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La loggia massonica P2 nel giudizio politico

La figura di Licio Gelli

Volendo esaminare le principali questioni affrontate dalla Commissione P2, sembra opportuno iniziare con l’analisi del personaggio simbolo della vicenda; colui che, fin dalle prime indiscrezioni giornalistiche sulla massoneria deviata, è stato additato come il factotum di quella particolare loggia coperta del Grande Oriente d’Italia cui “appartengono i più bei nomi di cui disponga oggi la massoneria di Palazzo Giustiniani”.
Ancor prima di esporre in modo specifico le risultanze ottenute su Licio Gelli la relazione di maggioranza, nell’Introduzione, sottolinea come la carriera massonica di questi sia profondamente connessa con lo sviluppo della Loggia Propaganda Due. Infatti risulterebbe chiaro che “non solo la presenza e l’opera di Licio Gelli nella massoneria si risolvono sostanzialmente nella sua gestione della Loggia P2, ma altresì che l’organizzazione e la consistenza di questa seguono di pari passo la storia personale del suo Venerabile Maestro”. Si stabilisce quindi un’identificazione tra Gelli e l’organismo a lui affidato nel 1970 dal Gran Maestro del Grande Oriente Lino Salvini, all’interno del quale non può non colpire la rapidità con cui si svolge la carriera del futuro “Venerabile”. Entrato in massoneria nel 1965 (non senza contrasti visto che la sua domanda di ammissione dovrà attendere un anno prima di essere messa in votazione), già nel 1969 Gelli appare investito di mansioni inusuali per uno “ancora fermo al primo grado della gerarchia (apprendista)”, forte anche della sponsorizzazione che gli proveniva dall’allora Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli che lo segnalava al Gran Maestro Gamberini come “elemento in grado di portare un contributo notevole all’istituzione, in termini di proselitismo e di persone qualificate”. Ottenuta poi la gestione della Loggia P2, Gelli si vede riconosciuta anche la facoltà di iniziare nuovi iscritti, “provvedimento questo – sottolinea la relazione – del tutto inusitato nell’istituzione massonica, essendo il potere di iniziazione, a norma degli statuti, esclusivamente riservato al Gran Maestro”. Nel 1971 riceve quindi il titolo di “segretario organizzativo della Loggia P2”, carica questa “appositamente escogitata da Salvini per attribuire un incarico fiduciario e personale a Licio Gelli nell’ambito dell’organismo che, da quel momento, assume connotati di spiccata personalizzazione anche nella denominazione, che diviene quella di Raggruppamento Gelli – P2”. Il 1975 è l’anno in cui, su intercessione dell’ormai ex Gran Maestro Gamberini, Gelli viene elevato alla dignità di “Maestro Venerabile”. Il fatto che sia stato un ex Gran Maestro a redigere la minuta della lettera (in possesso della Commissione) con la quale il leader del Grande Oriente attribuisce a Gelli l’alta carica rivelerebbe, secondo i relatori di maggioranza, una “continuità di indirizzo” nei rapporti che intercorrevano tra Gelli e la Gran Maestranza, chiunque ne fosse il titolare, “per la quale è legittimo chiedersi quali radicate motivazioni essa avesse e quali ambienti ne fossero la reale fonte ispiratrice”. La relazione Anselmi, in definitiva, esprime la convinzione che l’inserimento di Gelli nel Grande Oriente avvenne “secondo una precisa strategia di infiltrazione” che ebbe l’appoggio indiscusso dei vertici della comunione massonica, i quali appaiono costantemente legati al nuovo adepto da un inusuale rapporto di solidarietà. “Questa infiltrazione inoltre fu preordinata e realizzata secondo il fine specifico di portare Licio Gelli direttamente entro la Loggia Propaganda, instaurando un singolare rapporto di identificazione tra il personaggio e l’organismo”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La loggia massonica P2 nel giudizio politico

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Regimenti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Alfio Signorelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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