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Il Forte Malatesta ad Ascoli Piceno: analisi strutturale e documentaria finalizzata ad una proposta di rifunzionalizzazione di tipo museale.

La costruzione della chiesa di Santa Maria del Lago (1502 – 1517)

Nel 1502 un certo frate Cola da Turso predicatore dell'ordine di S. Giovanni Battista, decise di fondare una chiesa proprio sul luogo occupato dalle rovine del Forte Malatesta. Il manoscritto del 1557 descrive: "nel medesimo anno (1502) fu creata grande devotione nella ciptà di Ascoli e ni fu principio un certo frate Cola da Turso del Regno di Napoli huomo di buona vita, professore della santa religione del ordine di Sancto Joanne Baptista e cominciò a fare una cappella nella rocca over cassaro luoco sfassiato vicino alla porta di ponte Maggiore e quello era stato ruinato un tempo prima. A dì 8 del mese di settembre fu celebrata la festa della cappella alla quale concorsero molte persone, e fu numerato fra huomini e donne sessanta millia persone e di molti miracoli illuminò i ciechi e struppiati et liberò speritati e fu chiamata santa Maria dellaco…" Lo stesso manoscritto in data 16 aprile 1511 descrive: "la chiesa de santa Maria de lo lacho appresso al ponte vecchuo de ponte magiore con sinnilità e cirimonio grando consacrata per il R. Vescuvo Orsino." Che la chiesa sia stata realizzata proprio in questo periodo risulta peraltro da numerosi lasciti, rinvenuti e pubblicati dal Fabiani.
Da alcuni rogiti, si conoscono anche i nomi dei costruttori: Mastro Giovanni scalpellino e Mastro Domenico da Pavia di origine lombarda. Nel 1509 i sindaci della chiesa consegnavano a mastro Domenico una casa avuta in eredità in luogo di 68 ducati spettatigli per la costruzione di alcune volte e della torre, 184 ducati per altri lavori e l'anno seguente 95 ducati quale mercede "pro fabrica facta et facitura". Ancora il Fabiani ci offre chiarimenti sull'attribuzione di alcuni particolari architettonici della chiesa: "nemmeno il coranamento finale del vago tempietto appartiene al Sangallo, come hanno pensato molti scrittori. Fu commissionato nel 1515 ai maestri Giovanni del fu Mattioli detto Sellarolo, Silvestro di Giovanni e Matteo di Giovanni: il primo e l'ultimo di Sala, l'altro di Lesina, località tutte sul lago di Como. Essi s'impegnarono a fabbricare un cornicione in travertino sostenuto da beccatelli con balaustra e fregio al prezzo di venti ducati per ogni faccia dell'edificio che nel contratto viene considerato decagono e non dodecagono. Il lavoro doveva essere condotto a termine entro un anno e trovò quietanza in 12.06.1516 e 05.05.1517."
Il disegno dei due portali, di notevole pregio, può essere attribuito a Mastro Bernardino da Carona. Infatti, sempre secondo il Fabiani, sarebbe stato suo il disegno per un tabernacolo in travertino per l'altare della chiesa, oggi purtroppo perduto; la realizzazione dovrebbe invece essere opera del già citato M° Domenico di Pavia. Anche il doppio ordine delle due logge sovrapposte, all'interno della chiesa, attualmente ricoperto dalle strutture delle volte costruite nel 1839 durante i lavori di adattamento a carcere, potrebbe appartenere alla stessa mano. Risulta infatti per molti versi confrontabile coi bei portali di Palazzetto Bonaparte che pure a Mastro Bernardino vengono attribuiti da alcuni studiosi. Sul fregio della trabeazione che divide le due logge si legge un iscrizione in latino: "CANTATE DOMINI CANTICU[M] NOVUM QUIA MIRABILIA FECIT DOMINUS ".
Il riferimento al canto ci porta a credere che si tratti di una cantoria, di una loggia cioè destinata ad ospitare membri del clero o laici incaricati di partecipare alle funzioni religiose intonando canti liturgici. Per capire meglio di cosa si tratti si può fare riferimento alle celebri cantorie scolpite da Luca della Robbia e da Donatello nella prima metà del ‘400, conservate oggi a Firenze nel Museo dell'Opera del Duomo. La chiesa, di forma dodecagonale, risente ancora di reminiscenze gotiche, soprattutto nei finestroni con bifore a ghiera trilobate. Nella copertura a cupola e nel sistema cornicione-balaustra, si ravvisano invece forme rinascimentali. Per quanto riguarda la forma dodecagonale si può ipotizzare che scaturisca da un simbolismo religioso in riferimento ai dodici apostoli, essendo il frate un predicatore. Un altro motivo che giustifichi l'impianto dodecagonale può essere ricercato nella preesistenza di un'aula termale di età romana. Era infatti piuttosto comune nei complessi termali romani l'uso di impianti poligonali. Adiacenti alla chiesa, in un periodo poco successivo potrebbero essere costruiti o riadattati dei locali, atti ad ospitare le clarisse (poi passate sotto l'ordine dei benedettini) che il 29 .12. 1530 su ordine della Badessa Urania Malaspina si trasferirono nel luogo di S. Maria del Lago, dove la loro permanenza durò tre anni.

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Il Forte Malatesta ad Ascoli Piceno: analisi strutturale e documentaria finalizzata ad una proposta di rifunzionalizzazione di tipo museale.

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Cenedese
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Architettura
  Corso: Architettura
  Relatore: Vittorio Franchetti Pardo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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