L’ascolto del minore abusato: strumento di protezione e tutela

L’abuso all’infanzia, come derivazione dal termine inglese Child Abuse, comprende ogni forma di violenza e di maltrattamento rivolto ai minori. In particolare secondo la definizione adottata nel 1978 dal Consiglio d’Europa, IV Seminario Criminologico si intende: gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, che attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo, morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino”.

Per abuso sessuale si intende specificamente una forma di abuso onnicomprensiva di tutte le pratiche sessuali manifeste e mascherate, a cui vengono sottoposti i minori. Tra le definizioni vediamo l’abuso sessuale come il “coinvolgimento in attività sessuali di minori, soggetti per definizione immaturi o psicologicamente dipendenti, ai quali manca la consapevolezza delle proprie azioni nonché la possibilità di scegliere”.

Una tra le definizioni più appropriate per la sua ampiezza e genericità è quella avanzata da Kempe secondo il quale l’abuso sessuale è “il coinvolgimento in qualsiasi attività sessuale di un minorenne, non maturo, dipendente e quindi incapace di un libero e cosciente consenso, che non ha la totale consapevolezza di tali atti”.

La maggioranza degli abusi sessuali infantili avvengono all’interno del contesto familiare, ossia colui che abusa è all’interno della famiglia, per questo si parla di incesto o abuso intrafamiliare. È importante ascoltare l’abuso anche attraverso l’osservazione dei diversi indicatori quali quelli fisici, comportamentali e familiari, fondamentali per riconoscere tale fenomeno, affinché ogni operatore che ne venga a conoscenza possa attivare un processo di protezione e tutela a favore della piccola vittima.