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La disciplina giuridica dell'Agenda Digitale Europea

L'e-government e l'e-justice

L'e-government, o amministrazione digitale, è una risorsa che le istituzioni comunitarie hanno fortemente sostenuto durante il processo avviato nel corso degli anni Novanta, in precedenza illustrato, concerne il rinnovamento della Pubblica Amministrazione negli Stati Membri e del proprio modus operandi al fine di migliorare  la qualità del rapporto con il cittadino.


Il miglioramento tramite tale risorsa nell'erogazione dei servizi da parte della P.A. opera a tutti i livelli di organizzazione, locale, regionale, nazionale, europeo e globale e si esplicita attraverso il "governo aperto" e la fornitura di servizi attagliati ai bisogni specifici dei cittadini.

Ciò permette alla P.A. di divenire più efficiente e di conseguenze poter destinare alla comunità risorse maggiori. L'aumento della produttività che deriva dunque da un'offerta migliore, in termini di completezza e qualità, di servizi al cittadino consentite di aumentare i livelli di welfare e le entrate. Oltre a fornire servizi migliori per il cittadino e le imprese, l'innovazione e-government rappresenta inoltre uno strumento che, rendendo più trasparente nella propria azione di governo l'Amministrazione, a qualsiasi livello posta in essere, responsabilizza i governanti, esposti ad una maggiore "controllo".

In concreto, si riducono i costi per i servizi necessari ai cittadini, si riduce l'iter burocratico per le aziende e, di conseguenza, si velocizzano i tempi di trattazione delle istanze ad esse connesse ed infine, un siffatto miglioramento nell'erogazione di questi servizi, comporterà nella Pubblica Amministrazione stessa un riassetto organizzativo dovuto al minor tempo necessario per l'esplicazione delle attività "interne" di routine ed un incremento dell'attività di front-office. Come le policies europee precedenti , l'e-government si articola in due fasi: la prima in cui si definiscono i piani e si procedere alla messa in rete dei servizi è chiamata new economy. Tale fase si contraddistingue per un approccio di tipo top down dove i servizi offerti non sono calibrati alle esigenze ed alla domanda dei cittadini bensì sono posti in essere dai governi a prescindere da ciò.

La seconda fase al contrario, rivede questa impostazione divenendo maggiormente attagliata alle varie realtà locali che riguardano le P.A. all'interno di ogni Stato Membro e maggiormente specifiche per ognuno dei paesi Membri.

Strettamente connessa al e-government è l'e-democracy. Con tale ultima espressione ci si riferisce ad una maggiore e più attiva partecipazione politica tramite l'utilizzo delle nuove tecnologie con strumenti come forum, chat, mailbox fin ad arrivare al voto elettronico. Ad oggi l'Unione Europea sta tentando di affiancare tali servizi on-line ai canonici strumenti di partecipazione nel tentativo di elevare la partecipazione al livello sovranazionale anche se, ad oggi, questa risulta maggiormente efficace livello locale. Il cittadino è oggi considerato il "proprietario" e non più il "destinatario" del servizio pubblico ed è in funzione di questa rinnovata visione del rapporto intercorrente tra Pubblica Amministrazione e cittadino che sono state rafforzate le garanzie di legittimità dell'agire amministrativo attraverso il diritto alla partecipazione dei cittadini stessi e delle organizzazioni e il diritto di accesso.

L'azione determinata dai piani e-Europe, prodromi dell'e-democracy, è volta a consentire a tutti i componenti della società l'accesso egualitario alle informazioni digitali al fine di scongiurare il pericolo latente di una società scissa fra utenti dei servizi in rete e individui incapaci o impossibilitati a fruirne, dove esclusivamente le elites sociali possano godere dei nuovi processi di informazione e partecipazione alla vita della comunità.

Nel continuo affinamento di tale servizi risulterà fondamentale inoltre una ripartizione concorde tra i vari paesi membri delle incombenze spettanti agli stessi e di quelle da affidare alla Comunità.

Nel contesto delineato dell'e-government nasce il progetto e-justice, relativo al settore della giustizia, il quale ha l'obiettivo di accrescerne l'efficienza amministrativa, di ridurne i costi di esercizio e favorire l'accesso ai dati giudiziari di coloro i quali ne abbiano necessità anche da paesi differenti rispetto a quello di residenza. Posti questi obiettivi, prende corpo per prima la considerazione di come persino all'interno di uno stesso paese membro le informazioni giudiziarie non siano completamente accessibili tra le varie Pubbliche Amministrazioni e dunque, risulta chiara come la fruizione da organi di paesi diversi possa risultare ardua; inoltre, considerando l'impossibilità di unificare le varie legislazioni europee e dunque i sistemi giudiziari è stato deciso, al fine di raggiungere gli obiettivi del programma e-justice, l'adozione di piattaforme tecnologiche comuni. Analizzate tali questioni ed al fine di porvi rimedio, il 31 marzo del 2009 è stato divulgato il "Piano d'azione pluriennale 2009 – 2013 in materia di giustizia europea".

Un gruppo di lavoro composto da diversi Stati Membri ha posto in essere un progetto pilota al fine di realizzare il Portale Europeo della Giustizia Elettronica. Presentato a Stoccolma il 15 dicembre 2009, il Portale Europeo della Giustizia è dunque il primo progetto ad aver visto la luce. Opera dal luglio 2010 ed ha dapprima reso disponibili informazioni, in tema di giustizia e nelle varie lingue europee, degli ordinamenti degli Stati Membri, ed ora ha l'obiettivo di diventare lo "sportello unico" per i cittadini europei e gli operatori del diritto. Tale sistema si articolerà delle seguenti tre funzionalità quando sarà completamente operativo: in primis fornirà informazioni sulla giurisprudenza dei vari stati membri e la relativa legislazione garantendo lo scambio delle informazioni contenute nei casellari giudiziari degli Stati Membri mediante connessione delle banche dati, ECRIS – European Criminal Records Information Sistem; in secundis consentirà la digitalizzazione delle procedure giudiziarie ed extragiudiziarie transfrontaliere attraverso comunicazioni elettroniche per le parti interessate dalle procedure ed il reciproco scambio dei fascicoli tratti dai casellari giudiziari dei Paesi Membri; consentirà infine le comunicazioni tra autorità giudiziarie.

Al fine di rendere il portale più efficiente ed andare oltre il primo obiettivo dichiarato, è basilare l'adozione di norme o piattaforme comuni le quali garantiscano la fruibilità dell'e-signature, ovvero autenticazione e firma elettronica.
Inoltre, nello sviluppare tale progetto di fondamentale importanza sarà il rispetto della legislazione vigente in materia di tutela dei dati personali ed, in considerazione delle 23 lingue presenti nelle istituzioni europee, una corretta traduzione degli atti. La questione linguistica risulta determinante al fine di fornire un servizio realmente efficiente e di indubbia utilità, poiché il semplice collegamento con un sito di giustizia di un paese diverso rispetto quello di provenienza di un cittadino-utente del sistema non risulterebbe confacente rispetto gli obiettivi posti ed efficace rispetto le necessità degli utenti. È necessario inoltre che il servizio di traduzione tenga conto delle questioni semantiche presenti nelle 23 lingue interessate ed essendo a queste correlati 23 sistemi giuridici differenti, dei vari concetti giuridici ivi presenti. Per quanto concerne l'identificazione, il gruppo di lavoro sviluppatore del progetto pilota, constatata la diversità dei vari sistemi di identificazione sia tra paesi membri che tra organi giudiziari interni, ha istituito un sistema di identificazione comune, denominato ECLI (European Case Law Identifier).

Oltre quanto già esposto circa lo snellimento delle prassi di back-office che l'applicazione delle nuove tecnologie alle P.A. determinano e della maggior solerzia di cui beneficeranno le prassi penali, in particolare nei procedimento transfrontalieri, rilevanza nel progetto e-justice assume la necessita di giungere ad una maggiore sorveglianza degli ingenti flussi migratori che giungono in Europa dai paesi Arabi. A tal fine è stato istituito con Regolamento (CE) n. 2725/2000 del Consiglio dell'11 dicembre 2000 il sistema EURODAC, Europen Dactyloscopie, con in compito di favorire l'applicazione del regolamento Dublino II. L'EURODAC è un sistema che confronta le impronte digitali dei richiedenti asilo e di alcune categorie di immigrati clandestini, al fine di individuare quale paese dell'Unione europea sia competente per l'esame di una domanda d'asilo, consentendo inoltre di individuare eventuali pendenze penali e l'eventuale posizione processuale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La disciplina giuridica dell'Agenda Digitale Europea

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Informazioni tesi

  Autore: Massimo Sordi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Alfonso Contaldo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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