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«Sì cominciò Beatrice questo canto». Strategie retoriche negli esordi della Commedia.

L'orologio dantesco: gli esordi con perifrasi astronomiche

Come si è detto, gli esordi che appartengono a questo gruppo inaugurano sei canti purgatoriali (Purgatorio II, VIII, IX, XV, XXV e XXVII). Collocate in apertura di canto, le perifrasi astronomiche hanno la funzione di scandire il tempo della seconda cantica. Da questo sentimento del tempo continuamente evocato emerge un «profondo valore di richiamo universale, quello stesso per cui il singolo destino dell'uomo è iscritto, nella Commedia, nell'intera storia dell'umanità in cammino verso l'ultimo giorno».
Il primo esordio che ho scelto di analizzare è quello di Purgatorio II che può considerarsi esemplare per quasi tutti gli altri canti del gruppo. Dante e Virgilio si trovano ancora sulla spiaggia della montagna del Purgatorio, dove erano giunti nel canto precedente:

Già era 'l sole a l'orizzonte giunto
lo cui meridian cerchio coverchia
Ierusalèm col suo più alto punto;
e la notte, che opposita a lui cerchia,
uscia di Gange fuor con le Bilance,
che le caggion di man quando soverchia;
sì che le bianche e le vermiglie guance,
là dov'i' era, de la bella Aurora
per troppa etate divenivan rance.
(Purg., II, 1-9)

L'ampia perifrasi astronomica si sviluppa lungo le prime tre terzine del canto e indica il momento in cui in Purgatorio sorge il sole. Ma la determinazione oraria del secondo Regno si scopre soltanto nell'ultima strofa, poiché nelle prime due il narratore guarda verso l'altro emisfero e dà informazioni circa l'ora a Gerusalemme e in India. L'insieme dà vita a un quadro astronomico bellissimo, che mette in rilievo il gioco tra luce e ombra, e termina con una personificazione dell'aurora, giocata sul «mutamento dei colori – da bianco a rosso, da rosso a oro».

Se l'incipit di Purgatorio II presenta caratteristiche comuni a tutti gli esordi occupati da perifrasi astronomiche, un discorso a parte vale per l'attacco di Purgatorio VIII, che rappresenta un unicum in questo gruppo:

Era già l'ora che volge il disio
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c'han detto ai dolci amici addio;
e che lo novo peregrin d'amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more;
(Purg., VIII, 1-6)

A differenza che negli altri casi, la perifrasi d'apertura non informa il lettore circa la posizione dei pianeti e delle costellazioni in quel dato momento del viaggio purgatoriale, ma piuttosto insiste sulla connotazione emotiva del tempo: è l'ora del tramonto. Lo sguardo di Dante si posa sulla Terra non per definirne la collocazione astrale, ma per richiamare le immagini dei naviganti, che provano nostalgia quando salutano i «dolci amici», e dei viaggiatori, che avvertono un'emozione acuta quando sentono suonare le campane che celebrano la fine del giorno. Sono versi dolci e nostalgici che hanno la funzione di contenere e anticipar

tutti gli elementi dominanti del canto, che legano tra di loro i vari episodi narrativi: quello del «novo peregrin», il cui doloroso senso di lontananza ben si rifletterà, prima nei dolci amici che D. qui incontra, e poi nella sofferta nostalgia del cielo e della terra, che sembra ancora turbare le anime deboli: quello dell'esilio di D., cui ben si addice quell'atmosfera di raccolta malinconia nell'ora del tramonto. I temi dell'esilio dalla terra, che turbano ancora le anime al ricordo dei loro sogni infranti, si armonizzano con la profezia dell'esilio del poeta, in una delicata elegia oscillante tra i ricordi del mondo e la speranza del cielo
.

Il tema della nostalgia è dunque importante per mostrare l'affinità tra le anime purgatoriali e Dante, e per legare quest'ultimo al grande intreccio tra l'Eternità e la Storia.

A differenza degli altri gruppi di esordi, quest'ultimo non ha necessitato di lunghe analisi; ciò perché esso presenta una certa costanza nelle modalità di realizzazione. In tutti e sei i canti, infatti, gli occhi del narratore scrutano la volta celeste, rapportando a essa la geografia terrena. Questo duplice punto di vista terreno e celeste è presentato in maniera oggettiva e distaccata, secondo canoni simili a quelli della prosa scientifica e astronomica. La sola eccezione è rappresentata dall'esordio di Purgatorio VIII, dove l'emozione rappresentata dal narratore si stacca dalla pagina ed entra nel cuore del lettore, per poi consolidarsi dopo gli incontri con le malinconiche anime purgatoriali. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

«Sì cominciò Beatrice questo canto». Strategie retoriche negli esordi della Commedia.

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Informazioni tesi

  Autore: Angela Grassano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi della Basilicata
  Facoltà: Filologia Classica e Moderna
  Corso: Filologia moderna
  Relatore: Maria Pia Ellero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 146

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