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Le procedure di consegna della persona nella disciplina del mandato d'arresto europeo

La disciplina codicistica in tema d'estradizione

Nei confronti dei provvedimenti che decidono sulla consegna, è consentito proporre ricorso dinanzi la Corte di cassazione.
Sulla falsariga di quanto previsto in tema d’estradizione, è dunque esperibile un nuovo giudizio a seguito della sentenza emessa dalla Corte d’appello.
Il ricorso in cassazione può essere limitato anche al solo provvedimento che statuisce sull’applicazione di una misura cautelare.
In entrambi i casi risulta utile, anche al fine di comprendere al meglio una scelta legislativa non pacifica, analizzare la disciplina che il codice di procedura penale dedica al tema delle impugnazioni, relativamente all’istituto dell’estradizione.
L’art. 706 c.p.p. attribuisce alla persona interessata, al suo difensore, al procuratore generale ed al rappresentante dello Stato richiedente, la legittimazione ad impugnare la sentenza della Corte d’appello, pronunciatasi sull’accoglimento o meno di una domanda d’estradizione.
La Suprema Corte può dirsi destinataria al riguardo di una cognizione piena, assistendosi ad un’estensione del suo controllo, fino a ricomprendere perfino una valutazione nel merito della decisione impugnata, come d’altro canto esplicitamente affermato dalla stessa norma sopra citata.
Si tratta di un ambito cognitivo eccezionale, che va al di là delle tipiche attribuzioni dell’organo, normalmente destinatario di richieste d’invalidazione per “violazione di legge”, di provvedimenti emessi in primo grado (ricorso per saltum) o in secondo grado, da un giudice di merito.
Ne scaturisce pertanto un vero e proprio giudizio di secondo grado, di riesame della decisione assunta dalla Corte d’appello, vista l’attribuzione di poteri istruttori pari a quelli dell’organo giudicante, il cui provvedimento è stato impugnato.
La legittimazione di quanto detto è riscontrabile nel capoverso dell’art. 706, in virtù di un esplicito richiamo all’art. 704, che a sua volta disciplina le modalità di svolgimento del procedimento davanti la corte d’appello, a seguito di una domanda d’estradizione.
A tale norma si rinvia nella sua integrità, ragion per cui, da un’applicazione la più estensiva possibile, la Corte di cassazione sarebbe nelle condizioni di assumere nuove informazioni e disporre tutti gli accertamenti ritenuti necessari (v. 704 co .2).
Tuttavia la giurisprudenza, nel caso in questione, risulta piuttosto indecisa nelle sue prese di posizione, con riguardo specifico proprio alla presunta estensione della competenza.
Il punto è andare a stabilire, in linea generale, se alla Corte di cassazione siano concessi in prima persona determinati atti istruttori, eventualmente resisi necessari in sede di esame del ricorso o se invece debbano essere oggetto di mero rinvio al giudice di “primo grado”.
La più recente giurisprudenza sembra essere orientata verso una limitazione di competenza, affermandosi il principio che in sede di valutazione del ricorso, può essere preso in considerazione solamente l’esame cartolare delle informazioni fino a quel momento acquisite.
Si nega perciò la possibilità di ampliare le informazioni possedute, tramite disposizione di atti istruttori.
Ciò si pone in contrasto evidente con la precedente consolidata giurisprudenza, che invece aveva attribuito alla Corte di cassazione non solo il potere di decidere nel merito dell’impugnazione (pur sempre limitatamente ai punti della decisione cui si riferiscono i motivi), quanto perfino i medesimi poteri istruttori concessi ex lege alla Corte d’appello.
Per questo motivo, nel caso in cui dovesse incombere la necessità di svolgere, in sede d’impugnazione, uno o più atti istruttori, il loro compimento non dovrà essere demandato al giudice di primo grado, bensì resterà di prerogativa della stessa Corte investita del ricorso.
Naturalmente, aderire a tale orientamento, significa ridurre all’osso le ipotesi di annullamento con rinvio, che si riscontrerebbero, residualmente, solo nel caso in cui la decisione della Corte d’appello sia scaturita da un procedimento viziato, in maniera tale da venire affetta da nullità (tempestivamente dedotta).
Tale conclusione è da ritenere coerente con l’intero quadro delle impugnazioni in tema d’estradizione, che delinea chiaramente un sistema, di fatto basato su un doppio grado di giurisdizione: eccepire la nullità del primo procedimento ha perciò come sua logica conseguenza, l’annullamento ed il rinvio, al fine di rispettare e mantenere invariato proprio il suddetto doppio grado di giurisdizione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le procedure di consegna della persona nella disciplina del mandato d'arresto europeo

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Vallotta
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luigi Kalb
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 171

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Parole chiave

estradizione
mandato d'arresto europeo
mandato d'arresto
persona ricercata
custodia cautelare
giudizio in absentia

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