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Italia, Polonia e i Patti di Locarno

L'Italia e la rinascita della Polonia

In Italia la causa polacca era vista con simpatia fin dall'Ottocento, quando entrambi i popoli avevano combattuto per l'indipendenza; tuttavia al momento della discussione della questione polacca alla Conferenza della pace l'atteggiamento favorevole degli italiani dovette tenere conto di una serie di valutazioni politiche. Uno dei problemi più importanti da questo punto di vista era naturalmente il rapporto con gli alleati e la futura sistemazione della Germania.

Come abbiamo visto il contributo italiano alle discussioni riguardanti questo problema fu piuttosto marginale. Uno dei rari esempi della partecipazione italiana fu la critica portata avanti nei confronti della costituzione del Corridoio che avrebbe dovuto fornire alla Polonia un accesso al mare, giudicato militarmente indifendibile e probabile causa di futuri scontri. Inoltre il rappresentante italiano alla Commissione per gli affari polacchi, Della Torretta, si oppose alla soluzione del plebiscito da tenersi nella regione di Allenstein, temendo che questo costituisse un precedente per i territori che interessavano l'Italia. Ugualmente il problema di Danzica era visto solo in funzione dell'analogia con quello di Fiume: sembrava preoccupante il fatto che una città prevalentemente tedesca come Danzica venisse costituita "città libera", perché la stessa cosa avrebbe potuto succedere anche con Fiume, nonostante la maggioranza della popolazione fosse italiana.

Più attiva fu la partecipazione italiana alla definizione dei confini orientali; in questo caso, tenendo conto di un possibile ritorno della Russia come grande potenza europea, gli italiani, d'accordo con gli inglesi, sostennero un'applicazione restrittiva del criterio etnico, opponendosi alla Francia che proponeva una delimitazione più favorevole a Varsavia, mentre appoggiarono tutte le rivendicazioni polacche nei territori dell'ex impero asburgico. In particolare sostennero le richieste polacche nella Galizia Orientale, anche per creare un collegamento territoriale tra Polonia e Romania che avrebbero dovuto contenere l'espansionismo russo e controbilanciare il blocco degli slavi del sud. Gli italiani appoggiarono i polacchi anche a Teschen, opponendosi in questo caso alla Francia che proponeva di assegnare la regione alla Cecoslovacchia.

I rapporti italo-polacchi erano condizionati anche dal fatto che la Polonia fosse un'alleata della Francia e di conseguenza risentivano dell'andamento dei rapporti tra Italia e Francia, che negli anni 1919-1920 erano abbastanza tesi. Considerando anche l'atteggiamento italiano nei confronti della Russia sovietica, ritenuta un male minore rispetto all'imperialismo zarista e con la quale si sperava di stringere dei rapporti, tutti questi fattori resero la condotta del governo italiano piuttosto oscillante al momento di intervenire in crisi internazionali come quelle dell'Alta Slesia o della guerra polacco-sovietica.

Come accadde in quasi tutte le questioni concernenti la sistemazione della frontiera polacco-tedesca, l'Italia non ebbe un ruolo attivo nelle discussioni che avrebbero portato a decidere per un plebiscito in Alta Slesia. I tedeschi si erano opposti alla proposta dell'apposita sottocommissione, nominata dalla Commissione per gli affari polacchi, che aveva suggerito di assegnare tutta la regione alla Polonia, e di conseguenza il Consiglio Supremo aveva deciso di ricorrere a un plebiscito. La Commissione interalleata incaricata della sua preparazione si ritrovò ad affrontare una situazione abbastanza difficile, sia perché dovette lavorare in un ambiente ostile, sia perché i lavori furono subito paralizzati dalla divergenza di opinioni tra il rappresentante francese Le Rond, che sosteneva le richieste polacche, e quello inglese Percival, sostenitore della Germania. Il rappresentante italiano De Marinis, più che fungere da mediatore, era favorevole ai tedeschi; il governo italiano seguiva una linea più moderata, anche per non irritare eccessivamente i polacchi e per non rendere troppo tesi i rapporti con la Francia: un esempio fu il mancato appoggio italiano alla richiesta inglese di richiamare il generale Le Rond, che veniva ritenuto responsabile del comportamento troppo parziale delle truppe francesi durante la rivolta slesiana del 1920.

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Italia, Polonia e i Patti di Locarno

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Informazioni tesi

  Autore: Eva Camedda
  Tipo: Laurea vecchio ordinamento (pre riforma del 1999)
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Leopoldo Nuti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 182

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mussolini
storia delle relazioni internazionali
politica estera italiana
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storia della polonia
patti di locarno
storia dell'europa
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