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L'indossare simboli religiosi sul luogo di lavoro nel diritto dell'Unione Europea

L'identità religiosa dell'individuo nel contesto lavorativo

Se globalmente la pratica religiosa appare statisticamente in calo, le identità religiose sono fermamente riaffermate anche nella sfera delle formazioni intermedie, come il mondo del lavoro e dell'impresa. L'impresa è infatti un "microcosmo rivelatore delle tendenze sociali" ed è il luogo in cui, forse più di tutti, gli individui lavoratori rivendicano il riconoscimento della loro identità religiosa: questo si trasforma, spesso, in un terreno di confronto tra libertà religiosa e prerogative del datore di lavoro.

Il datore di lavoro ha l'obbligo di rispettare la fondamentale libertà religiosa del lavoratore in ottemperanza alle normative che tutelano, sia a livello internazionale ed europeo che a livello interno, ogni forma di discriminazione fondata su ragioni religiose, sia che queste riguardino una discriminazione circoscritta al momento dell'ingresso nell'attività lavorativa, sia che si tratti di una discriminazione riguardante il licenziamento, sia che si tratti di ogni altra misura discriminatoria assunta nel corso del rapporto lavorativo.

Prima di procedere allo studio del principio di non discriminazione occorre definire cosa si intende per "identità religiosa del lavoratore". Ciò è necessario per chiarire quali siano le richieste di tutela derivanti da quest'ultima e per definire entro quali limiti tali richieste possono essere prese in considerazione dall'ordinamento. Secondo Alasdair MacIntre l'identità è un'unità narrativa caratterizzante il soggetto nell'ambito di una tradizione e un contesto: l'individuo si riconosce come appartenente ad una storia e ad un sistema di relazioni complesse caratterizzate dal fluire delle idee, delle emozioni, delle scelte. L'identità, quindi, caratterizza il proprio sé in rapporto all'altro.

Si parla quindi di identità religiosa allorché il soggetto sia portatore di un patrimonio culturale che lo renda in grado di interagire con l'altro attraverso la lingua, i gesti e i simboli propri di una determinata credenza religiosa. La decisione del lavoratore di collocarsi nello spazio aziendale utilizzando la lingua, i gesti e i simboli propri di un credo religioso potrebbe dar vita a delle incompatibilità fra la professionalità del lavoratore e l'organizzazione lavorativa. Il simbolo o l'indumento indossato rappresenta uno strumento per esprimere la propria identità religiosa e culturale, vengono a configurarsi come "un'immagine del corpo che può comunicare senso e valori", è un segno distintivo attraverso il quale una persona desidera comunicare una scelta e un'appartenenza, inoltre comunica una componente estremamente rilevante della propria identità.

Ad oggi sicuramente la tutela dell'identità religiosa del lavoratore appare, nella giurisprudenza europea, meno intensa di quella garantita al datore di lavoro. Tra l'altro, in alcune situazioni aziendali, l'identità religiosa del lavoratore subordinato - nella forma della manifestazione attraverso riti religiosi, come ad esempio la preghiera all'interno dell'azienda o specifiche regole alimentari all'interno della mensa aziendale - non ha neppure la possibilità di essere estrinsecata poiché richiederebbe un comportamento attivo da parte del datore di lavoro che non è imposto dalla normativa.

Nei prossimi paragrafi si analizzerà ogni aspetto della normativa europea sulla tutela antidiscriminatoria nell'ambiente lavorativo privato in modo da aver chiaro il contesto normativo in cui la Corte di giustizia ha emanato le recenti sentenze.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'indossare simboli religiosi sul luogo di lavoro nel diritto dell'Unione Europea

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Informazioni tesi

  Autore: Denise Iarussi
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Emanuela  Pistoia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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