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Karl Pribram e la fisica della mente. Emergentismo e virtualità

La fisica della mente in Karl Pribram: modello o metafora?

A prescindere dalla teoria della percezione che si vuole assumere questo passo di Friedrich evidenzia comunque un aspetto fondamentale della cognitività umana: con l’emergere del simbolico emerge una modalità di pensiero astratta, condizionata ma non determinata completamente dalla sensorialità.

Pribram sostiene in tal senso una duplicità sempre in atto nei processi di pensiero che si avvalgono, oltre che della manipolazione di simboli e di segni, anche di potenzialità olografiche utili soprattutto per sfruttare la forza euristica di meccanismi che fanno leva sull’associazione.

Ipotizzando dunque che le proprietà olografiche del cervello costituiscano la prima struttura percettivo-cognitiva in grado individuare correlazioni strutturali, di istituire analogie e dare luogo ai fenomeni del vedere-come mediante rotazione mentale, è possibile ipotizzare anche che essi costituiscano la condizione di possibilità di ancestrali metaforizzazioni della realtà che poi si sono attestate su un piano prettamente linguistico.

I modelli della mente stessi della si presentano spesso come dei processi di metaforizzazione. Di queste potenti metafore del vivente, in grado di veicolare una spiegazione epistemica e di porsi pertanto come strumenti di descrizione particolarmente efficienti, di certo la più nota è la metafora mente-computer, che come sottolineato da Roberto Cordeschi, ha costituito una metafora-guida verso un’idea della mente modulare e funzionalista.

Questa metafora si inscrive in un preciso paradigma, anzi, arriva a costituire essa stessa l’accezione kuhniana forte di paradigma, ossia di concetto/modello rappresentativo pur non essendo riducibile ad esso. Ciò che infatti costituisce la tipicità metaforica del binomio mente-computer è innanzitutto, se accettiamo la teoria interazionista di Black, la natura tipicamente contrastiva della metafora, che emerge con particolare chiarezza e determina una traslazione, uno slittamento cognitivo in atto dal campo informatico al campo biologico.

Nella metafora mente-computer, infatti, si crea un’equazione su basi analogiche che oppone/paragona entità ontologicamente eterogenee, cioè parti e funzioni di un’organismo biologico a quelle di un sistema artificiale. Nella metafora mente-computer infatti si ha la seguente equazione: la mente: al sofware = l’hardware: al cervello.

Ciò che viene escluso da questa proiezione metaforica e che crea l’effetto di spiazzamento, di paradossalità è tutto ciò che questa metafora esclude: l’emotività, la soggettività, la socialità e la coscienza. Pur essendosi infatti abbastanza radicata, questa metafora non è ancora una metafora morta, una frozen metaphor, e lascia ancora intravedere gli elementi, le peculiarità irriducibili dell’individuo biologico che costituiscono appunto la natura contrastiva di un accostamento metaforico e rendono la coppia mente-computer una metafora e non una mera analogia.

La metafora presenta anche altri aspetti interessanti: è analizzabile in termini di storici, presenta una fase di incubazione e un tendenza evolutiva che si manifesta come potenza pervasiva che determina ramificazione nel linguaggio ordinario. La metafora mente-computer sorge infatti non dalle ceneri ma all’interno della metafora seicentesca dell’uomo-macchina lamettriano e va ad ampliare la gamma di metafore del vivente che meccanizzano l’uomo, individuando oltre ad una corrispondenza strutturale fra l’uomo e la macchina, anche una corrispondenza funzionale.

Applicando il modello di analisi di Lakoff e Johnson, che ritengono che alcuni concetti astratti o non chiari alla nostra esperienza hanno bisogno di essere compresi in termini fisicamente esperibili, è possibile individuare nel linguaggio ordinario alcune concretizzazioni delle metafore uomo/macchina e mente/computer:
- Accendi il cervello! (mente-computer/uomo-macchina)
- Sono fuso (mente-computer//uomo-macchina)
- Ho il cervello in panne (uomo-macchina)
- Questo ragionamento non funziona (mente-computer/uomo-macchina)
- Ha delle reazioni automatiche (uomo-macchina)
- Sono in blocco/stand by (mente-computer).

Nel caso del modello olonomico di Pribram si invece ha molta difficoltà nell’individuare una relazione contrastiva fra la memoria e l’ologramma e non si assiste ad una ramificazione così varia ed estesa nel linguaggio ordinario. Accettando la distinzione proposta da Mary Hesse fra metafora comune o poetica e metafora scientifica, riducibile sostanzialmente ad un modello funzionale inteso come strumento concettuale costruito per fini pragmatici, la mia opinione è appunto che più che di una metafora in questo caso si possa parlare di vero e proprio modello, come indicato da Pribram stesso, d’altro canto.

Se la metafora mette infatti in relazione domini concettuali disomogenei e crea un nuovo spazio concettuale, le finzioni rappresentazionali, i modelli, creano una situazione ideale in cui il fenomeno viene analizzato in base alle regole del “come-se” creando condizioni ideali che possono non verificarsi mai empiricamente e la possibilità di una riduzione matematica del modello stesso, come avviene nel modello olonomico, descrivibile in termini di trasformate di Fourier.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Karl Pribram e la fisica della mente. Emergentismo e virtualità

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Informazioni tesi

  Autore: Claudia Gramiccia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia e storia della scienza
  Relatore: Nunzio Allocca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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