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Analisi Letteraria di Così Parlò Zarathustra

L'aquila e gli altri animali

"voglio volare come un aquila, verso il mare
lascia che lo spirito mi trasporti
voglio volare
volare verso il futuro"

Seal – Fly like an eagle

Una volta realizzato il proprio percorso, Zarathustra ammira l'arrivo dei suoi animali, l'aquila e il serpente, solitamente uno preda dell'altro, ma in questo contesto, amici
Nella simbologia dello Zarathustra, Nietzsche ricorre, come nella più classica delle tradizioni, alla comparazione tra animali, evidenziandone le caratteristiche peculiari, inserendoli coerentemente nella storia.
Pur essendo all'inizio dell'opera, Zarathustra ha già provato in prima persona che l'umanità è una delusione: sceso dalla montagna con tutte le più buone intenzioni, si è trovato con un cadavere da seppellire, una folla irridente ed ignorante.
L'attenzione del profeta viene destata dal richiamo dell'aquila, che vola sopra di lui con un serpente avvolto intorno a sé.
"l'animale più fiero che esista sotto il sole e l'animale più astuto che esista sotto il sole sono usciti alla ricerca".
Questa immagine ridesta in Zarathustra la speranza, portandolo a chiudere il Prologo asserendo:
«Chiedo l'impossibile: chiedo dunque al mio orgoglio di andare di pari passo con la mia saggezza.
E se la saggezza dovesse un giorno abbandonarmi - ah, sì, le piace involarsi! - almeno il mio orgoglio continui a volare con la mia follia!»

L'immagine dell'aquila col serpente acquisisce un valore specifico, dettato dal significato che questi due animali hanno nella tradizione e ci conduce verso un interessante inquadramento della figura dell'übermensch.
L'aquila, per Zarathustra "l'animale più fiero che esista sotto il sole", è un simbolo utilizzato già dall'antica Roma nell'esercito e successivamente anche nello stemma degli imperi europei ed è sinonimo di forza.
Il serpente "l'animale più astuto che esista sotto il sole" richiama all'inganno di Adamo ed Eva, dove il Diavolo, trasformatosi nel rettile, era riuscito a ingannare i primi uomini che Dio aveva creato
Questi due animali sono però notoriamente il cacciatore, l'uno e la preda, l'altro; in questo contesto, la fierezza dell'aquila e l'astuzia del serpente, convivono pacificamente restituendo speranza e serenità all'eremita, ferito dal comportamento degli uomini Zarathustra può riprendere il proprio cammino, con la guida di nuovi amici
La fierezza e l'astuzia, in apparenza in antitesi e inconciliabili, appaiono in queste pagine uniti e cooperanti, il superuomo è riuscito a sovvertire antichi pregiudizi e una ancestrale credenza.

Questo passo ci dà un dimostrazione concreta di come dovrebbe essere la grandezza dello übermensch, a differenza dei celebri miracoli decantati nella Bibbia del dio cristiano, l'individuo pensato da Zarathustra riesce laddove l'uomo finito non arriva, sovvertendo legami e vincoli morali riscontrabili nella quotidianità.
Lo übermensch porta il suo simile a liberarsi dalle catene dell'eterno ritorno, che stritolano la sua esistenza.
Il concetto di passaggio, nell'evoluzione verso il superuomo, si manifesta ancora nelle tre metamorfosi, ricordate nel capitolo precedente.

Il richiamo al mondo animale unisce la fine del prologo col proseguo dell'opera: Zarathustra parla a chiunque, sia nel mondo umano che al mondo animale, pertanto nel suo viaggio incontrerà i personaggi più disparati, ognuno con il proprio ruolo e il proprio messaggio che verrà confutato dal profeta.

Il capitolo intitolato "I discorsi di Zarathustra", viene illustrata l'evoluzione dall'uomo al superuomo, attraverso efficaci metafore.
Sulla figura dell'aquila ci saranno due capitoli importanti: nella terza parte del testo e nel primo capitolo è Zarathustra a interagire con il rapace.

Egli infatti dice che ha uno stomaco di aquila ed è impaziente di volare, ma sono le righe successive a colpire, evocando un altro avversario dell'oltreuomo, lo spirito di gravità. Questo verrà citato e descritto più avanti nell'opera con un racconto preciso, e rappresenta la perfetta antitesi al superuomo, volendo tenere verso il basso colui che per natura vola.
«e tanto più che io sono nemico dello spirito di gravità, il che è nella natura degli uccelli: e, in verità, nemico mortale, nemico con tutto il cuore, nemico da sempre! Dove dunque la mia inimicizia non ha già volato, dove non s'è volando smarrita?»
L'analogia è tra l'aquila che da sempre spicca il volo e lo spirito della gravità, che invece tende a tenerlo verso il basso e quindi a limitarlo.

Nietzsche promuove sempre l'innalzarsi verso l'alto e agire liberi riconoscendo, per contrappasso, che ci sono sempre degli ostacoli a questa ambizione.
Come col funambolo, caduto a terra dalla fune sospesa, così vi è qualcosa di ostile che limita l'agire umano. Lo spirito della gravità rappresenta la vecchia morale, che fermerebbe l'aquila o lo spirito del superuomo e gli impedirebbe di librarsi in volo.
Questo volgersi sempre più in alto, come si può leggere "è nella natura", dell'aquila, che sente di dovere salire in alto e sfidare i propri limiti; si capisce perché Nietzsche sceglie proprio questo animale per affrontare questo argomento.

Dovrebbe essere naturale per l'uomo compiere un balzo verso mete sempre più alte e cercare di puntare a migliorare sé stesso, così come, per l'aquila, è naturale volare sempre più in alto. Questo passaggio potrebbe ricordare il mito di Prometeo, che venne condannato dagli dei ad essere incatenato ad una rupe, con un rapace che gli avrebbe roso il fegato ogni giorno, per aver cercato di dare più potere agli uomini. Non a caso Nietzsche fu molto affascinato dalla figura del titano, tanto che avrebbe voluto dedicargli un'opera rimasta poi incompiuta e di cui si conosce l'esistenza grazie a delle lettere scritte nel 1859; è innegabile quanto ci siano evidenti similitudini tra il mito e lo Zarathustra, sfidando entrambi gli dei, cercano di ribaltare la morale, così come era conosciuta Volendo entrare nel dettaglio Prometeo, è stato colui che ha sfidato gli dei e i propri limiti pagandone le conseguenze sulla propria pelle, così come accadrà all'eremita. Prometeo, nella mitologia, ha rappresento un'immagine di progresso e lotta verso l'oppressione dell'ignoranza, identificata da Nietzsche con la religione e quindi con Dio,, che nell'esperienza del titano si chiama Zeus e nello Zarathustra diventa lo "spirito di gravità".

L'uomo per Nietzsche non sa ancora volare ma, preannuncia l'eremita, verrà un giorno qualcuno che porterà questo dono, cosicché l'uomo si interfaccerà diversamente con la terra, che verrà nuovamente battezzata "La leggera".
Cosa intende dire Zarathustra con "nuovamente?"

Un tempo gli uomini non erano così sedotti e schiavizzati come all'epoca di Nietzsche, un tempo vi era una fluente cultura ed innovazione; non sono sporadici gli episodi in cui il Tedesco elogia le civiltà passate per essere state più libere e rivoluzionarie, del suo tempo. Gli uomini del passato sono coloro che, usando il medesimo linguaggio del Nostro, erano in grado di volare, vedevano e intuivano aspetti e cose che gli altri esseri umani non potevano percepire, permettendo lo sviluppo della cultura, dell'innovazione tecnologica e della filosofia. Purtroppo, come ad ogni età dell'oro si sussegue inesorabilmente un'età di oscurantismo e dittatura dello "spirito della gravità", che incatena al suolo la mente degli uomini, di quelli che vorrebbero spiccare il volo e di coloro i quali hanno dimenticato come elevarsi.

Colui che insegnerà all'uomo a volare riscriverà la storia cosicché persino la terra, pesante e immobile, sarà solo leggera. Non tutti gli animali, fa notare però lo Zarathustra, sono sinonimo di positività e di spinta, ci sono altre bestie, invece, malvage e rappresentative dei vizi e del male umano.

Nella parte seconda del nostro testo, Nietzsche racconta dell'incontro tra Zarathustra e una vipera. La vipera morde il profeta mentre stava dormendo sotto un albero, prefigurandogli un imminente morte, ma la risposta di Zarathustra coglie di sorpresa il rettile. «Quando mai un drago è morto per il veleno d'una serpe? Riprenditi il tuo veleno! Tu non sei abbastanza ricca per farmene dono.»
La vipera allora lecca la ferita inferta all'eremita, immagine che viene spiegata da Zarathustra come un esempio di sovversione delle regole. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi Letteraria di Così Parlò Zarathustra

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Masini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Leonardo Amoroso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 131

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