Giuseppe de Thomasis e le istituzioni dello Stato Meridionale

Prima di soffermarci sulle specifiche descrizioni di alcune parti della lunghissima vita professionale del De Thomasis e sugli incarichi più importanti che egli ha ottenuto nel cammino delle riforme illuministiche nel Regno di Napoli, va brevemente descritto e contestualizzato il sistema culturale che lo ha portato alla realizzazione dei propri ideali e quali personaggi illustri hanno influenzato il suo pensiero già dai primi anni della sua vita. Per fare ciò abbiamo la necessità di tornare un attimo indietro, al momento della sua nascita e capire gli scenari di identificazione culturale di quel tempo in Abruzzo.
Come già è stato esposto nel primo capitolo il De Thomasis nacque a Montenerodomo il 19 Marzo 1967 e la sua vita si concentra tra l’ultimo trentennio del 1700 – importante soprattutto per la sua formazione culturale e di pensiero riformista – e il primo trentennio del 1800 – questo molto di più per la sua caratterizzazione professionale poliedrica rispetto ai vari incarichi ottenuti. Soffermandoci ai primi anni di vita del dottore abruzzese vediamo qual è lo scenario culturale di quel tempo partendo dalla sua nascita.
In questo periodo era già in corso una divulgazione del pensiero illuminista divenuta emblematica per la forte azione del marchese teatino Romualdo de Sterlich (1712 – 1788), il quale, con la fonte letteraria della sua biblioteca privata formata dai più importanti periodici di quel tempo, divenne il personaggio più illustre per la formazione dei giovani intellettuali abruzzesi. Al palazzo de Sterlich si formarono personaggi del calibro di Melchiorre Delfico, Niccola Nicolini e Giacinto Dragonetti, oltre ovviamente al figlio Pietro che diventerà un perno fondamentale nell’amministrazione della città di Chieti durante la prima occupazione francese.
Il marchese Romualdo nelle lettere indirizzate agli amici dentro e fuori l’Abruzzo “riversava le sue considerazioni sullo stato della società e dell’economia nel Meridione, auspicando una maggiore apertura alle idee del movimento illuminista, una più libera circolazione degli scritti, delle persone, delle merci, incentivi per la produzione agricola e artigiana”. Dalla documentazione del marchese vengono evidenziati legami forti con persone religiose come ad esempio il sacerdote Tommaso Verri docente nei seminari di Chieti, oppure il vescovo dell’Aquila Luigi Sabbatini d’Anfora che veniva ospitato spesso nel suo palazzo.