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Le armi di distruzione di massa in Iraq. Gli accordi, i conflitti e le strategie di potere

L'invasione anglo-americana

Intanto, il 20 gennaio 2001, George W. Bush vinse le elezioni presidenziali, diventando il quarantatreesimo Presidente degli Stati Uniti d'America. Egli, dopo un primo periodo di presidenza in cui sembrava avere prospettive isolazioniste in politica estera per gli USA, mutò profondamente la propria visione dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001. Fu allora che l'influenza della fazione cosiddetta neoconservatrice crebbe enormemente all'interno dell'Amministrazione Bush. I neocons erano guidati in primis dal vicepresidente Dick Cheney, dal segretario di Stato Condoleezza Rice e dal segretario della Difesa, Donald Rumsfeld e nella loro ottica gli USA avevano l'obbligo di esportare la democrazia all'estero, se necessario anche con la forza. Si sviluppava allora la "Dottrina Bush" che includeva il concetto secondo cui le nazioni che ospitano terroristi vanno considerate nemiche degli Stati Uniti. L'azione militare preventiva era quindi ampiamente giustificata per proteggere gli Stati Uniti dalla minaccia di attacchi terroristici. Bush utilizzò spesso termini generici come "Asse del male", "Esportazione di democrazia" e "guerra contro il terrore", evidenziando soprattutto il dualismo bene-male in modo da convincere il mondo che ogni azione degli Stati Uniti sarebbe stata giusta. Dunque uno degli obiettivi statunitensi diventava l'Iraq.
A questo punto gli Stati Uniti, visti i risultati delle ispezioni dell'ONU, dovevano trovare un pretesto per poter attaccare il regime di Hussein che, dopo anni di alleanza con la Casa Bianca, era ormai diventato un personaggio troppo scomodo e, nella logica americana, era giusto metterlo fuori dai giochi. Paul Wolfowitz, vicesegretario della difesa del governo Bush, in un'intervista, affermò che il problema delle armi di distruzione di massa era senz'altro il motivo per il quale tutta l'amministrazione Bush era d'accordo per far cadere il regime di Saddam. Il secondo era il supporto al terrorismo ed i presunti legami con Al-Qaeda e il terzo l'atteggiamento criminale nei confronti del popolo iracheno. Per quanto riguarda i primi due motivi non vi era alcuna prova certa contro l'Iraq. Le ispezioni dell'UNSCOM prima e dell'UNMOVIC dopo avevano di fatto dato esiti negativi riguardo la presenza di arsenali nucleari. Per quanto riguarda il legame con Al-Qaeda non erano mai stati trovati indizi a supporto di questa tesi. La non compatibilità tra il regime baathista e il gruppo terroristico stava soprattutto nell'ideologia: laico il primo, fondamentalista islamico il secondo.
L'amministrazione Bush inoltre fu fortemente criticata per aver utilizzato a proprio favore la testimonianza di un presunto ex-scienziato nucleare iracheno, Khidir Hamza. Egli, presentatosi come il bombmaker di Saddam, fornì informazioni alla CIA, sostenendo che i programmi di armi nucleari iracheni erano ancora in corso e soprattutto attivi. Dalle indagini dell'UNSCOM era emerso invece che Hamza era espatriato negli Stati Uniti nel 1994 e non lavorava più per il programma governativo iracheno di armi nucleari già dal 1990. Scott Ritter si scagliò contro il governo americano e contro i media americani per aver creduto alle parole di una persona su cui l'UNSCOM aveva già indagato e che non aveva più niente a che fare con il governo iracheno ormai da molti anni e inoltre di averlo utilizzato come un pretesto per poter attaccare l'Iraq.
Ma il programma propagandistico americano era appena iniziato. Durante il 2003 il New York Times pubblicò molte storie che ebbero senz'altro l'effetto di persuadere il popolo americano che attaccare l'Iraq fosse la cosa giusta da fare. Una storia in particolare, scritta da Judith Miller, aiutò a raggiungere questo obiettivo. Nel settembre 2002 scrisse a proposito di una spedizione intercettata di tubi in alluminio che il NYT sostenne fossero destinati allo sviluppo di un programma nucleare. Inoltre nell'articolo la Miller sosteneva che l'Iraq aveva intensificato la sua ricerca di materiali nucleari per riuscire a costruire una bomba atomica. Questa storia fu più volte citata in apparizioni televisive dai principali membri dell'amministrazione Bush, tra cui Donald Rumsfeld, Colin Powell e Condoleezza Rice, che utilizzarono questo articolo come cavallo di battaglia per giustificare l'eventuale invasione. Il problema fu però che in seguito emerse che tutte le informazioni di cui la Miller era entrata in possesso erano state manipolate e in seguito trascritte in un articolo nella maniera più conveniente. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le armi di distruzione di massa in Iraq. Gli accordi, i conflitti e le strategie di potere

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Cicora
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni Internazionali
  Relatore: Maurizio Vernassa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

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