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Applicazione dei principi del Governo Clinico nell'azienda ospedaliera “Ordine Mauriziano Umberto I di Torino”

L'audit clinico

Anche l'audit clinico, al pari degli indicatori di performance, rappresenta indubbiamente uno dei principali strumenti di cui il governo clinico dispone. Per audit clinico si intende un processo finalizzato a promuovere la qualità ed a migliorare gli esiti dell'assistenza attraverso un esame sistematico delle modalità diagnostiche e terapeutiche utilizzate e dei loro relativi risultati.
Questo esame consiste principalmente nel confronto dei processi assistenziali impiegati (e dei risultati clinici ottenuti) in specifiche categorie di pazienti con criteri ed indicatori di riferimento. In particolare, il processo dell'audit clinico ha un andamento circolare: si misura la realtà della pratica clinica in rapporto a determinati criteri, vengono successivamente messe in atto una serie di azioni per ottenere un miglioramento, poi si valuta l'eventuale miglioramento al fine di sostenerlo. Il ciclo dell'audit si articola pertanto in cinque tappe:

1. progettazione dell'audit;

2. selezione e definizione dei criteri di misurazione;

3. raccolta dati;

4. azioni di miglioramento;

5. mantenimento.

L'audit clinico in campo sanitario si distanzia notevolmente dall'audit applicato correntemente in altri ambiti, ad esempio quello finanziario, dove con questo termine
vengono indicate attività di controllo, con carattere fortemente ispettivo, eseguite tipicamente da organismi indipendenti esterni.
L'articolazione concreta delle attività di audit può andare dal semplice esame delle modalità di diagnosi e trattamento adottate in un certo periodo su piccoli campioni di pazienti, ad attività sofisticate (tecniche di rilevazione ed analisi delle informazioni raccolte) che implicano la costituzione di database clinici specialistici, nella forma di stabili e continuativi flussi informativi dedicati a descrivere e monitorare i processi assistenziali erogati a casistiche di pazienti di considerevoli dimensioni.
Il primo dei due approcci è certamente quello che con più frequenza è stato fino ad oggi utilizzato nell'ambito dei servizi dai singoli professionisti/operatori, anche se nella gran parte dei casi in modo episodico ed occasionale. Il secondo tipo di approccio, operativamente tradotto nella forma dei registri in cui vengono inclusi i pazienti sottoposti a specifiche procedure, rappresenta una scelta particolarmente impegnativa applicabile ad ambiti di pratica clinica che siano di particolare rilevanza e meritevoli di un monitoraggio continuativo.
In entrambi i casi si tratta di iniziative che cercano di colmare il problema rappresentato dall'assenza di informazioni sui processi diagnostico-terapeutici adottati in specifiche categorie di pazienti e sui risultati conseguentemente raggiunti. In questo senso, la principale potenzialità dell'audit clinico è quella di essere uno strumento fondamentale per acquisire informazioni che altrimenti non sarebbero rintracciabili. A tutt'oggi, le diverse fonti informative disponibili ai servizi sanitari hanno purtroppo un valore limitato, dal momento che sono orientate a raccogliere informazioni utili dal punto di vista amministrativo, ma assai meno per una valutazione della tipologia di prestazioni ed interventi adottati in specifiche condizioni cliniche e per esplorare compiutamente le diverse dimensioni in cui si articola la qualità dell'assistenza, quali:

a. l'efficacia e l'appropriatezza dell'uso degli interventi sanitari: in questo ambito, le informazioni derivabili dalle attività di audit consentono una valutazione dei processi assistenziali adottati in specifiche categorie di pazienti e, quindi, una verifica dei risultati clinici ottenuti (efficacia) e delle indicazioni cliniche di impiego di tecnologie ed interventi (appropriatezza);

b. l'accessibilità dei servizi e la tempestività della loro erogazione: studi di audit possono essere condotti al fine di descrivere le caratteristiche dei pazienti inseriti in una lista di attesa per accedere ad uno specifico intervento e verificare se i tempi di accesso osservati sono congruenti con i loro effettivi bisogni assistenziali;

c. l'appropriatezza organizzativa: vale a dire se l'ambito di erogazione di uno specifico intervento sia stato o meno coerente con i bisogni assistenziali del paziente e con la complessità delle prestazioni da erogare. Le molteplici esperienze relative all'uso degli strumenti di valutazione dell'appropriatezza dei ricoveri o delle giornate di degenza rappresentano altrettanti esempi di applicazione dei metodi dell'audit clinico a questa specifica dimensione della qualità dell'assistenza.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Applicazione dei principi del Governo Clinico nell'azienda ospedaliera “Ordine Mauriziano Umberto I di Torino”

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Informazioni tesi

  Autore: Nicola Cicoria
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Politecnico di Torino
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Francesco Spirito
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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