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L'influenza dei media nel procedimento penale: la verità processuale costruita attraverso il racconto dei mezzi di informazione - il paradigma del caso di Avetrana

La copertura mediatica dei casi di cronaca giudiziari e la sua incidenza nel procedimento penale

In un caso di cronaca nera fortemente oggetto di attenzioni mediatiche come quello di Avetrana, nel quale addirittura la notizia del ritrovamento del corpo della vittima avviene in diretta televisiva, non ci si può stupire che, dopo una infinita serie di approfondimenti in programmi tv, di articoli di giornali locali e nazionali, di interviste ai protagonisti della vicenda, una voce diventi una dichiarazione e una sensazione diventi una verità.
Il grande pericolo che il continuo narrare una storia diventi un novellare e ponga radici nell’opinione pubblica, nella mente di ciascuno di noi, è concreto.
In alcuni casi i mezzi di informazione spingono a una posizione decisionista l’intervistato, i giornalisti premono per una risposta più precisa anche quando non si può darla con sicurezza; in questo modo, mattoncino dopo mattoncino, costruiscono una novella, che però si allontana sempre più dai fatti.
Nel procedimento di primo grado contro Sabrina Misseri e Cosima Serrano, il pubblico ministero Mariano Buccoliero risponde a tono ad uno dei difensori della Misseri e dice ”Eh sì, le contestiamo l’intervista perché sta agli atti del procedimento” riferendosi ad alcune dichiarazioni rilasciate dall’accusata perché, inutile dirlo, anche la polizia giudiziaria, la procura, seguono e setacciano trasmissioni ed articoli alla ricerca di una nuova dichiarazione, di un dettaglio sfuggito alle intercettazioni.
Per la prima volta, tutte le interviste rilasciate dalle persone informate sui fatti e dagli imputati finiscono nell’istruttoria dibattimentale diventando vere fonti di prova e sono poi oggetto di contestazione durante il dibattimento in tribunale.
Questo è un punto essenziale: non solo dagli interrogatori degli organi inquirenti nascono spunti investigativi e fonti di prova, ma anche dalle interviste televisive.
Addirittura due passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Sabrina Misseri e Cosima Serrano del 26 maggio 2011 ad opera del Gip Martino Rosati fanno riferimento a fonti di prova tratte dai mezzi di comunicazione: il primo è quello nel quale il Gip indica la fallacia delle dichiarazioni dei coniugi Misseri in relazione ad una porta interna alla loro abitazione che essi hanno da sempre indicato come chiusa, bloccata, impossibile da utilizzare per scendere al garage sottostante.
Il Gip scrive, riferendosi specificamente a Cosima,”Circostanza da costei ribadita, più di recente, anche nel corso di un’intervista televisiva rilasciata lo scorso 23 marzo (2011) alla trasmissione – Matrix – dell’emittente nazionale – Canale 5 –: veds. Annotaizone CC. - sez. P.G. del 5 aprile 2011”
Vale a dire, non soltanto che la Polizia Giudiziaria era tenuta ad assistere alle trasmissioni televisive che si occupavano del caso, ma anche ad annotare le dichiarazioni degli indagati o delle persone informate sui fatti per riportarle al magistrato inquirente, il quale a sua volta le ha utilizzate per confermare la sua tesi a confutazione delle ipotesi difensive! [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'influenza dei media nel procedimento penale: la verità processuale costruita attraverso il racconto dei mezzi di informazione - il paradigma del caso di Avetrana

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Informazioni tesi

  Autore: Rossella Spotti
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master II livello in “Criminologia e diritto penale. Analisi criminale e Politiche per la sicurezza urbana ”
Anno: 2019
Docente/Relatore: Sergio Caruso
Istituito da: Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

FAQ

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