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La figura del Nemico nella retorica politica contemporanea: esempi paradigmatici

L'attualità del nemico

Ultima cronologicamente, ma non per importanza, è una dovuta analisi del funzionamento dei meccanismi di costruzione del nemico al giorno d'oggi. È necessario premettere che, rispetto ai casi precedentemente analizzati, vi siano enormi differenze storiche e politiche (soprattutto). Ciò non impedisce, previa adeguata contestualizzazione, un'individuazione di una certa continuità tangente alcuni ambiti.

Il termine nemico viene oggi ancora spesso e volentieri declinato in varie sfaccettature all'interno della retorica politica democratica. L'utilizzo di tale categoria, come è stato visto, non rappresenta un'odierna novità, ma una costante presente nella storia della civiltà umana, trasversale nel tempo e nello spazio.

Come sostiene Eco, la rappresentazione di un'immagine demonizzata del proprio avversario può vantare una lunghissima tradizione nella storia della civiltà umana. Qualora mancasse un avversario fattuale e riconoscibile, il potere politico si è spesso e volentieri occupato di costruirne uno ad hoc. Tramite diversi strumenti, le tecniche retoriche e propagandistiche hanno avuto un duplice fine. Oltre a fomentare il disprezzo per l'antagonista, incarnazione del Male per antonomasia, hanno fornito un'occasione per proporre la positività del potere, in un'ottica di difesa dei differenti valori a seconda del contesto. È questo il topos per eccellenza della propaganda50, intorno al quale si sono declinati molteplici e differenti casi nel corso dei secoli.

Il Novecento ha rappresentato un epocale punto di svolta per lo sviluppo delle suddette tecniche. L'avvento dei moderni strumenti di comunicazione di massa ha permesso l'utilizzo questa immagine stereotipata in realtà ben più complesse, più ampie e più generalizzate di quanto non fosse stato possibile in passato. I mass media hanno potuto veicolare notizie e immagini artefatte e mendaci su scala sempre più planetaria, riducendo spazi e tempi e penetrando in modo veramente capillare all'interno dell'opinione pubblica e di un immaginario collettivo in perenne trasformazione51. La Prima Guerra Mondiale ha rappresentato uno spartiacque per l'ingresso delle nuove tecniche comunicative nell'ambito propagandistico. Tecniche poi affinate e perfezionate nel corso di tutto il Novecento, tanto da essersi guadagnato l'appellativo di «Secolo della Propaganda»52. Comunicazione che, anche in ambito politico, ha subito un'ulteriore svolta nel nuovo millennio con l'avvento di Internet e dei social media. Il rapporto partecipativo e l'interazione virtuale permettono di ricreare un legame fiduciario e diretto tra l'elettore e il singolo personaggio politico; una situazione in cui il politico può esprimersi e rivolgersi, modalizzando le informazioni, direttamente al cittadino.

«Nelle società contemporanee, caratterizzate da molteplici flussi d'informazione e dalla sempre maggiore incapacità di ricondurre in termini di comprensibilità la complessità dell'esistente, l'uso della categoria del nemico rimane indispensabile poiché fornisce una chiave ai fini della ricomposizione di una realtà frammentata e apparentemente incongruente53».

Nonostante le trasformazioni economiche, politiche, sociali e culturali siano state molteplici, può risultare lecito supporre che il filo conduttore degli ultimi secoli sia rappresentato dalla massa teorizzata da Le Bon, protagonista nel bene e nel male.
La retorica del capro espiatorio, come sostenuto da Eco, è tutt'oggi una costante nella comunicazione politica. Applicando la teoria della paranoia di Hofstadter e le affermazioni di Eco alla storiografia contemporanea è evidente come la necessaria avversione al nemico diventi un'ossessione proprio quando una comunità avverte un declino della propria identità, quando la perdita di punti di riferimento porti a un'inesorabile destabilizzazione, quando si cerca una sintesi tra le tante contraddizioni che provocano un forte senso di disorientamento. La violenza aggressiva nei confronti del nemico, oltre ad una ovvia funzione distruttiva, può fungere da matrice costruttiva. Difatti, in ottica difensiva, può gettare le basi per la ricostruzione di una comunità sull'orlo dell'atomizzazione.
Può risultare interessante e soprattutto utile chiedersi come avvenga l'odierna costruzione del nemico, in un'epoca caratterizzata dalle conseguenze della globalizzazione e da una conclamata crisi della democrazia rappresentativa54.

50 Massimo Chiais, Menzogna e propaganda: armi di disinformazione di massa, Milano, Lupetti, 2008, p.140-141
51 Massimo Chiais, Menzogna e propaganda: armi di disinformazione di massa, Milano, Lupetti, 2008, p.145
52 Andrea Baravelli, Nemico e propaganda, "Storicamente", 1, no. 13, (2005) p.2
53 ibidem
54 Alessandra Lorini, Paolo Ceri, La costruzione del nemico: istigazione all'odio in
Occidente, Torino, Rosenberg & Sellier, 2019, p.8

Questo brano è tratto dalla tesi:

La figura del Nemico nella retorica politica contemporanea: esempi paradigmatici

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Informazioni tesi

  Autore: Lorenzo Lovato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Diritti Umani
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Francesco Berti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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Parole chiave

nemico
populismo
polarizzazione
capro espiatorio
propaganda
ideologia
masse
retorica politica
costruzione del nemico
amico/nemico

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