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Attività motoria adattata: correlazioni tra processo di internalizzazione motivazionale ed umore depresso nell'anziano.

La depressione e i fattori psico-sociali nell’anziano

La depressione è un fattore di rischio ormai consolidato per malattie le cardiovascolari, paragonabile in potenza ai fattori di rischio più convenzionali. I sintomi depressivi sono stati correlati positivamente con la presenza di malattie croniche, incapacità di lavorare, aumento del rischio di mortalità, maggiore utilizzo dei servizi medici, e diminuzione del benessere. Bisogna sottolineare che il disturbo depressivo grave è la patologia psichiatrica più diffusa, che colpisce fino al 25% delle donne e il 12% degli uomini durante la loro vita. Il disturbo depressivo è un complesso multifattoriale che, come tutti i disturbi psichiatrici, attualmente presenta una fisiopatologia sconosciuta.
La depressione è la principale causa di anni di vita vissuti con disabilità in tutto il mondo, pari al 11,9% del totale, e si stima che entro il 2020 diventerà la seconda causa, dietro solo alle malattie ischemiche del cuore per numero di anni vissuti con disabilità per entrambi i sessi (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2001). La depressione sembra danneggiare anche le funzioni cognitive e altera negativamente la plasticità cerebrale, anche se ci sono indicazioni positive riguardo la reversibilità di questi eventi.
Il rapporto tra depressione e malattie cardiovascolari è bidirezionale. Proprio come la depressione aumenta il rischio per patologie cardiovascolari, lo sviluppo di cardiopatie aumenta il rischio di depressione. Di conseguenza la prevalenza di sintomi depressivi in popolazioni cardiopatiche è superiore al 30%, e circa 15% dei pazienti cardiopatici manifesta depressione grave, un tasso che è 3 volte superiore alla prevalenza per la depressione all'interno della comunità generale.
Dato questo scenario lugubre, molti professionisti hanno ricercato e considerato possibili terapie complementari non farmacologiche per contribuire a migliorare la prognosi e la remissione di pazienti depressi. E stato riconosciuto da diversi anni che l'esercizio fisico svolto regolarmente è cardioprotettivo, riducendo l'incidenza di malattie cardiovascolari e malattie come l'ipertensione, le malattie coronariche, il diabete di tipo 2 e l’aterosclerosi. La pratica di attività fisica di intensità moderata per almeno 30 minuti al giorno è stata raccomandato da NIH dal 1996 oltre che dall’OMS a partire dagli anni 2000.
Studi recenti hanno suggerito che l'esercizio può essere un trattamento efficace anche per la depressione. I dati provenienti da studi epidemiologici suggeriscono un'associazione tra inattività fisica ed innalzamento dei livelli dei sintomi correlati con la depressione. Inoltre è stato dimostrato che la riduzione della frequenza di attività fisica porta ad un aumento dei sintomi della depressione negli adulti più anziani e che i sintomi depressivi diminuiscono quando l'attività viene ripresa. Queste variabili sono state valutate in una comunità campione di oltre 1000 uomini e donne giapponesi tra i 40 e 79 anni di età. Un follow-up a 2 anni ha dimostrato che nessuna associazione significativa è stata trovata tra l'esercizio e i sintomi depressivi per adulti di mezza età (40-64 anni); tuttavia tra i partecipanti di 65 anni e più, la partecipazione a programmi di esercizio fisico ha portato ad una riduzione dei sintomi depressivi. Sebbene questi studi correlazionali non abbiano dimostrato nessun nesso di causalità, essi hanno suggerito che l'aumento dell'attività fisica è associato a bassi livelli di sintomi depressivi tra gli adulti più anziani.
In uno studio condotto per valutare l'effetto di 12 settimane di riabilitazione cardiaca su umore depresso, due terzi dei pazienti con condizione clinica depressa di età superiore a 75 anni, hanno ottenuto risultati simili ai precedentemente menzionati indicando che l'esercizio fisico risulta efficace nel ridurre i sintomi depressivi nei pazienti che frequentano tali programmi di riabilitazione. In aggiunta, sono stati segnalati dati che dimostrano che la partecipazione autonoma ad esercizio di pazienti cardiopatici porta ad una riduzione dei sintomi depressivi. E’ stato inoltre comprovato che l’esercizio cardioprotettivo dà motivazione autonoma, ha correlazione positiva con il benessere psicologico della persona, e risulta un fondamentale intervento terapeutico benefico nelle persone anziane con disturbo depressivo.
I ricercatori hanno valutato la correlazione di esercizio e depressione in un campione di oltre 2000 uomini e donne (età media 60 anni circa) che aveva subito un infarto miocardico recente, con umore depresso segnalato o basso livello di supporto sociale. I pazienti che hanno riportato la partecipazione regolare ad esercizio fisico (47% del campione) hanno avuto sintomi depressivi inferiori in relazione alle loro controparti sedentarie. È interessante notare che, la partecipazione ad esercizio regolare, è stata inoltre associata ad una riduzione del 50% della mortalità in un follow-up a tre anni.
L'efficacia dell'esercizio fisico nel trattamento della depressione è quindi chiaro, anche se studi che hanno valutato la correlazione dose/risposta in persone con depressione rimane equivoca. Ad esempio, Singhand ha analizzato la situazione di 60 adulti con età superiore a 60 anni, con depressione lieve o grave, seguendo un programma di resistance training di otto settimane di alta intensità (80% di 1RM) o bassa intensità (20% di 1RM). I risultati di questo studio hanno confermato che il programma ad alta intensità di resistance training è stato ritenuto più efficace rispetto al programma a bassa intensità nella riduzione dei sintomi depressivi. Al contrario, con un intervento ad esercizio aerobico, Dunn e colleghi hanno trovato che negli adulti, di età compresa tra 20 e 45 anni, con lieve o moderato disturbo depressivo, una dose di esercizio equivalente a quella raccomandata per la popolazione generale (spesa energenita pari a 17,5 kcal/kg/settimana) aveva effetti positivi migliori rispetto una dose di esercizio più bassa (dispendio energetico pari a 7 kcal/kg/settimana) per la riduzione dei principali indicatori depressivi secondo la Hamilton Rating Scale for Depression. Più recentemente Chuand e colleghi non hanno riportato alcuna differenza tra un esercizio aerobico ad alta intensità (65-75% VO2 reserve), esercizio aerobico a bassa intensità (40-55% VO2 reserve), oppure un programma di stretching, nella riduzione dei sintomi dopo 10 settimane di allenamento in un gruppo di donne sedentarie con depressione lieve e moderata .
Un punto importante è che la depressione, ha un impatto negativo soprattutto sulla qualità della vita. D'altra parte, alcuni studi hanno dimostrato che l'esercizio fisico potrebbe avere un impatto positivo sulla qualità della vita di individui sani e in alcune popolazioni cliniche.
Anche se c'è ancora qualche polemica riguardo alla corretta intensità, frequenza e durata di esercizio durante un programma di riabilitazione di pazienti anziani depressi, le raccomandazioni attuali prevedono l'adozione di un programma di esercizio di intensità moderata per almeno 30 minuti quasi tutti i giorni della settimana, inizialmente per almeno 10-12 settimane.
Tuttavia, una recente metanalisi ha dimostrato che in una popolazione clinicamente depressa, un programma di 10-14 settimane, con sessioni di allenamento di 45-60 minuti, con frequenza 5 volte alla settimana, ha avuto effetti di grandi dimensioni. Entrambi gli interventi, aerobici e di resistenza hanno avuto analogo effetto benefico. L’esercizio ad intensità elevata (FCmax> 75%) ha mostrato gli effetti maggiori.
Uno studio recente ha valutato gli effetti dell'esercizio fisico su gravi ricoverati depressi e ha dimostrato che 10 sedute di camminata su dreadmill possono ridurre i sintomi depressivi in questi pazienti. La review di questi autori ha concluso che 30 minuti di esercizio fisico aerobico supervisionato da personale qualificato, effettuato tre volte alla settimana per almeno otto settimane, ha alte probabilità di efficacia nel trattamento dei sintomi della depressione. Allo stesso modo le raccomandazioni di Perraton e colleghi su pazienti diabetici depressi, differivano dalle raccomandazioni più recenti per le persone con diabete di tipo 2, che prevedevano l’esecuzione sia di esercizio aerobico, che di resistance training per un totale di minimo 210 minuti a settimana con non più di due giorni consecutivi senza esercizio.
Ci sono numerose spiegazioni possibili per giustificare l’effetto antidepressivo dell’esercizio fisico e, in generale, potrebbero essere divise in due grandi gruppi: meccanismi psicologici e meccanismi biologici. I meccanismi psicologici riguardano il miglioramento l'autostima, dell'autoefficacia, del concetto di sé, e il miglioramento dell'efficacia delle strategie di coping e della qualità del sonno. D’altra parte sono state comprovati diversi meccanismi biologici, quali il rilascio di Beta endorfine, la modificazione della funzione della serotonina, e più recentemente l'aumento delle neurotrofine, soprattutto a livello encefalico. I miglioramenti nel dominio psicologico della qualità della vita sono stati comprovati in un gruppo di esercizio fisico, e nonostante le differenze precedenti all’attività, il gruppo di esercizio ha avuto un miglioramento superiore a fine ospedalizzazione. I risultati espressi negli studi citati confermano i risultati di alcuni altri studi che hanno trovato il miglioramento della qualità della vita generale, soprattutto a livello di dominio fisico e psicologico.
La relazione tra esercizio fisico e la salute mentale è stata esaminata da molti ricercatori. I risultati principali di queste indagini sono che le persone che effettuano costantemente esercizio sono in media meno ansiose e depresse, meno nevrotiche, più estroverse, più sensibili alle emozioni e ricercatrici di avventure, e maggiormente disinibite rispetto ai non praticanti. L'associazione esercizio fisico/ansia o esercizio fisico/depressione corrobora precedenti relazioni. La mancanza di esercizio è risultato essere trasversalmente associato con la depressione della popolazione campione con una fascia di età ampia, in campioni costituiti da giovani o da anziani.
[...]

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Attività motoria adattata: correlazioni tra processo di internalizzazione motivazionale ed umore depresso nell'anziano.

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Informazioni tesi

  Autore: Leopoldo Biasio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattative
  Relatore: Tiziana Manna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

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Parole chiave

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esercizio fisico
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