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Maria Santissima fonte perenne d'ispirazione per la musica. La produzione musicale mariana nella musica colta. Lettura teologica di alcuni testi.

L’imponenza del melodramma italiano: «Ave Maria» dall’Otello di G. Verdi

Un silenzio durato tredici anni interrompe l’attività compositiva di Giuseppe Verdi: dopo Aida, compiuta ed eseguita la Messa da requiem in suffragio di Alessandro Manzoni, il maestro medita di ritirarsi. Passati oramai i sessant’anni può contare su 23 opere all’attivo, ha ottenuto riconoscimenti, guadagni, onori e ora desidera vivere appartato, salvaguardando la tranquillità della sua vita. Non per questo smette di riflettere e meditare sul melodramma in genere e sul suo in particolare. Si dovrà attendere il 1887 per la prima alla Scala di Otello. Verdi, pur se vecchio, avrà la forza di tagliare di netto con la tradizione melodrammatica che lo aveva visto per oltre mezzo secolo protagonista indiscusso, supererà le distinzioni tra recitativi e arie, abbandonerà i pezzi chiusi, approderà al continuum dell’azione musicale. E ancora una volta, dopo Macbeth e il mai realizzato Re Lear, avrà l’adorato Shakespeare come fonte inesauribile d’ispirazione. Il lavoro di incubazione dell’opera fu molto lungo: risultava chiaro che Verdi non voleva troppo impegnarsi per realizzare una nuova opera, anche se interessato a questa particolare tragedia così densa di sfaccettature psicologiche e di passioni devastanti. Ricevuto infatti il libretto da parte di Arrigo Boito (†1918), che aveva collaborato con lui per il Simon Boccanegra e che firmerà anche il libretto dell’ultimo capolavoro del maestro, la commedia Falstaff (1893), il lavoro si interruppe molte volte e la partitura poté essere pronta solo sul finire del 1886. Ma Verdi non era ancora contento: si evocò il diritto di scegliere personalmente i personaggi, i cori, il direttore d’orchestra e tutte le maestranze varie che avrebbero dovuto esibirsi alla prima e, malgrado avesse settantatre anni suonati, seguì con grande energia tutte le prove fino al giorno fatidico: il 5 febbraio 1887.
L’Ave Maria è un pezzo veramente struggente situato alla scena seconda del quarto atto. Desdemona non comprende l’atteggiamento strano di Otello nei suo riguardi. Il Moro è ormai accecato dalla gelosia causata dal vile e sottile piano di Jago che lo odia a morte. Desdemona è confortata dalla sua dama di compagnia, Emilia, che la tranquillizza. Rimasta sola, Desdemona si avvicina all’inginocchiatoio che ha dinanzi una effige della Madonna e prega la sua accorata supplica: sarà l’ultima. Di lì a pochi minuti entrerà Otello che, all’apice della disperazione, la uccide soffocandola; ma appena viene a scoprire il meschino tradimento, è colto da sensi di colpa e dai rimorsi, e si toglie la vita.
Dal punto di vista propriamente musicale, il brano è un vero gioiellino: c’è tutta un’orchestra ad accompagnare le ultime disperate parole di Desdemona, che lo fa con una delicatissima tenerezza. I marcati accordi pianissimo, con rapidi colpi di grancassa, presagiscono la triste fine. I lenti e numerosi cromatismi aumentano il clima arcano; l’intonazione grave del canto tende ad esporre in suoni contraltici e scuri il senso della preghiera; solo alle parole Gesù e all’invocazione Prega ripetuta diverse volte, aumenta il lirismo e l’intensità, con l’intento di caricare l’azione e la resa del testo. Ma è, in special modo, alle parole misero anch’esso, e sotto l’oltraggio piega che Desdemona spiega tutte le sue capacità di soprano in acuti non da capogiro, ma senz’altro particolarmente penetranti e ispirati. E al termine della preghiera ella resta inginocchiata, appoggiando la fronte all’inginocchiatoio ripetendo moralmente l’orazione. Non si odono che le prime e le ultime parole della preghiera Ave Maria e nell’ora della nostra morte. L’Amen finale, che sigilla il tutto riportando i cromatismi suddetti alla rigorosità di una tonalità ben precisa, chiude il canto e, con esso, l’esistenza terrena di un amore sventurato, che ora non può far altro che rivolgersi alla piena di grazia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Maria Santissima fonte perenne d'ispirazione per la musica. La produzione musicale mariana nella musica colta. Lettura teologica di alcuni testi.

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Informazioni tesi

  Autore: Pasquale Giaquinto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2001-02
  Università: Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale
  Facoltà: Istituto Teologico Calabro 'San Pio X'
  Corso: Baccalaureato in S. Teologia
  Relatore: Fortunato Morrone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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