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Profili di tutela del diritto d'autore in rete, con particolare riferimento a condivisione e streaming

La condivisione in internet e socialnetwork

Con lo sviluppo delle tecnologie informatiche e degli accessi al social media, sempre più persone adottano pratiche online per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio. Il file sharing è la condivisione dei file all'interno di una rete comune, tramite appositi programmi di condivisione, che può essere una struttura client-server oppure peer-to-peer. Nella prima ipotesi i vari utenti si connettono da un unico server dove sono caricati i file; mentre nel secondo caso siamo in presenza di una rete paritaria, poiché non esistono nodi gerarchizzati, ovvero intrecci della rete costituiti da un server o da un computer, ma soltanto nodi equivalenti che svolgono la funzione sia di client che di server. Il primo caso di file sharing, come fenomeno popolare, è stato quello di Napster, una rete nata nel 1999 in forma di peer-to-peer, ma ibrida perché aveva un server centralizzato che consentiva la condivisione gratuita di file musicali tipo mp3. Fu chiusa a causa di azioni legali intentate dai discografici americani; dopo la chiusura gli utenti della rete si sono organizzati sviluppando un'alternativa chiamata Open Nap che funzionava allo stesso modo. Con il tempo questa rete ha dovuto generare altri due network, completamente peer-to-peer, al fine di poter scaricare qualsiasi tipo di file digitale. In una rete peer-to-peer pura anche se a un client viene imposto di interrompere la trasmissione dei dati da parte delle autorità, ciò non causerà l'interruzione del fenomeno perché il materiale sarà reperibile anche presso altri client. I social network come facebook, twitter e youtube, consentono di “condividere” opinioni, foto, video e altre creazioni; quindi sorge spontanea la domanda se il file sharing sia un'attività di innocente copiatura o un vero e proprio furto. Il problema fondamentale della condivisione è la non controllabilità di come tale materiale viene utilizzato dagli altri fino a giungere in mano ad estranei. Il diritto d'autore comprende anche le opere che vengono create o condivise sui social media, ma le condizioni di accesso e di utilizzo del sito possono modificare tale diritto; infatti alcuni siti web si danno la facoltà di copiare e usare il lavoro che pubblicano gli utenti senza chiederne il permesso. Ad esempio Facebook ha il diritto di utilizzare qualsiasi cosa pubblicata dai sui iscritti, comprese foto, video, opere d'arte e testi. La stessa cosa vale con youtube, google, twitter, flickr, e tumblr. E' sempre consigliabile verificare le condizioni di un sito web prima di utilizzarlo e condividervi il proprio materiale, perché spesso pone dei limiti al diritto d'autore. Se qualcuno utilizza del materiale protetto da copyright senza permesso, il proprietario dell'opera dovrebbe prima di tutto informare la persona che sta infrangendo il diritto d'autore chiedendogli un compenso o di distruggere la copia; se il soggetto rifiuta, è necessario consultare un legale. Si possono anche avvisare gli amministratori del sito (ad esempio di facebook, twitter e youtube) e chiedere loro di togliere il materiale in questione, oppure contattare il fornitore di servizi internet affinché blocchi l'accesso al sito per il trasgressore. Se si viola il diritto d'autore il titolare dello stesso può chiedere il risarcimento del danno per l'uso abusivo del materiale, in alcuni casi più gravi, la lesione del copyright può arrivare ad essere un reato che comporta il pagamento di multe fino ad arrivare alla galera. Tuttavia, le sanzioni penali,vengono applicate solitamente nei confronti delle aziende che violano il diritto d'autore per copiare musica, video e software per computer. Si ipotizza l'esistenza di una connessione fra la condivisione di materiale protetto da copyright e il declino delle vendite dei supporti musicali e video; si parte dall'assunto secondo il quale ogni copia o download non autorizzato equivale ad una vendita non effettuata. Tuttavia non esistono, ad oggi, studi scientifici da parte dell'industria dell'intrattenimento che siano seriamente in grado di dimostrare la correlazione tra condivisione e declino delle vendite. Risulta, invece, certo che quello che conosciamo della pirateria informatica inizia e finisce con le ricerche sponsorizzate dalla stessa industria dell'intrattenimento, forse poco imparziali. Esistono invece degli studi da cui si comprende che:
• La realizzazione di una copia non autorizzata non implica tout court una mancata vendita;
• Le violazioni di massa del copyright, prive di scopo di lucro, hanno un effetto benefico nei confronti della nascita di nuove opere;
• Allo stato attuale non esistono prove per cui le violazioni di massa del copyright debbano rappresentare un danno per l'economia globale;
Esistono correlazioni dirette fra violazioni del copyright e benefici economici per gli artisti.

Quanto sopra è stato dedotto, è in ragione del numero di citazioni ricevute in pubblicazioni scientifiche peer-reviewed, basate su interviste effettuate ad un campione statisticamente significativo. Sono pochi purtroppo gli studi che si fondano su un'osservazione diretta dei contenuti effettivamente copiati e scaricati online, e sono stati condotti soprattutto attraverso l'osservazione del funzionamento di applicazioni obsolete. In effetti, esiste un'oggettiva e crescente difficoltà tecnica nell'osservazione diretta delle copie online, perché l'inasprimento delle legislazioni nazionali contro la condivisione in rete di materiale protetto, ha provocato lo sviluppo di applicazioni più difficili da monitorare, fino ad arrivare all'utilizzo di tecniche di offuscamento e cifratura, che rendono impossibile condurre studi basati su osservazioni dirette. Molto probabilmente all'aumentare della rigidità normativa, questo trend sarà sempre più intenso tanto che in futuro potrebbe addirittura diventare impossibile, a livello di ISP, individuare il traffico che viola il copyright. In questo scenario le ricerche statistiche, con interviste a campioni significativi, sono le uniche sulle quali è possibile basarsi. In sintesi, tanto per fare un esempio, la condivisione dei film è iniziata in maniera sostenuta fra il 2003/2004 e il fenomeno ha assunto proporzioni di massa negli anni 2006/2008. Nel 2009 il numero di film prodotti dalle Majorè aumentato, e gli incassi globali al botteghino hanno conosciuto un trend positivo nonostante la profonda crisi economica globale; questo sta a significare che, molto probabilmente, le condivisioni non implicano una perdita economica da parte delle case editrici.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Profili di tutela del diritto d'autore in rete, con particolare riferimento a condivisione e streaming

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Informazioni tesi

  Autore: Lucia Mancini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Comunicazione media e giornalismo
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Leonardo Bianchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 73

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Parole chiave

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kim schmitz

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