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La Repubblica Sovietica Bavarese: la rivoluzione mancata

La formazione dell’Armata Rossa Bavarese e scontri armati con le forze repubblicane

I problemi che affliggevano la ScheinRäterepublik continuavano anche sotto il regime comunista. A questi si aggiungeva inoltre la pressante materia dei tentativi avviati dal governo Hoffmann di riportare la situazione sotto controllo, che dovevano fronteggiare solamente con le proprie forze per via dei motivi appena detti.
Il compito di creare una Armata Rossa che fosse in grado di garantire la sicurezza del governo sovietico venne affidato a Rudolf Egelhofer (o Eglhofer) un marinaio che aveva partecipato all’ammutinamento di Kiel del 1917 e che si era stabilito a Monaco in seguito all’estinzione della sua condanna, e che si era già distinto in occasione del Putsch della Domenica delle Palme, poiché era stato ai suoi ordini che era stata espugnata la stazione di Monaco. Riuscì nel giro di pochi giorni a creare un’Armata Rossa Bavarese che arrivò a contare alla fine del mese, secondo alcune fonti, 25mila uomini mentre altri autori indicano stime molto più basse considerando le numerose defezioni, di cui molti non adeguatamente addestrati o che non videro affatto i combattimenti, e che era infiltrata da collaboratori della società di Thule. Per potere raggiungere questi numeri erano stati concessi vari bonus: per esempio, il governo consegnava al momento della distribuzione delle armi un anticipo equivalente a dieci giorni di stipendio, in media 150 marchi. In aggiunta l’appartenenza all’Armata Rossa dava diritto a vitto e alloggio garantito dallo Stato in una città che contava ufficialmente 45mila disoccupati e stava esaurendo le sue riserve alimentari. Infine, nel conteggio dei soldati dell’Armata Rossa Bavarese si possono includere dei prigionieri di guerra russi liberati dal campo di prigionia di Puchheim per arruolarli, oltre a 700 uomini di un reggimento di Norimberga che il 18 aprile defezionò dal governo socialdemocratico.

Queste massicce adesioni all’Armata Rossa Bavarese furono un’arma a doppio taglio. Se infatti è vero che ora la Räterepublik godeva di un esercito numeroso in grado di fronteggiare le truppe del governo socialdemocratico, è altresì vero che tra i consistenti benefici concessi ai miliziani dell’Armata Rossa Bavarese c’era, come accennato, il vitto e ciò aggravava i notevoli problemi di scarsità di scorte di derrate alimentari. Inoltre si aggiungeva il problema economico: il governo consiliare non aveva abbastanza risorse proprie per pagare i generosi stipendi pattuiti. In un primo tempo le risorse vennero trovate grazie alla confisca dei depositi bancari, a cui pose una blanda opposizione il commissario alle Finanze, Emil Männer, che definiva quest’azione un “furto politico”. Una soluzione più di lungo termine venne trovata in seguito alla battaglia di Dachau, quando il governo comunista ordinò a una cartiera di stampare delle banconote della Banca Statale Bavarese per un ammontare di milioni di marchi, che rendeva la Räterepublik solvente nel breve periodo ma di fatto la mandava in bancarotta.

Gli scontri sostenuti da questo esercito furono pochi, e anche meno le sue vittorie. Queste furono a Allach, Karlsfeld, Rosenheim e Dachau. In quest’ultima battaglia le divisioni dell’Armata Rossa comandate da Ernst Toller riportarono una vittoria schiacciante sui combattenti nemici, prevalentemente combattenti della società di Thule, poiché l’Armata Rossa subendo la perdita di 8 uomini catturava 150 prigionieri e prendeva per sé le munizioni e i cannoni che questi si erano portati dietro. Nonostante ciò, questa vittoria causò uno scontro tra Toller e Egelhofer, perché, sebbene quest’ultimo gli avesse ordinato sia di bombardare Dachau con l’artiglieria sia di uccidere i prigionieri catturati, Toller si rifiutò di eseguire entrambi gli ordini. A questo diverbio ne seguì un altro quando Egelhofer ordinò a Toller di ricollocarsi con le sue truppe in posizione difensiva. In questa occasione Toller criticò la strategia militare, e sostenne la necessità di avviare dei negoziati col governo Hoffmann per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Questi diverbi personali erano il segnale di una incrinatura latente nel fronte rivoluzionario causando un ulteriore cambio di regime, come vedremo in seguito.

Dopo l’esito vittorioso dello scontro, la Räterepublik prendeva il controllo sia della preziosa cartiera di Dachau, sia del suo aeroporto militare, lo Schleissheim. A seguito di questo grande successo, il Vollsugsrät comunicava che non esisteva più un pericolo militare, gloriandosi nell’autocompiacimento. Tuttavia come si vedrà nel prossimo capitolo, questa vittoria portava in sé le basi della tragedia successiva.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Repubblica Sovietica Bavarese: la rivoluzione mancata

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Bruno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Renato Moro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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