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I divieti coranici nella finanza islamica con particolare riferimento al sistema delle assicurazioni

L'organizzazione della banca islamica: funzioni, attività e obiettivi

Sotto un aspetto pratico, la banca islamica condivide con quella convenzionale l'articolazione delle attività in erogazione di credito e raccolta del risparmio, con la particolarità, sul piano teorico, che mentre nel sistema convenzionale il costo del finanziamento è rappresentato dal tasso d'interesse, nella finanza islamica la remunerazione del capitale è basata sul principio della partecipazione ai guadagni e alle perdite. Inoltre, tenuto conto dell'assenza dei tassi di interesse nella prassi finanziaria, la relazione creditore-debitore così come si trova nel sistema convenzionale perde significato nell'altro sistema e, per questo motivo, è più corretto identificare la funzione bancaria islamica come gestione/distribuzione di fondi oppure come impiego/raccolta fondi.

La banca islamica può operare secondo tre modelli:
1. Banca islamica propriamente detta, che opera interamente secondo la shar’īa.
2. Filiale o succursale di una banca convenzionale.
3. Sportello islamico all'interno di una banca convenzionale che offre prodotti shar’īa compliant.
Negli ultimi due casi, l'obbligo è quello di non mischiare i capitali derivanti dalle attività convenzionali con quelle propriamente islamiche.

Sul versante della raccolta, i depositi si dividono in due modalità:
1. Il deposito non remunerato, che è assimilabile ai convenzionali depositi a vista (in arabo wadī’ah, in inglese current account o demand deposit) e si configura come una semplice custodia del denaro, di cui non è prevista alcun pagamento da parte del depositante. La banca garantisce il rimborso della somma versata anche se, secondo molti studiosi, questa garanzia sarebbe contraria alla legge perché metterebbe in discussione l'assunzione del rischio da parte dei depositanti.
2. Il deposito partecipativo (in arabo anche qira, in inglese saving account o term deposit), che è un deposito a termine con il quale la banca acquisisce la disponibilità del fondo, con l'obbligo di restituirlo alla scadenza. I fondi vengono remunerati attraverso lo schema partecipativo stabilito in un contratto muḍārabah. Il deposito partecipativo può assumere la forma di conto di deposito o unrestricted muḍārabah, quando la banca utilizza le somme depositate per finanziare indifferentemente tutti i suoi impieghi; oppure la forma di conto di investimento o restricted muḍārabah, quando il fondo viene destinato al finanziamento di specifiche iniziative e viene remunerato secondo PLS. In questo modo i depositanti diventano soci e azionisti della banca.
I depositi partecipativi presentano analogie con i fondi comuni di investimento, tuttavia la cruciale differenza sta nel fatto che nella controparte islamica i depositanti non hanno potere decisionale o gestionale.
Per la banca, il vantaggio offerto da questi depositi è quello di ammortizzare considerevolmente i rischi di perdite che vengono così “scaricate” solo sui depositanti.

Il deposito partecipativo ha suscitato problematiche relative alla posizione del depositante-creditore in quanto si ravvisa una certa mancanza di trasparenza nella gestione congiunta dei fondi come anche perplessità sui criteri di allocazione del capitale di azionisti e depositanti; inoltre la banca, in qualità di muḍārib, avrebbe il vantaggio di ricevere una ricompensa il cui importo non può essere modificato nel tempo in relazione ai reali andamenti dell'impresa in cui investe.
Alla banca è inoltre permesso stipulare un doppio contratto muḍāraba oltre a quello con i depositanti: infatti quando investe i fondi in qualità di muḍārib per conto dei depositanti in un'impresa che decide di non gestire direttamente, la banca diventa finanziatrice di quell'impresa, assumendo il ruolo di rabb al-māl.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I divieti coranici nella finanza islamica con particolare riferimento al sistema delle assicurazioni

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca De Luca
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letteratura afroasiatiche
  Relatore: Marco Salati
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 143

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