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Lo sfacelo dell'istituzione familiare ne "Gli indifferenti" di Alberto Moravia

L’indifferenza tra le cause di sfacelo dell’istituzione familiare

La ricerca delle cause dello sfacelo dell’istituzione familiare all’interno de Gli indifferenti ruota ossessivamente attorno ad un particolare concetto, fino ad ora poco contemplato da sociologi e demografi, per l’appunto l’indifferenza. Ad esclusione di Lisa ogni personaggio è infatti logorato da questo terribile morbo, declinato in differenti versioni a seconda della psicologia individuale. Si è a lungo dibattuto riguardo il significato che tale indifferenza potesse assumere all’interno dell’opera: una delle più autorevoli voci, quella di Tibor Wlassics, riconduce il concetto moraviano a un filo conduttore presente in tutta la produzione letteraria dell’autore. Qui l’indifferenza diventa la strada piena di imprevisti e bivi che i personaggi intraprendono per raggiungere una piena e compiuta educazione sentimentale. In quanto segno distintivo di una classe, l’indifferenza identificata da Wlassics simboleggia l’ aridità morale di una borghesia puritana e ipocrita, intrisa del più volgare senso comune e sempre pronta a rinnegare la propria individualità di fronte alle spinte banalizzanti del sistema. Questo continuo rigetto del proprio intimo volere, assoggettato alle logiche della massa, finisce per degenerare in una vera e propria «malattia della volontà», dove ogni istinto giace sonnolento dietro il disgusto per un costume corrotto. L’impossibilità di evadere da quest’ultimo impone all’individuo una via di fuga immaginaria, un salto nel vuoto mascherato da un’angosciante abulia decisionale, in un’eterna sospensione tra il mondo reale e un universo di fantasia.

La storia della famiglia Ardengo è in qualche modo anche la storia di Alberto Moravia: l’indifferenza di Mariagrazia, Carla e Michele riflette uno stato d’animo proprio del periodo giovanile dell’autore. Non è difficile intravedere nel morbo dei suoi protagonisti un senso di impotenza da lui condiviso, strettamente connesso alla patologia diagnosticatagli da giovane: «Era come se io capissi attraverso la mia malattia tutta l’impossibilità di fondo, l’impossibilità alla vita […]». Moravia vive in prima persona l’impotenza del divenire ed è grazie a questa esperienza che riesce a parlarne risultando credibile, come se quella di cui parla fosse una condizione imprescindibile, vissuta da tutti, un ostacolo comune alla crescita. Eppure non si può far altro che notare quanto questa specifica definizione caratterizzi sia i due ragazzi, Michele e Carla, sia Mariagrazia e Leo, sebbene secondo modi e significati diversi. Ed è proprio riconsiderando il concetto di “indifferenza” che lo si può aggiungere tra le cause di sfacelo dell’istituzione familiare.

I personaggi vengono presentati al lettore ormai inermi innanzi al loro destino, senza che venga fornito alcun dato per ripercorrere un cammino, forse inconsapevole, verso la perdita definitiva di senso in quella società borghese di per sé già priva di qualsiasi significato. Non vi è di conseguenza nessuno spazio per la loro redenzione, nemmeno nei loro sogni, come quando Michele fantastica un processo che avrebbe desiderato affrontare dopo aver ucciso Leo, per poi ritrovarsi ugualmente condannato da un paterno giudice immaginario al marchio dell’indifferenza. Vi è solo lo scontro presente dell’individuo con il mondo esterno, troppo angusto per la realizzazione concreta delle inconsistenti fantasie dei soggetti ma perfetto per la proliferazione del germe dell’inadeguatezza e dell’indifferenza esistenziale.
Moravia attraverso scelte linguistiche reiterate come quella della parola “quasi” prima di ogni affermazione sconvolgente di un atto in potenza, definisce l’impossibilità dei personaggi di vivere sinceramente persino la vita degradante che l’indifferenza gli ha trasmesso. Non vi è amore, neppure completamente degradato, non vi è violenza completamente perpetuata, non vi è erotismo vissuto fino in fondo, non vi è amore fraterno che possa riscontrarsi tra i dialoghi. Vi è solo la possibilità che questi momenti di forte emotività e sentimentalismo possano realizzarsi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo sfacelo dell'istituzione familiare ne "Gli indifferenti" di Alberto Moravia

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Informazioni tesi

  Autore: Virginia Fattori
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere Moderne
  Corso: Lettere
  Relatore: Marco Antonio Bazzocchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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Parole chiave

famiglia
indifferenza
alberto moravia
gli indifferenti
sfacelo dell'istituzione familiare

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