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Charles de Gaulle e la questione algerina, 1958-1962

L’OAS e il GPRA durante le negoziazioni di Évian

Già prima del Putsch dell’Aprile 1961 la sigla OAS2 era conosciuta dalla popolazione europea di Algeri e Orano: si trattava di un piccolo movimento clandestino, fondato verosimilmente all’inizio dell’anno 1961 e di cui P. Lagaillarde, allora rifugiato a Madrid, ne ha sempre rivendicato la paternità.
I suoi effettivi non superavano tuttavia i due-trecento militanti ed esso coesisteva con altre organizzazioni attiviste che tentavano da diversi mesi di mobilitare attraverso l’azione violenta la popolazione europea d’Algeria al servizio della causa dell’Algeria francese: FAF2, la rete Résurrection-patrie, il movimento del viticoltore R. Martel, gli Studenti nazionalisti ecc.
In ogni caso, nel corso del mese di maggio 1961, all’indomani del fallito putsch di Algeri, fu sotto le iniziali dell’OAS che decisero di riunirsi, ad Algeri, il generale P. Gardy, i colonnelli R. Gardes e Y. Godard, il tenente R. Degueldre, J-C. Perez e J-J. Susini: venne costituito un “comitato direttivo dell’OAS” e vennero stabiliti contatti con i generali Raoul Salan e Jouhaud, in fuga nella grande pianura antistante Algeri sotto la protezione della rete di soccorso di R. Martel.

Al generale Salan fu attribuito il comando supremo. Ispirandosi all’esempio del FLN e alle lezioni dei servizi militari di “azione psicologica”, venne stilato un organigramma per mano del colonnello Godard, ex membro della Resistenza distintosi tra i partigiani che avevano combattuto nella regione di Vercors durante la Seconda Guerra Mondiale. Al colonnello Godard spettò la gestione delle informazioni e dei contatti segreti; al colonnello Gardes fu affidato l’organizzazione delle masse; al dottor Perez e al luogotenente Degueldre, l’azione diretta; a Susini venne affidata la propaganda e l’azione psicologica.

Gli obiettivi dell’organizzazione erano semplici: restare fedeli allo spirito del 13 maggio, resistere alla politica dell’abbandono dell’Algeria condotta dal potere gollista, e costruire una nuova Algeria fraterna e francese. Nell’immediato l’unico obiettivo fu di preparare l’insurrezione popolare ad Algeri e, forse, a Orano, con l’obiettivo di far saltare i negoziati che stavano per essere avviati a Evian tra il governo francese e il FLN, in modo da creare un ostacolo invalicabile al proseguimento della politica algerina della V° Repubblica.

Nel negoziato apertosi tra il FLN e il governo francese, si entrò nella fase più cruenta e drammatica della fine della guerra. Il FLN che voleva avviare il negoziato da una posizione di forza, moltiplicò le sue azioni militari causando 133 morti tra il 21 maggio e l’8 giugno 1961.

Nello stesso periodo l’OAS iniziò le sue azioni terroristiche su vasta scala: i commando dell’organizzazione attaccarono i commercianti musulmani, i funzionari dell’amministrazione fiscale, della polizia e dell’istruzione.
Si rafforzò così il suo ascendente su parte della popolazione europea d’Algeria mentre il generale de Gaulle, ribattezzato la “Grande Zohra” venne ormai schernito e odiato.

I Pied-noirs si mostrarono delusi quando vennero a sapere che il Capo dello stato, da loro tanto odiato, è sfuggito a un attentato il 9 settembre 1961 a Pont-sur Seine, nel dipartimento dell’Aube.

L’autunno 1961 è per l’OAS il momento della speranza. Sul piano dell’organizzazione interna il movimento ha definitivamente trovato le condizioni dell’unità e della coesione: l’autorità del generale Salan e del suo stato maggiore non è più contestata. Nelle grandi città algerine è con grande entusiasmo che buona parte della popolazione decise di partecipare alle attività dell’OAS o di fornirle semplicemente sostegno e complicità. Grandi manifestazioni collettive di protesta, il moltiplicarsi delle trasmissioni pirata alla radio, le “operazioni mirate” che colpiscono i responsabili della repressione politica contribuiscono a scaldare gli animi della popolazione europea, a eccitarne l’orgoglio e a rafforzarne le convinzioni. Il 9 ottobre 1961 il generale Salan poteva annunciare che disporrà, entro la fine dell’anno, di un esercito di 100 mila uomini “armati e disciplinati.”

La domanda che molti storici si sono posti è: “ma questa organizzazione che sarà protagonista dell’ultimo anno di guerra, cosa vuole esattamente? E come intende perseguire i suoi obiettivi?”

Una risposta che trova sicuramente tutti d’accordo è: Algeria francese.

Ma è una risposta che non per tutti ha lo stesso significato.
Per alcuni, ciò significa la salvaguardia di una situazione acquisita. Cioè la difesa del territorio, del luogo di nascita, del proprio modo di vivere. È sicuramente una prospettiva conservatrice ma senz’altro legittima se non si basa su privilegi eccessivi. Per alcuni civili, una piccolissima minoranza, è la speranza di un cambiamento di regime. Per i militari che hanno una visione che forse si può definire semplicistica, il mantenimento dell’Algeria francese significa difendere la “Grandeur Française”, includendo anche i musulmani in questa visione che comprende anche un’evoluzione sociale, che permetta delle condizioni di vita migliori per gli algerini.
Secondo i militari visto che i 9/10 degli abitanti sono musulmani, questa proporzione deve essere rispettata sul suolo algerino in tutte le istituzioni politiche, economiche e sociali.
Significati divergenti, ma che hanno un unico comune denominatore.
L’unico modo di portare avanti questa idea è l’azione continua, attraverso manifestazioni, attentati, e azioni mirate, per imporsi come interlocutore obbligatorio a de Gaulle. Cioè mettersi in posizione tale che alcuna soluzione del conflitto possa essere presa senza l’avallo dell’organizzazione275. Peggiorare la situazione, costituire una forza credibile. Questi sono gli obiettivi tattici dell’OAS.

I meno estremisti, non per questo meno volenterosi, non sono d’accordo nell’estremizzare la situazione. Non sono preparati a degli scontri fratricidi, anche se giudicano, certo, e ineluttabile il ricorso alle armi, ma vogliono riservare questo ricorso al solo combattere contro il FLN.
Uno dei motivi della sconfitta finale dell’OAS fu proprio che l’Organizzazione si rifiutò sempre di considerare l’esercito francese come nemico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Charles de Gaulle e la questione algerina, 1958-1962

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Informazioni tesi

  Autore: Paul Marie Michel Felli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Gianluigi Rossi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 223

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