condotte ricerche nel tentativo di identificarli. David McKibbin suggerisce due acquerelli che potrebbero essere stati esposti da Sargent, il Canal Scene (Ponte Panada Fondamenta Nuove) Venice (fig. 52), e Campo dei Frari (fig. 53). Egli sostiene che l’applicazione del colore entro campiture definite da segni a matita, in particolar modo per Campo dei Frari, sia una ricerca che si allontana molto dagli acquerelli veneziani prodotti dopo il 1900, molto più fluidi e vibranti. Lo stesso Charteris ricorda Sargent alla fine dell’estate del 1880, andare spesso in gondola, abbozzando disegni in compagnia di sua sorella Emily, lei stessa appassionata acquarellista. In queste spedizioni lungo il Canal Grande, dipingevano in acquerello le architetture dei palazzi che costeggiavano, fermandosi talvolta con il cavalletto in una delle piazze minori, sempre con l’attenzione rivolta ai portali delle chiese, alle finestre e alle decorazioni delle architetture. In accordo con la tesi di McKibbin troviamo anche Ormond, avanzando anche lui l’ipotesi che i due acquerelli esposti, siano stati Campo dei Frari e Ponte Panada, Fondamenta Nuove. Ormond raccoglie inoltre alcune recensioni del tempo in merito all’esposizione. Maurice de Seigneur li definì “schizzi impressionisti” lodando lo scintillio della luce dipinta. Paul Leroi commentò gli acquerelli Vues de Venise, come dei lavori in realtà non terminati, schizzi troppo facili e liberi, da non presentare a un’esposizione come il Salon. Vennero giudicati quindi come studi preliminari di un’opera in realtà ancora da realizzare, appunti di lavoro da conservare in studio.

In merito ai due dipinti a olio esposti nel 1882 alla Grosvenor Gallery, sappiamo che vennero entrambi indicati come “Venetian Interior”. A questo proposito, Linda Ayres nel catalogo della mostra Sargent in Venice suggerisce tre interni veneziani, due dei quali potrebbero essere stati presentati da Sargent per l’esposizione. Si trattano di: Venetian Bead Stringers (fig. 53), A Venetian interior (fig.54), Venetian Interior (fig 55). Il palazzo che costituisce l’ambientazione di questa serie, è caratterizzato da una lunga sala centrale, o portego, con finestre sui lati fornendo così luce. Ayers pone attenzione alle donne raffigurate che, a differenza delle lavoratrici civettuole e allegramente vestite, come nelle scene di genere veneziano ad esempio in Venetian Lace Makers di Blum, le donne di Sargent sono distaccate non solo con lo spettatore ma anche l’una dall’altra. Sono malinconiche e annoiate dalle continue richieste di infilare perline per le produzioni artigianali. L’atmosfera creata per le Venetian Bead Stringers è austera e moderata, rispetto agli altri interni veneziani citati. Anche la tonalità monocromatica contribuisce a trasmettere un senso di quiete e di uniformità al dipinto, mentre il ventaglio della giovane donna in piedi, dona delicatamente punti di colore tra blu, viola e rosa. Altre due donne sono sedute, quasi al centro della stanza, ma la loro posizione è bilanciata da un fascio di luce proveniente da un'apertura a sinistra del salone, che illumina il pavimento. Inoltre l’attenzione per le fonti luminose, si concentra anche sulla porta in fondo a sinistra, dove i riflessi cadono sui gradini. L’occhio è anche catturato dall’abito bianco della donna in piedi, che fuoriesce morbido dallo scialle scuro. Proprio gli scialli neri riportano alla mente i ballerini di EJ Jaleo. A Venetian Interior (fig. 54), ha dimensioni minori rispetto al Venetian Bead Stringers, ma le figure occupano una disposizione più complessa. Ritroviamo anche qui tre donne in primo piano, questa volta disposte più lontane dalla finestra che si trova in fondo al portego, creando la sensazione di un salone molto più lungo rispetto all’interno precedente. I numerosi quadri scuri appesi alle pareti, rendono lo spazio maggiormente abitato. Sulla parete destra sono disposte diverse figure sedute che anche se più piccole, richiamano l’attenzione con il rosso delle loro vesti. Le filatrici di perline sono di nuovo a lavoro, ma questa volta più concentrate e in maniera più vistosa, come nella figura di destra in piedi mentre regge un filo luminoso.
L’ultimo interno proposto da Ayres, è Venetian Interior (fig. 55), più grande e più felice. Il numero delle figure in questo nuovo ambiente sembra essere lo stesso del precedente, ma con una disposizione diversa che rende lo spazio meno affollato. In questo interno, le donne appaiono meno operose delle altre scene. Alcune di esse siedono davanti alla grande finestra con un bambino, in fondo al salone, mentre una donna in piedi si scorge per osservare il panorama esterno. In primo piano di nuovo una figura seduta, impegnata in un lavoro manuale, forse merletto oppure perline di vetro. A cogliere davvero la nostra attenzione, è la coppia di donne con scialle nero, mentre cammina verso di noi e di cui una, ci rivolge lo sguardo. La gonna rosa di una, e il ventaglio rosa dell'altra, richiamano la nostra attenzione. Dietro di loro, una fonte di luce è indicata da una ricca striscia di impasto giallo e bianco, che illumina il pavimento. Ayres confronta il dipinto di Sargent con il pastello Palace in Rags (fig. 56) di Whistler, in cui è presente lo stesso portego. In questo interno alcune donne, leggermente abbozzate, siedono ai piedi della grande finestra. È probabile che gli interni raffigurati, possano essere una delle sale di Palazzo Rezzonico, in quanto entrambi gli artisti tra il 1879 e il 1881, presero in affitto uno studio. La proposta di Ayres di datare al primo soggiorno veneziano questi tre interni, due dei quali probabilmente esposti alla Grosvenor Gallery nel 1882, è condivisa da Serafini nel catalogo Giacomo Favretto: Venezia Fascino e Seduzione. Nel catalogo Serafini propone di collocare i tre interni al primo soggiorno veneziano di Sargent tra il 1880-81, in particolar modo l’opera Venetian Bead Stringers. Infatti viene ricordato come alcuni anni prima nel 1876, Cecil Van Haanen avesse presentato al Salon parigino l’opera The Bead Stringers, ottenendo un grande successo da parte della critica che gli procurò più di una medaglia d’onore. L’accoglienza favorevole dell’opera spinse van Haanen a replicare il suo lavoro con lo stesso soggetto presentandolo a Parigi nel 1878. Il nuovo dipinto di dimensioni maggiori e con l’aggiunta di qualche figura, procurò all’artista una nuova medaglia d’onore. È probabile che Sargent conoscesse entrambi i lavori di van Haanen e del successo che ebbe al seguito, ed è lecito pensare che arrivato in laguna nel 1880, abbia voluto confrontarsi subito con questo modello, realizzando Venetian Bead Stringers. L’opera di Sargent è caratterizzata da “un'atmosfera sospesa”, che esprime una visione differente dalla vivacità di van Haanen, una realtà quotidiana intima e silenziosa, quasi impenetrabile, di un lavoro noioso e ripetitivo. Un ambiente buio, di ombre con pochi tratti luminosi. La critica e il pubblico apprezzarono le infilatrici di perline di van Haanen, un tema originale, dove i colori pieni di vita donavano entusiasmo alle figure ritratte, e dove la semplicità del tema, rendeva l’intera composizione accogliente. Una rappresentazione che esercitò una notevole influenza sui pittori che affrontarono la stessa tematica in laguna. Sebbene Sargent avesse presentato alcune infilatrici veneziane negli ambienti artistici di Parigi e Londra, la sua personale visione, più concentrata e meno gioiosa, non segnò particolarmente i pittori veneti. The Bead Stringers di van Haanen sarà a lungo considerato il lavoro di maggior attrazione e soprattutto opera di riferimento per la comunità artistica veneta.
È probabile che anche la fotografia del XIX secolo abbia influenzato il modo di rappresentare le tematiche popolari nei dipinti di Sargent. Venezia venne ampiamente fotografata nel corso dell’Ottocento, in molti cercavano i luoghi più pittoreschi della città. Carlo Naya, fotografo di origini piemontesi ricordato soprattutto per le sue fotografie della città lagunare, colse numerose scene di genere. Sono conosciute le filatrici di perline (fig. 53b), sedute in un vicolo, dove appaiono stanche e annoiate dalle loro fatiche e che per diversi aspetti, rimandano alle filatrici di Sargent.
In merito ai due “Venetian Interior” a olio dipinti da Sargent ed esposti nel 1882 alla Grosvenor Gallery di Londra, bisogna prendere in esame un articolo di James, già citato nel secondo capitolo, pubblicato nel 1887 sull’ “Harper's Magazine”. L’articolo si concentra sulla figura generale dell’artista, riassumendo la sua crescita e la sua formazione francese, descrivendo le opere che più colpirono James e che osservò in occasione di importanti rassegne artistiche. Dedica alcune pagine all’esposizione della Grosvenor Gallery in cui scrive: “Spicca in particolare, come un gioiello puro, una piccola immagine esposta al Grosvenor Gallery, che rappresenta un piccolo gruppo di ragazze veneziane della classe inferiore, sedute in pettegolezzi, in un giorno d'estate nella grande sala fioca di un vecchio palazzo squallido. Le persiane lasciano entrare un tintinnio di luce; il pavimento di scagliola brilla debolmente; l'intero luogo è immerso in una sorta di ombra trasparente; il tono dell'immagine è scuro e fresco.” James prosegue l’articolo descrivendo gli elementi che avevano colto la sua attenzione, tra cui le donne che appaiono impegnate in modo distratto in alcuni lavori artigianali, “contano rape e cipolle in corda”, e aggiunge come le verdure ritratte, in particolare le cipolle, sembrino delle “perle ingrandite”. Inoltre, elogia la pittura di Sargent, la pennellata leggera che conferisce naturalezza all’intera scena evocando una tipica realtà veneziana, del lato povero e umile della città. E conclude come l’opera sia estranea a ogni elemento di falsità, di esaltazione, elementi che caratterizzarono molte delle opere in cui i pittori tentarono di riprodurre “il pittoresco italiano”. Soffermandosi sulla recensione di James, si nota come lo scrittore metta in luce alcuni elementi decorativi dell’opera osservata in mostra nel 1882. Si trattano delle verdure, in particolar modo le cipolle che vengono paragonate a delle “perle ingrandite”, e di come “il tintinnio di luce” illumini il pavimento del salone in cui si svolge la scena. Leggendo l’articolo di James e osservando i tre interni proposti da Ayres è chiaro come manchi un elemento importante: le cipolle.

È però presente nei tre interni, “il tintinnio di luce”, che lascia immaginare un raggio di sole timido che illumina parzialmente il pavimento, lasciando il resto dell’ambiente in ombra. Come accennato nel capitolo precedente, Maine rivela come probabilmente James abbia confuso più opere di Sargent, al momento della scrittura, poiché la recensione venne pubblicata cinque anni dopo l’esposizione. È anche probabile che James si riferisse a un’altra opera, suggerita da Margaretta Lovell nel catalogo American View, ovvero Venetian Women in the Palazzo Rezzonico (fig. 57), tenendo conto che effettivamente Palazzo Rezzonico è stato il luogo in cui l’artista prese uno studio durante il primo soggiorno veneziano. Inoltre, meno note delle filatrici di perline, sono le opere in cui Sargent inserì la tematica delle filatrici di cipolle, una seconda serie importante di interni. Tra queste vengono ricordate Stringing Onions (fig. 58), e Venetian Onion Seller (fig. 59).

Stringing Onion riprende il soggetto delle Venetian Women in The Palazzo Rezzonico, ma in questo caso la composizione è collocata in un ambiente meno elegante e meno complesso, che riporta alla mente una terza opera di stesso soggetto ovvero Venetian Onion Seller. Quest’ultima viene inserita da Ormond, nel catalogo generale di Sargent, tra i lavori prodotti durante il primo soggiorno veneziano. In Stringing Onion le cipolle pendono da una persiana di legno, alcuni scarti sono a terra, mentre altre sono riversate sul davanzale d'una finestra, illuminate dalla luce del sole che le fa risplendere, utilizzando le parole di James, come delle “perle ingrandite”. La donna in piedi è concentrata sul suo lavoro, intreccia le cipolle intorno a un filo mentre ne tiene una particolarmente grande tra le mani ed è in compagnia di una ragazza, seduta su uno sgabello. L’opera è un’attenta ricerca di Sargent per gli effetti della luce, che schiarisce un ambiente ombreggiato e una composizione non studiata. Il lavoro modesto è svolto infatti con spontaneità, e la posa assunta da entrambe le donne appoggiate al muro, conferisce un’atmosfera disinvolta. Probabilmente l’opera è stata oggetto di dono poiché, in alto a sinistra della tela, è riportata un’iscrizione rivolta forse a Mary Robinson. Anche l'iscrizione della tela Venetian Onion Seller, suggerisce di essere stata in precedenza donata, in basso a destra è riportato "A Monsieur Lemercier / Souvenir Amicale".

Tornando al dipinto proposto da Lovell, la composizione realizzata per le Venetian Women in the Palazzo Rezzonico, riporta alla mente Venetian Bead Stringers. In entrambe le tele è presente una donna in piedi che ci volge appena le spalle, ma che lascia intravedere il suo volto di profilo. Rivolge lo sguardo verso le donne sedute, mentre la principale fonte di luce proviene dal fondo della stanza, nell’apertura delle finestre. In Venetian Women in the Palazzo Rezzonico le donne sono sedute e sdraiate a terra, si rilassano sul pavimento, e non sembrano impegnate in lavori artigianali, come scritto nell’articolo di James. Altre in fondo sono appoggiate al muro con pose che ricordano The Daughters of Edward Darley Boit. Ma mentre la bambina Boit è appoggiata al vaso, senza riguardo per la formalità che il ritratto richiedeva, qui in Palazzo Rezzonico, la posa assunta richiama la noia, il distacco dalla realtà e la stanchezza fisica dovuta al lavoro.
Non è chiaro quindi quale opera avesse in mente James, quando scrisse l’articolo per l’esposizione presso la galleria londinese. Forse un “lapsus” di memoria come suggerito da Rosella Mamoli Zorzi, ha creato confusione nei ricordi di James portando a descrivere un’opera non ben precisata, oppure lo scrittore pensava a due opere insieme come suggerito da Hugh Honour. Come sottolineato da Ormond, James potrebbe aver ricordato male l'attività in cui erano impegnate le giovani donne, poiché negli interni veneziani di Sargent, le figure sono generalmente impegnate nell’infilare perline, anziché contare le verdure. Lovell inoltre, propone due dipinti basandosi sulla somiglianza della firma dell’artista sulla tela, per entrambe in basso a destra. Le due opere suggerite sono Venetian Women in The Palazzo Rezzonico e A Venetian Interior, (la versione conservata al Clark Art Institute). Entrambe le opere infatti, sono firmate in corsivo e in modo “eccentrico”. Questo elemento comune, potrebbe collocarle come una coppia di dipinti realizzati nella stessa stagione e quindi probabilmente esposti alla galleria londinese nel ‘82.
Infine Ormond nel catalogo generale, sviluppando l’ipotesi che James si fosse confuso nel descrivere l’opera esposta nel 1882, propone l’idea che se vi fossero state menzionate le perline anziché le verdure, i due interni che maggiormente si avvicinano alla descrizione di James, rimangono: Venetian Bead Stringers (fig. 53) e Venetian Interior (fig. 55). Mentre la presenza delle verdure e la loro descrizione rimandano chiaramente alle Venetian Women in The Palazzo Rezzonico (fig. 57). Stabilire con esattezza la cronologia degli interni veneziani, rimane uno dei problemi ancora in cerca di soluzione. Uno studio portato avanti da James Martin nel 1997 analizza, in circa venti opere veneziane, le diverse strutture delle tele e dei pigmenti, nel tentativo di portare chiarezza sul problema della cronologia. Martin infatti ha differenziato i dipinti in base al tipo di fibra, alle caratteristiche della superficie e al numero di fili per centimetro quadrato. La ricerca non ha svelato esattamente la cronologia delle opere prese in studio, ma alcuni dipinti presentano caratteristiche tecniche simili. Fra questi troviamo: Venetian Bead Stringers, Venetian Glass Workers (fig. 60), Venetian Interior (fig. 55), Venetian Street (fig. 61) e Head of a Venetian Model in a Scarlet Shawl (fig. 62). Le tele sembrano essere state acquistate con una superficie già preparata, probabilmente acquistata in rotolo. Inoltre sul retro di alcune opere tra cui Venetian Onion Seller, si è conservata negli anni l’etichetta dove è riportato il nome di Giuseppe Biasutti, commerciante di colori a Venezia, suggerendo come il materiale utilizzato nel soggiorno lagunare, tele e colori, sia stato acquistato da Sargent in loco.

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Interno Veneziano: John Singer Sargent nella città lagunare tra il 1880 e il 1882

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Silvagni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia dell'arte
  Relatore: Claudio Zambianchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 165

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