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Quando assistere è un sorriso donato

L’impatto negativo dello stress sul bambino

Il cervello non è completamente sviluppato fino ai venticinque anni di età, infatti, il peso del cervello di un bambino è di circa il 25% rispetto a quello che pesa nell'età adulta. Nel primo anno di vita, il cervello del bambino raddoppia di peso e all'età di cinque anni il suo cervello triplica di dimensioni. Le esperienze della prima infanzia giocano un ruolo importante nello sviluppo del cervello. Ad esempio, i primi fattori di stress fisici e psicologici modellano il sistema neuroendocrino, la maturazione funzionale dell'ippocampo e le risposte comportamentali allo stress. Uno sviluppo sano del bambino si basa, in parte, su capacità di coping efficaci.
Secondo il Center on the Developing Child dell'Università di Harvard, lo stress tossico è "l'attivazione eccessiva o prolungata dei sistemi di risposta allo stress nel corpo e nel cervello".
Nei bambini che soffrono di stress tossico, l'architettura del cervello, nota anche come sviluppo cerebrale, può essere influenzata negativamente.
Negli ultimi anni si è scoperto che il cervello dei bambini è molto sensibile all’azione degli ormoni coinvolti nello stress, in particolar modo il cortisolo definito infatti anche come “ormone dello stress” e alle alterazioni di alcune sostanze che veicolano le informazioni fra i neuroni, come la noradrenalina, la dopamina e la serotonina definiti anche mediatori nervosi. Per questo motivo si è giunti alla conclusione che i bambini così come gli adulti sono suscettibili agli eventi traumatici e stressanti, ecco perché funge di particolare importanza attuare di fronte ad una condizione di malattia, “l'ospedale a misura di bambino” e tutti quegli interventi volti a ridurre quella che è la paura, l’ansia e lo stress che si possono associare al ricovero e alla malattia.
Uno degli ormoni maggiormente studiato è la serotonina, in particolar modo gli studi riguardano i suoi recettori cioè le strutture che la intercettano e che sono coinvolte nella trasmissione degli impulsi nervosi tra le cellule. Si è visto come il loro funzionamento è infatti sensibile agli effetti del cortisolo, rendendo il cervello più recettivo agli effetti di eventi stressanti.
Da numerosi studi è emerso come stress precoci subiti dai bambini, come ad esempio una malattia, inducono uno “sregolamento” dei recettori della serotonina, che diventano ipersensibili rendendoli così maggiormente reattivi a tutti quegli eventi stressanti e ansiogeni che possono verificarsi in futuro.
Un trauma o una situazione sfavorevole nel corso della prima infanzia può quindi riflettersi negativamente sul comportamento dell’adulto, a causa di modifiche durature della biologia cerebrale: le ricerche hanno dimostrato che nell’adulto gli attacchi di panico, l’ansia o una propensione alla depressione possono affondare le loro radici nelle dinamiche infantili. In altre parole, i traumi precoci rendono sensibili ai traumi che possono colpire l’adulto. (Oliverio, 2020)
Nello studio “Pediatric cancer, post traumatic stress and fear-related neural circuitry” (Maruska, 2019) viene sottolineato come l'esposizione al trauma infantile rimane uno dei più potenti fattori di rischio per lo sviluppo della sintomatologia correlata al trauma nel corso della vita.
L'esposizione al trauma cambia in modo importante la biologia del bambino a cui si correla un aumento della vulnerabilità ai disturbi PTSS/PTSD.
Il cervello rappresenta un importante mediatore che ci permette di studiare il legame esistente tra trauma e sviluppo di PTSD/PTS, sono numerose le ricerche che utilizzano metodi di imaging cerebrale, dimostrando importanti cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello in via di sviluppo a seguito dell'esposizione a traumi infantili.
Questi studi hanno rivelato anomalie nella struttura e nella funzione delle regioni e delle reti cerebrali che supportano una gamma di funzioni cognitive ed emotive, tra cui l'attenzione, l'elaborazione della ricompensa, la regolazione delle emozioni e l'elaborazione delle minacce.
Gli studi condotti dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno dimostrato che quando un bambino è soggetto a stress frequente o continuo in assenza di un sostegno adeguato da parte degli adulti, subisce effettivamente alterazioni cerebrali a cui si associa un indebolimento multiorgano.
Sono 17.000 le persone che hanno partecipato allo studio CDC; analizzando il punteggio dell’adverse childhood experiences (ACE), due terzi di esse avevano un punteggio di 1 o superiore. L'87% di queste persone aveva più di un ACE. Misurando e valutando dieci tipi di trauma, i ricercatori sono stati in grado di valutare il rischio di malattie croniche.
È inoltre evidente come lo stress tossico nei bambini può causare cambiamenti a livello genetico andando a disattivare i geni "buoni" attivando quelli "cattivi". Queste alterazioni vengono chiamate mutazioni epigenetiche, le quali sono state saldamente stabilite in esperimenti controllati su animali non umani. Gli studi sugli esseri umani hanno documentato forti correlazioni tra lo stress precoce della vita e il cambiamento epigenetico.
La diagnosi e il trattamento del cancro infantile presentano numerose sfide e fonti di stress per i bambini e i loro genitori. Nonostante l'accordo generale sul fatto che il cancro e il suo trattamento possa essere stressante per le famiglie, sono necessarie maggiori informazioni su quali siano i fattori di stress cancro correlati che colpiscono madri, padri e bambini e dell’impatto negativo che hanno sull’adattamento alla malattia e al suo trattamento, in particolare nei bambini. La ricerca sulla natura, la frequenza e le correlazioni dei fattori di stress correlati al cancro vissuti dai bambini e dai loro genitori può fornire informazioni importanti sulle differenze individuali nel rischio di disagio psicologico e sugli interventi psicosociali per aiutare a gestire questi fattori di stress.
In questo studio sono stati reclutati genitori e bambini da due centri di oncologia pediatrica. I figli avevano un'età compresa tra i 5 e i 17 anni, avevano una prima diagnosi o ricaduta di cancro, stavano ricevendo cure attraverso il reparto di oncologia e non avevano una disabilità preesistente dello sviluppo.
I risultati relativi alle autovalutazioni dei bambini indicano che i fattori di stress del funzionamento quotidiano e di ruolo erano quelli più frequentemente sperimentati. Inoltre, tutti gli informatori hanno valutato il funzionamento del ruolo come più stressante dell'incertezza del cancro per i bambini. Questi risultati suggeriscono che i bambini trovano la loro menomazione funzionale come, ad esempio, non essere in grado di fare le cose che facevano prima, più stressante dell'incertezza sulla loro malattia e sulle possibilità di sopravvivenza.
I risultati attuali relativi ai fattori di stress correlati al cancro e al PTSS suggeriscono l'importanza di monitorare i fattori di stress sia nei genitori che nei bambini dopo la diagnosi di un bambino, poiché livelli più elevati di fattori di stress correlati al cancro possono indicare un rischio maggiore di PTSS e difficoltà di adattamento. (Rodriguez, 2011)

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Giovagnotti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze Infermieristiche
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Chiara Giovagnotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 78

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