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La riflessione dell'intelletto in Tommaso d'Aquino e in alcuni pensatori contemporanei

La coscienza preriflessiva

Per coscienza preriflessiva, Putallaz intende la coscienza attuale che precede qualsiasi atto di riflessione e qualsiasi analisi astratta.

Nel De veritate, Tommaso scrive: «Quindi, quanto alla conoscenza attuale tramite la quale qualcuno considera in atto di possedere un’anima, dico che l’anima è conosciuta attraverso i suoi atti: infatti in questo uno percepisce di avere un’anima e di vivere e di essere, cioè nel fatto che percepisce sé sentire e intendere e di esercitare altre operazioni della vita di questo tipo; per cui il Filosofo nel IX libro dell’Etica dice: «Sentiamo di sentire, e intendiamo che intendiamo, e poiché sentiamo questo intendiamo che siamo». Ma nessuno percepisce sé intendere se non per il fatto che intende qualcosa, poiché intendere qualcosa precede l’intendere sé intendere; e quindi l’anima giunge a percepire attualmente di essere attraverso quello che intende o sente».

La coscienza preriflessiva – afferma Putallaz – è sperimentale, cioè non quidditativa, e immediata, cioè non mediata attraverso una species o un concetto.

Inoltre, «Tale coscienza non è ancora una coscienza della verità, né una coscienza dell’essere, la quale presuppone una riflessione in senso stretto, ma, nello stesso momento in cui l’oggetto è conosciuto dal soggetto, quest’ultimo lo percepisce già come essente nel-mondo e lo coglie come altro (da sé). La presenza dell’altro a me suppone che io non sia l’altro, e che esso non è tale che perché io ho coscienza-di-me. Certo l’altro mi è presente, ma la sua presenza non è soggettivata in me nel modo in cui un accidente è inerente a un sostrato; al contrario, l’altro è visto intenzionalmente come non essente me. Tutto accade come se il soggetto dovesse affermarsi in una coscienza di se stesso per guardare l’altro a distanza; è per questo che Tommaso ammette che la coscienza di sé accompagna qualsiasi percezione, qualsiasi atto di intellezione, poiché essa sola comincia già a fondare la coscienza dell’alterità, coscienza che sarà perfezionata pienamente in una riflessione completa di ordine strettamente spirituale: ciò che io percepisco non sono io; e se quest’oggetto mi è presente, lo è nel modo in ci qualcosa è presente a qualcuno; il qualcuno è io stesso, che mi è dato esperienzialmente nell’esperienza di sé».

La coscienza preriflessiva non termina a un qualche oggetto altro dall’oggetto extra-mentale. «il «sé» – scrive Putallaz – non è oggetto, non è concepito come altri, ma è semplicemente posto esistenzialmente nell’essere in seno a una coscienza che accompagna ogni atto intenzionale. Così Tommaso d’Aquino può sostenere che non vi è che un solo e medesimo atto attraverso il quale ho contemporaneamente conoscenza dell’oggetto, e coscienza (di) me come soggetto, me che non sono per questo oggettivato da questa coscienza, me che non sono concepito né visto come altri: […]».

In conclusione, Putallaz afferma che «Si può affermare, senza timore di sbagliare, che Tommaso d’Aquino ha chiaramente distinto da una parte la coscienza preriflessiva, la quale è una semplice coscienza (di) sé, attualizzazione della cognitio habitualis, e d’altra parte le altre forme di conoscenza di sé, che, più che delle coscienze o delle esperienze, sono delle vere conoscenze realizzate in atti distinti dall’atto intenzionale».

Questo brano è tratto dalla tesi:

La riflessione dell'intelletto in Tommaso d'Aquino e in alcuni pensatori contemporanei

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Maria de Simone
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Alessandro Ghisalberti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 287

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Parole chiave

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coscienza
filosofia della mente
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