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Parità di accesso e rappresentanza politica

L’art. 3 e il divieto di discriminazione in base al sesso

Dalla lettura dell’art. 3, allorquando, si evince che tale articolo parli solo di cittadini è chiaro, comunque, che, però, esso si riferisca a tutti i soggetti dell’ordinamento senza alcuna distinzione. Esaminando alcune questioni derivanti dagli specifici divieti di discriminazione contenuti nell’art. 3, di notevole importanza e rilievo è la questione che ha per oggetto le discriminazioni fondate sul sesso. La Corte Costituzionale ha statuito, infatti, che tale divieto “tutela la sfera giuridica della donna, ponendola in condizioni di perfetta eguaglianza con l’uomo rispetto ai diritti di libertà, immissione nella vita pubblica, partecipazione alla vita economica e ai rapporti di lavoro”.
Per poter comprendere la portata del principio della parità giuridica dei cittadini dell’uno e dell’altro sesso, così affermato, è necessario, però, che la norma generale citata, contenuta nell’art. 3, sia interpretata in connessione con le altre norme costituzionali che danno rilievo al sesso in relazione all’accesso ai pubblici uffici, secondo l’impostazione dell’ art. 51. L’art. 51 della Costituzione dichiarando che “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere ai pubblici uffici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”, ribadisce, in sostanza, le disposizione contenute nell’art. 3. Ci si chiede, quindi, se fra i requisiti che la legge possa richiedere per l’accesso a determinati uffici pubblici, possa esservi quello dell’appartenenza al sesso maschile o femminile. La giurisprudenza costituzionale ha affermato che il sesso, come tale, non può mai essere assunto come elemento discriminante per fondare l’incapacità della donna di accedere a varie categorie di uffici e, basandosi su tale assunto, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 7 della legge n. 1176 del 17 Luglio 1919 che avendo, in precedenza escluso le donne da tutti gli uffici pubblici che implicassero l’esercizio di diritti e potestà politiche33, aveva, di fatto, reso il sesso requisito di idoneità attitudinale in relazione all’accesso a determinati uffici.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Parità di accesso e rappresentanza politica

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Informazioni tesi

  Autore: Tiziana Simona Del Fiore
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Lecce
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Vincenzo Tondi Delle Mura
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 188

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Parole chiave

rappresentanza
quote
principio di eguaglianza
parità di accesso
enpowerment

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