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Prevenzione e gestione delle crisi internazionali: il ruolo dell'Unione Europea

Interventi e operazioni dell'UE

Ci troviamo di fronte, dunque, ad un contesto di violenza e guerra estremamente drammatico, in cui l'Unione Europea si è sentita in dovere di intervenire, in nome di tutti quei principi fondamentali che ispirano la sua attività sulla scena internazionale. L'Unione è intervenuta nella crisi congolese a più riprese, occupandosi di volta in volta di problemi e situazioni differenti. La prima missione che l'Unione ha inviato nella Repubblica Democratica del Congo è stata l'operazione Artemis.

La missione Artemis
L'Unione Europea ha preso la sua decisione di dispiegare la sua prima operazione militare nel 2003, per intervenire duramente nel conflitto violento della Seconda guerra del Congo o Guerra Mondiale Africana. Uno degli avvenimenti che spinsero l'Unione Europea ad intervenire nella RDC fu il massacro di Kisangani, città capoluogo della provincia di Tshopo, regione situata nel nord del Paese. Qui, il 14 aprile 2002, venne organizzata una maratona non violenta per la pace dalla popolazione della RDC, organizzata dalle organizzazioni cattoliche della zona per sensibilizzare la popolazione di Kisangani per il SIPA2, il Simposio Internazionale per la Pace in Africa.

Da quella maratona, che vide la partecipazione di un numero davvero notevole di persone, le autorità ribelli capirono che lasciare organizzare il SIPA2 a Kisangani sarebbe stato fatale per loro, perché la comunità internazionale avrebbe riconosciuto i massacri da loro perpetrati a Kisangani. Così il 13 maggio i ribelli organizzarono un finto ammutinamento, per fare saltare l’organizzazione del SIPA2, ma l’ammutinamento non funzionò e, in meno di un’ora, fu deciso di annullare il SIPA2. In seguito a questa decisione ebbe luogo il massacro di oltre 200 civili e non si sa di quanti militari e poliziotti, che avevano accolto con gioia l’ ammutinamento.

Prendendo atto di quanto accaduto nella città di Kisangani e della ripresa delle ostilità da parte del RCD della città di Goma, il Parlamento europeo, con la risoluzione del 13 Giugno 2002, ha condannato la violenza perpetrata nell'area dal RCD, ha chiesto alla fazione di rispettare gli sforzi di tutte le organizzazioni non governative locali, cattoliche e non, a favore della promozione dei diritti umani, e, più in generale, a tutte le parti in lotta di rispettare i diritti fondamentali dell'uomo ed, inoltre, ha mostrato entusiasmo e speranza nei confronti della firma dell'accordo di pace dell'aprile 2002 tra il governo, il MLC, il DRC e tutte le altri parti in conflitto.

Inoltre, il PE ha fatto appello alla comunità internazionale ed in particolare all'UE affinché "imponesse" al Ruanda di garantire che il RCD terminasse immediatamente le molestie nei confronti dei funzionari delle Nazioni Unite e si appellava, sempre all'Unione Europea, perchè adottasse le misure necessarie per eseguire la risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare, che per quanto riguardava la smilitarizzazione della città di Kisangani.

Dunque, il PE, così, chiedeva all'Unione di incrementare il suo impegno nella regione considerata, di rinforzare il suo appoggio alle azioni delle NU, poiché l'UE era, ormai, diventata un attore fondamentale nelle relazioni internazionali e non poteva restare inerte di fronte a tali atrocità. Infatti, con l'Azione Comune 962/2002/PESC, il Consiglio dell'Unione ha prorogato il mandato del Rappresentante Speciale Aldo Ajello, il quale doveva mantenere stretti rapporti con tutte le parti coinvolte nel conflitto dei Grandi Laghi, monitorare l'implementazione degli accordi di pace e, sopratutto, informare sull'opportunità e/o necessità di intervento dell'Unione nella zona. Egli, inoltre, aveva un mandato speciale per ciò che riguardava la RDC.

L'Unione Europea aveva seguito la situazione nella RDC con grande attenzione già da qualche anno, nominando fin dal 1996 un Rappresentante Speciale per la regione dei Grandi Laghi, Aldo Ajello, che inviava di continuo all'Unione i suoi rapporti sull'evolversi della situazione. L'Unione Europea ha deciso di intervenire proprio nella regione dell'Ituri, teatro, come già detto, di un lungo e violento conflitto tra le etnia degli Hema e dei Lendu.

Gli accordi di Luanda, firmati tra il governo ugandese e congolese nell'aprile del 2002, prevedevano il ritiro delle truppe ugandesi e la creazione di una Commissione per la Pacificazione dell'Ituri (IPC, Ituri Pacification Commission), con il compito di implementare una strategia di costruzione e stabilizzazione della pace nella regione. La Commissione è stata creata il 14 Aprile 2003 e includeva rappresentanti del governo della RDC e dell'Uganda e delle altre parti coinvolte nel conflitto, con la mediazione della MONUC, missione delle NU, dispiegata nella RDC fin dal 1999.

Il lavoro della Commissione avrebbe dovuto portare alla creazione di un'amministrazione provvisoria per l'Ituri, mentre la MONUC avrebbe dovuto occuparsi del mantenere della sicurezza. Purtroppo in quel periodo si verificò una grave crisi nella città di Bunia. Infatti, dopo il ritiro completo delle forze ugandesi dalla città, conclusasi i primi giorni di Maggio del 2003, delle milizie Lendu crearono una propria base a Bunia, città in cui l'Unione dei Patrioti Congolesi (UPC), delle tribù degli Hema. Seguirono due settimane di totale caos e le NU non furono assolutamente capaci di calmare gli animi, non riuscendo a raggiungere alcuni degli obiettivi fissati nel mandato della MONUC.

Tra il 10 e l'11 Maggio, il Segretario Generale delle NU, Kofi Annan, si incontrò con il Presidente delle Repubblica francese, Jaques Chirac, appellandosi alla nazione francese affinché dispiegasse una missione a Bunia. La forza, infatti, sarebbe servita a rilevare temporaneamente quella delle Nazioni Unite, per permetterle di riorganizzarsi. Il 28 Maggio la Francia annunciò la sua intenzione di condurre un'operazione di pace, chiedendo, però, il contributo di altre nazioni. Chirac cominciò a progettare l'operazione "Mamba", ma presto comprese che quella poteva essere una grande occasione per l'Unione Europea, affinché essa mettesse alla prova le proprie capacità di agire in maniera indipendente rispetto alla NATO.

E così fu. Nell'Azione Comune 423/2003/PESC del 6 Giugno 2003, dopo aver chiesto al RS Ajello informazioni circa la fattibilità di un'operazione militare europea nella RDC, il Consiglio dell'Unione Europea decide di intraprendere la missione, che fu rinominata Artemis. Contemporaneamente il Consiglio di Sicurezza dell'ONU "autorizza il dispiegamento, fino al 1° settembre 2003, di una forza multinazionale d'urgenza a Bunia, in stretto coordinamento con la MONUC, in vista di contribuire a stabilizzarne le condizioni di sicurezza e di migliorarne la situazione umanitaria, di assicurare a protezione dell'aeroporto e dei rifugiati, che si trovano nel campo di Bunia, e, se la situazione lo esige, di contribuire ad assicurare la sicurezza della popolazione civile e del personale delle NU e delle organizzazioni umanitarie, operanti nella città". Quindi, il 12 giugno 2003 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato - sulla base degli articoli 17 paragrafo 2 e 25 del TUE e della precedente Azione comune 2003/423 del 5 giugno 2003 - la Decisione 2003/423/PESC, mediante la quale ha avviato l’operazione militare “Artemis” nella Repubblica Democratica del Congo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Prevenzione e gestione delle crisi internazionali: il ruolo dell'Unione Europea

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Informazioni tesi

  Autore: Elena Martini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Francesca Longo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 241

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