La repressione del fenomeno mafioso in Italia dal 1861 al secondo dopoguerra
L'occupazione delle terre e la mafia in ''guanti gialli''
In merito agli orientamenti assunti dalla mafia, per quel che riguarda lo sfruttamento agrario dell'isola, non si può prescindere dal soffermarsi brevemente su quel movimento diffusosi spontaneamente in Sicilia fra braccianti agricoli, minatori ed operai nell'ultimo decennio del XIX secolo, passato alla storia sotto il nome di "Fasci siciliani".
Il movimento, di chiara ispirazione socialista, fu un tentativo di riscatto delle classi più umili che protestavano sia contro la proprietà terriera siciliana sia contro lo Stato che sosteneva, sfacciatamente, la classe benestante. Avendo lo Stato unitario tradito la speranza dei benefici sociali in favore dei ceti più poveri, il movimento auspicava soprattutto delle riforme in materia fiscale e delle norme in ambito agricolo che portassero all'abolizione delle gabelle e alla redistribuzione delle terre.
Allorché, nell'autunno del 1893, il movimento organizzò scioperi in tutta la Sicilia e cercò di imporre le proprie condizioni alla proprietà terriera per il rinnovo dei contratti, il Governo, presieduto dal siciliano Francesco Crispi, decise di reprimere i Fasci siciliani, considerando tale organizzazione sovversiva di matrice anarchica e applicando leggi speciali che comprendevano esecuzioni sommarie ed arresti di massa. Con un decreto reale, il movimento fu definitivamente sciolto e i capi arrestati. [...]
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La repressione del fenomeno mafioso in Italia dal 1861 al secondo dopoguerra
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Aloisio |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Francesco Mastroberti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 209 |
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