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Il ruolo di Internet nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane del 2008

La “Youtubizzazione” della campagna elettorale

Non c’è dubbio che le elezioni presidenziali in corso negli Stati Uniti saranno ricordate come il momento di svolta nel quale i video on line sono diventati un elemento centrale nella strategia di comunicazione di ogni candidato presidenziale che si rispetti. Per i candidati e i loro staff i video sul web sono diventati un economico e potenzialmente significativo strumento per portare avanti le proprie campagne aggirando il filtro dei media tradizionali e riappropriandosi della possibilità di scegliere la strategia, i modi e le parole più adatte. YouTube, il sito più famoso di condivisione video, che nel 2006, appena un anno dopo la sua nascita fu comprato da Google per 1.65 miliardi di dollari, ha letteralmente rivoluzionato le modalità di trasferimento video, dando vita anche ad un gran numero di imitatori, e obbligando i candidati a ricalibrare le loro scelte in merito a svariati elementi strategici, dagli annunci delle candidature, agli spot elettorali, alla guerra del fango, e molto altro. Il sito ha lanciato inoltre una propria iniziativa per raccogliere in un'unica pagina tutti i candidati repubblicani e democratici.
Questa sezione si chiama YouChoose 2008 e raccoglie i link alle pagine su YouTube dei vari candidati, caratterizzando ogni profilo per colori, stile ed impostazioni differenti.
Sicuramente oggi è diventato più facile comunicare con un video, senza limiti di tempo e par-condicio, piuttosto che con un manifesto o con uno spot elettorale. Ed è indubbia la forza evocativa che un video di pochi secondi può comunicare in maniera molto più efficace rispetto ad altri mezzi. Il problema nasce, però, dall’accresciuta esposizione alle critiche dovuta allo strepitoso aumento della visibilità: è il famoso effetto “macaco”, in una definizione ormai divenuta celebre da quando, nel novembre 2006, un video postato su YouTube costò la vittoria al senatore repubblicano George Allen della Virginia, ripreso mentre definiva “macaco” un esponente di origine indiana dello staff del suo rivale. Una performance che lo rese razzista ed intollerante agli occhi di molti elettori.
I tre principali concorrenti alle primarie democratiche del 2008, Hillary Clinton, Barack Obama e John Edwards, hanno annunciato la loro candidatura con un video sul web. Hillary Clinton nel video fa anche di più: rivela la volontà di proporsi non solo come relatrice del popolo americano, ma come una sua interlocutrice, promettendo di tenere delle video chat in diretta con gli elettori per farsi sentire più vicina a loro ed ai loro problemi. Successivamente ha coinvolto gli utenti di YouTube nella scelta della colonna sonora per la sua campagna, proponendo la votazione di alcuni brani proposti dal suo staff, e dando luogo a qualcosa come 500 mila contatti solo nei primi 10 giorni.
Sono moltissimi gli esempi dell’uso che i candidati hanno fatto di YouTube e, più in generale, della diffusione on line di materiale video, ma alcuni meritano un approfondimento maggiore per lo scalpore suscitato e per il contributo che hanno offerto alla definizione delle logiche sottostanti al rapporto tra la politica e questo nuovo strumento.
A marzo 2008, alla vigilia delle decisive primarie di Texas e Ohio, lo staff della Clinton ha lanciato sul web uno spot allo scopo di affermare un vantaggio nei confronti del rivale Obama, giocando la carta dell’esperienza in politica internazionale. In realtà il video si è presto rivelato un boomerang, provocando una risposta ironica e bruciante da parte dello staff del senatore. “Sono le 3 di notte” dice la voce fuori campo, mentre sul video corrono immagini di case tranquille e pargoli in sonno. “I vostri bambini dormono al sicuro. Ma un telefono squilla alla Casa Bianca. Qualcosa succede nel mondo. Il vostro voto deciderà se chi risponde a quella chiamata sia qualcuno che conosce i leader stranieri, l'esercito, qualcuno preparato a guidare in un mondo pericoloso. Sono le 3 di notte, chi volete che risponda a quella chiamata?”. Sul video appare Hillary alla cornetta, con l'aria pensosa e attenta. La replica degli uomini di Obama è stata immediata: stesso video, stesse immagini, stessa ora, stesso inizio, ma la conclusione è diversa: invece di Hillary, si vedono prima la Casa Bianca di notte, e poi Barack Obama, ripreso mentre incontra i veterani di guerra o parla durante la campagna. La voce narrante spiega: “Quando si deve rispondere alle chiamate, non dovrebbe il presidente essere uno, il solo, che ha avuto il giudizio e il coraggio di opporsi alla guerra in Iraq sin dall'inizio? E ha capito come il vero pericolo per gli Usa fosse Al Qaeda in Afghanistan e non in Iraq?”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il ruolo di Internet nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane del 2008

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Kocman
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Teoria della comunicazione
  Relatore: Edoardo Novelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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