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Lo scandalo e la sapienza della croce. Il paradosso del cristianesimo nella teologia paolina

La concezione paolina di stoltezza e sapienza

Paolo legge l’evento Gesù Cristo alla luce della croce; per lui il crocifisso è veramente «l’immagine del Dio invisibile», come si legge nell’inno cristologico della lettera ai Colossesi (1,15). I tratti più inediti per la comprensione umana e sorprendenti del volto del Signore si scoprono guardando il crocifisso.
Paolo ha sperimentato che la salvezza è grazia; essa discende dalla morte di Cristo e non dalle nostre opere. Negare questo aspetto significa negare la Croce, difatti, se la giustizia deriva dalla legge, Cristo è morto inutilmente. L’apostolo delle genti è il grande difensore della croce di Cristo, contro molte categorie di uomini che ad essa anteponevano conoscenza e sapienza.
La logica della croce si trova al di là di ogni logica umana e di buon senso. Va ricordato che Paolo non disprezza il ragionamento umano e non sostiene nessuno credo che non sia retto dal raziocinio. La logica che scorre nel Crocifisso rivela un’altra sapienza che il raziocinio non può raggiungere autonomamente. La sapienza che nasce dalla follia della croce apre alla vera conoscenza di Dio. Sorprende che Dio abbia deciso di rivelarsi nella debolezza, nella nullità, nell’assenza di Dio. Paolo così si esprime nella lettera ai Corinzi:

«Considerate la vostra vocazione, fratelli: dal punto di vista umano, non ci sono fra voi molti sapienti, né molti potenti, né molti nobili. Ma ciò che nel mondo è stolto, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che nel mondo è debole, Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato, e ciò che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono».

Paolo applica questa logica nei vari settori della vita cristiana: tutto ciò che, nella propria esistenza, appare come fallimento, debolezza, assenza di Dio, è lo spazio dove Dio può sviluppare fin d’ora nel profondo dell’essere umano ciò che Egli operò nel crocifisso. E ancora in 1Cor 1,17-25. «Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo». L’apostolo afferma di essere stato chiamato ad annunciare la croce; essa non è un discorso od una filosofia sulla morte ma il fatto stesso della morte perché Dio in essa si rivela. Paolo pone le distanze da una sophia mondana, che non conosce e si scandalizza di conoscere Dio perché non risponde ai propri parametri, a propri schemi.
Fabris nel suo volume La comunità cristiana nella prima lettera ai Corinzi sostiene che i potenti di questo mondo hanno ucciso Gesù perché non hanno capito l’agire di Dio. Essere aperti alla potenza dell’amore di Dio crea una nuova mentalità, nuovi schemi ermeneutici per leggere la realtà che l’Apostolo esprime con il termine sapienza divina. La sapienza divina pone l’accento sull’essere più che sull’avere.

Questa sapienza ci deriva dalla croce, solo guardando la croce l’uomo può accostarsi a questo mistero. La croce di Gesù traccia una linea di separazione tra il Dio umano, il Dio della libertà e dell’amore e l’anti Dio, che con il suo predominio ed autorità imprigionano gli uomini ossessionandolo con paure ed angosce. Conosciamo Dio attraverso la sua sofferenza, in una fede che si lascia uccidere per risorgere. La conoscenza di Dio si rivela nella contraddizione, nel dolore e nella sofferenza. Conoscere Dio nella croce di Cristo, crocifigge, in quanto distrugge ciò che una persona attiene, con tale conoscenza ci si rende liberi. La fede cristiana libera dalle proiezioni infantili dei bisogni umani e traspone nell’onnipotenza divina, libera dalla miseria dell’uomo e traspone nella responsabilità di Dio. Libera dalle figure divinizzate del Padre, cui l’uomo ricorre per conservare la propria infantilità, libera dal timore degli schemi politici fondati sull’onnipotenza, coi quali i potenti legittimano il dominio nel mondo e causano complessi d’inferiorità nei confronti degli altri. Libera da determinazioni conferite dall’esterno e da indirizzi imposti da altri, da ciò che le anime angosciose amano e allo stesso tempo odiano.
Lo scandalo e la stoltezza della croce stanno nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c’è tutta la potenza dell’Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in tale apparente debolezza.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo scandalo e la sapienza della croce. Il paradosso del cristianesimo nella teologia paolina

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Giorgini
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2017-18
  Università: ISSR di Portogruaro
  Facoltà: Teologia
  Corso: Scienze delle religioni
  Relatore: Maurizio Girolami
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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Parole chiave

fede cristiana
crocifisso
risurrezione
teologia paolina
mistero della fede

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