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Il Sé Sociale. Comprendere il lavoro di Comunità a partire da una microanalisi

L'importanza della partecipazione democratica e il ruolo dell'operatore professionista

L'importanza del comportamento delle persone all'interno del loro ambiente sociale quotidiano, ci fa comprendere, come sostenuto da Mencacci (1994) (cit. in Fasce, 1998) già in ambito psichiatrico, che è la cultura dell'abbandono, dell'indifferenza, della non solidarietà ad approfondire il divario tra situazioni di disagio e società, dove viene perso il senso del territorio inteso come 'insieme di persone'.
La psicologia di comunità dunque, dal punto di vista – più volte ribadito – di collante tra psiche e sociale, tra pubblico e privato, basa i suoi interventi tra 'sviluppo di comunità' come partecipazione di cittadini protagonisti dei cambiamenti e interlocutori delle amministrazioni, e 'progettazione dell'ambiente di vita' con la finalità di favorire il 'senso di comunità',
prerequisito per la formazione spontanea di azioni si sostegno sociale.
L'efficacia del processo di sviluppo di comunità, dipende pertanto dal grado con cui si riuscirà a coinvolgere la gente in quel processo, non solo sotto le vesti di singoli membri, ma di gruppi, organizzazioni, associazioni.

Nasce allora il bisogno di convivenza e di una psicologia della convivenza, che sia capacità di metabolizzare e accettare le differenze così da contenerle in una dimensione di conflitto che pur sempre prevede un'intenzionalità di negoziazione fra le parti e dunque di soluzione dello stesso (Noto, Lavanco, 2000: p. 79).

Da qui, un nuovo modo d'intendere la politica, non più solo nella sua connotazione di fattore organizzativo, ma soprattutto creativo; un'azione trasformativa frutto del dialogare tra soggettività, motore di un processo di cambiamento regolato dalla dinamica fra gruppo, individuo, ambiente.
La sua natura dinamica, il termine gruppo, la porta con sé: dal tedesco medievale kruppa (matassa arrotolata), etimologia che rimanda direttamente agli elementi che lo contraddistinguono come tale (coesione, interazione, cambiamento, leadership, culture organizzative); individuo e ambiente, d'altro canto, è nella loro interazione che trovano la loro natura dinamica, la quale va a determinare i possibili esiti dell'intervento, sono difatti sia le determinanti ambientali, sia le caratteristiche psicologiche della persona debilitata delle sue potenzialità creative e di problem solving, che osteggiano il raggiungimento del benessere.
Se vogliamo dirla con Giannone e Lo Verso (1996): "la politica come luogo dell'azione per il bene comune, ci appartiene in quanto noi, come soggetti, condividiamo un senso di appartenenza ad una comunità" (p. 84).
Ritorna più forte il concetto di transpersonale politico e sociale che caratterizza la polis, non soltanto come un insieme di strutture e disposizioni, ma come "una rete inconsapevole di significazione" (op. cit.). Nell'assunzione di un political behavior diventa dunque il creare una 'mentalità di gruppo' l'obiettivo principale per il superamento di un pensiero individuale verso uno plurale, per poter, non solo pensare, ma anche progettare il cambiamento (cfr. Mannino, Di Maria, Lavanco, 2002). "Significa, in ultima analisi, 'pensare la differenza', porsi dal punto di vista dell'ambiente e dell'ambientazione, cioê la capacità di dare senso – ambientarsi – di un soggetto all'interno di un contesto", pensare "la propria feconda interpolazione con l'altro¬ (Noto, Lavanco, 2000: p. 93).
La partecipazione diventa dunque, non solo meta dell'azione sociale, ma anche e soprattutto strategia, una capacità che si acquisisce solo 'partecipando', e riguarda da vicino anche l'operatore professionista che ha il compito di organizzare la comunità in relazione ai programmi operativi presupposti. Egli deve cioè, "essere capace di lavorare con la gente e per la gente, mettere tutto il suo impegno per costruire la leadership ed organizzare il gruppo, essere pronto a ritirarsi non appena il gruppo è in grado di gestirsi da sè" (op. cit., p. 125). Inoltre, nella sua importante funzione di mediatore nei conflitti tra potere e cittadini non è così limitato; in quanto animatore – si ribadisce con Gillet (2000) – l'operatore professionista tende a tessere e ritessere legami sociali all'interno dei gruppi e fra gruppi di comunità, legami democratici, la vera sfida di ogni animazione.
Adottando l'ottica dell'autore, allora, ê importante mettere in primo piano il carattere attivo dell'operatore, che diviene:

• 'anim/attore', nella misura in cui ê capace di adottare determinate strategie intese come l'arte di 'combinare', nel senso di preparare, organizzare delle operazioni per raggiungere un obiettivo (processo di pianificazione);

• 'medi/attore', nella misura in cui riesce a inventare e costruire spazi transazionali, intermedi, che nel senso di Winnicott, possano essere in grado di costruire e produrre un sapere nuovo dalla negoziazione individui, gruppi, istituzioni, dalla costruzione di una rete formale-informale che permetta di chiarire la relazione tra il proprio spazio originario (simbolo del legame materno) e il mondo esterno.

In seconda analisi, questa generale 'competenza strategica' dell'operatore, affianca alla partecipazione una seconda strategia-meta: l'autodeterminazione, intesa come la mobilitazione degli sforzi della gente a partecipare alla soluzione dei problemi della comunità, utilizzando le risorse di cui essa dispone, perché è più importante come vengono affrontati i problemi anziché gli obiettivi che ci si propone di raggiungere.
La motivazione a partecipare, al contrario di come si potrebbe pensare, non sempre è presente. A ciò sono finalizzati i programmi di formazione, a spegnere l'apatia tra la gente, persuadendola che la propria partecipazione farà la differenza. Altro compito dell'operatore, dunque, consiste nell'educazione ad una partecipazione attiva che responsabilizzi i gruppi rendendo l'individuo capace di agire per conto della comunità; può essere ottenuta attraverso la fattibilità di una survey ricognitiva dei problemi della comunità e dei bisogni avvertiti dalla gente. Ecco perché sviluppo delle competenze della collettività e abilità di coping individuale si muovono assieme.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Sé Sociale. Comprendere il lavoro di Comunità a partire da una microanalisi

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Informazioni tesi

  Autore: Marisa Vaccaro
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Gioacchino Lavanco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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Parole chiave

prevenzione
comunità
sviluppo locale
società
giovani
persona
intervento
vita quotidiana
individualità
identità sociale
difficoltà
abbandono scolastico
senso d'appartenenza
manipolazione situazionale
progetto giovani

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