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L'accertamento sintetico

L’accertamento sintetico e il riferimento alle spese sostenute

Il nuovo comma 4 dell’articolo 38 stabilisce che “L’ufficio, indipendentemente dalle disposizioni recate dai commi precedenti e dall’art. 39, può sempre determinare sinteticamente il reddito complessivo del contribuente sulla base delle spese di qualsiasi genere sostenute nel corso del periodo d’imposta, salva la prova che il relativo finanziamento è avvenuto con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta, o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile”.
La norma riafferma un principio certamente condivisibile: se il contribuente sostiene un determinato ammontare di spese, a fronte di esse deve avere un reddito “credibile”. Rispetto alla versione della disposizione antecedente alle modifiche, è venuto meno il riferimento alla possibilità di attivare l’accertamento sintetico in base al contenuto induttivo di “elementi e circostanze di fatti certi”: è la spesa effettiva sostenuta da parte del contribuente a rappresentare l’elemento centrale su cui poggerà la quantificazione del reddito complessivo.
Da quanto indica la norma, le spese in questione dovrebbero rilevare nella quantificazione del reddito in un rapporto 1 a 1, in modo analogo, in realtà, a quanto già sta avvenendo per gli avvisi di accertamento emanati tenendo conto di elementi di spesa diversi da quelli individuati dal D.M. 10 settembre 1992.
Va ricordato, infatti, come già il D.L. 112 del 2008, il legislatore, nel progettare un piano straordinario di controlli basati sul redditometro per il triennio 2009-2011, abbia previsto espressamente che l’accertamento sintetico possa essere effettuato “sulla base di elementi e circostanze di fatto certi desunti dalle informazioni presenti nel sistema informativo dell’anagrafe tributaria nonché acquisiti in base agli ordinari poteri istruttori e in particolare a quelli acquisiti ai sensi dell’articolo 32, primo comma, numero 7, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973”.
Da un punto di vista operativo, l’indicazione legislativa si è tradotta nel ricorso da parte degli Uffici a nuove fattispecie di spese da utilizzare per la determinazione sintetica del reddito (in rapporto di 1 a 1) e che, in un certo qual modo, costituiscono un’anticipazione del contenuto del decreto attuativo. Rimane quindi in capo agli Uffici il problema di individuare dati certi sui consumi25, tema sul quale si è sviluppata una specifica azione congiunta della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate negli anni 2009 e 2010 (peraltro destinata a proseguire anche per il futuro).
Al riguardo, si pensava che potessero soccorrere alla necessità di possesso d’informazioni altre disposizioni della manovra (ci si riferisce, ovviamente, all’obbligo di segnalare delle operazioni IVA d’importo superiore a 3.000 euro); tuttavia, tale idea è stata smentita, almeno in via ufficiosa, mediante interviste rilasciate da esponenti dell’amministrazione agli organi della stampa.

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L'accertamento sintetico

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Castaldo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Rossella Miceli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 131

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