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Luciano Bianciardi e gli anni '60: immagini del boom negli scritti narrativi e giornalistici

La grande trasformazione: il boom economico nell’opera di Bianciardi

All’alba degli anni sessanta, dunque, il paese sta cambiando: l’Italia industriale prende il sopravvento su quella contadina e i consumi crescono. Il lato economico della grande trasformazione, però, non è soltanto l’unico: dopo l’esplosione del boom anche la forma mentis degli italiani cambia. Al grande entusiasmo, tuttavia, si contrappone un sentimento montante di disincanto dettato della cultura dei consumi, che trova nell’opera di parte degli intellettuali la sua diffusione: è manifesta l’amarezza per la perdita di spiritualità e la crescente omologazione della società italiana.

Proprio per tale ragione in questo capitolo si è scelto di effettuare una selezione di alcuni tra gli aspetti “di costume” del boom citati dalla storiografia ufficiale (descritti e passati in rassegna), provando ad affiancarvi i contributi critici che emergono dal confronto con la prospettiva dello scrittore toscano Luciano Bianciardi (di cui spesso e volentieri si cita la bibliografia primaria), e con la sua personale critica al “miracolo”. Ciò è stato possibile anche utilizzando come linea guida della narrazione il “racconto” tematico del boom economico realizzato da Patrizia Gabrielli e la sua vasta raccolta di memorie diaristiche. È quindi 1960 l’anno che nell’immaginario collettivo segna il passaggio, la grande trasformazione verso la modernità. Ma come si è giunti a questo cambiamento?

Arredamento e Interni
Negli anni cinquanta nelle campagne le abitazioni sono misere, i servizi igienici un lusso, li sostituiscono le stalle, l’acqua si va a prendere alla fonte. È così in varie zone della provincia Italiana dal Sud al Nord. Così in Sicilia: “Quasi nessuno in casa aveva il bagno; per i propri bisogni si andava nella stalla insieme ai muli […]. Generalmente tutti avevano una stalla [...] pochissimi avevano l’acqua in casa. Alle cannelle pubbliche la erogavano per qualche ora al giorno e non tutti i giorni […]”. La sete aumenta e non ci sono i frigoriferi; si cucina in spazi anneriti dal fumo e chi possiede già una cucina economica è molto avvantaggiato.

Candele e lumi a petrolio illuminano le lunghe sere d’inverno nelle aree sprovviste di energia elettrica. Anche nella Maremma di Bianciardi, la regione “dei boscaioli, dei butteri e dei minatori” non è inusuale trovare chi è costretto ad arrangiarsi…
[…]

I servizi igienici sono carenti in molte regioni: in città il bucato si fa nei lavatoi spesso collocati sulle terrazze, come sapone si utilizza la lisciva, si stira con ferro e carbone. Tutto questo mentre nelle campagne e nelle province i vestiti si lavano sovente al fiume o lungo i corsi d’acqua. Ne I minatori della Maremma Bianciardi e Cassola descrivono a quattro mani il paesaggio dei centri abitati della regione. Non essendoci ancora l’acqua corrente la fonte è insieme alla chiesa e alla piazza l’elemento “sociale” che distingue il paese dal villaggio
minerario di più recente costruzione: [
…]

Persino il ragazzo della via Gluck, il personaggio della canzone autobiografica di Adriano Celentano presentata al Festival di Sanremo del 1966, nonché popolarissimo simbolo musicale della società italiana di quegli anni, deve scendere in cortile per lavarsi. Il vasto successo del personaggio Celentano negli anni è a dir poco profetizzato da Bianciardi già in un articolo del 1962. Dopo il successo al Cantagiro del “Molleggiato” infatti, egli intuisce la valenza ideologica del “sorriso celentanoide” come una delle espressioni emblematiche del “neoqualunquismo” neocapitalista: il giovane Celentano era “saldo e avveduto” e avrebbe un giorno lanciato una “filosofia totale intervenendo nei dibattiti come un intellettuale accreditato”.

Molto presto però tutto cambia: cucine di legno bianche, avorio, verde acqua composte da tavolo, poche sedie di paglia, una credenza presto divengono inadeguate ai nuovi standard di vita: il laminato plastico o formica prende piede al posto del legno. Spadroneggiano le cucine componibili “all’americana”, il pezzo d’arredamento che le italiane sognano ammirando copertine di riviste femminili e le immagini di film americani che da molti anni mostrano ordinati e spaziosi ambienti dotati di frigoriferi, ampi scaffali, tavoli lucenti tra i quali si aggirano disinvolte e felici le casalinghe sempre ben curate, pettinate, con unghie rigorosamente laccate e che indossano ampi grembiuli fiorati ornati da volant. Di quelle regine della casa l’insoddisfazione sarà messa a nudo nel 1963 da Betty Friedan con il suo The Feminine Mystic, pubblicato in Italia solo sette anni dopo, in piena esplosione del movimento femminista. La Bianciardiana “febris emitoria”, il morbo del consumo compulsivo, ha dunque iniziato a travolgere anche il tranquillo e rassicurante nido domestico, e in particolare la donna…
[…]

Se dal 1955 la cucina componibile è lanciata dalla Breda, presto si prepara ad invadere il mercato anche la Berloni, la ditta Marchigiana, tra le più importanti in Italia. Bisogna sgomberare tutto quanto è ormai superato: i vecchi corredi ricamati e le tovaglie della nonna giacciono dimenticate, sostituite da grandi forme geometriche dai colori vari. Strofinacci copri abiti asciugamani nuovi e colorati si possono trovare alle fiere del banco che Upim e Standa allestiscono con la promessa di un “lusso a buon mercato”, e una distribuzione sempre più impersonale; come si evince dall’esperienza diretta del Bianciardi de La vita agra. Nel romanzo, infatti, tramite l’osservazione degli spazi urbani descritti come una possibile chiave di lettura degli stati d’animo del protagonista, il diverso grado di alienazione, cresce nel passaggio dalla frequentazione dei quartieri del centro storico, che pullula di piccole botteghe, di latterie, fino allo sprofondare nel vuoto di una periferia sterile e fredda.
[…]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Luciano Bianciardi e gli anni '60: immagini del boom negli scritti narrativi e giornalistici

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Antonio Pagano
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze dello Spettacolo e Comunicazione Multimediale
  Relatore: Salvatore Adorno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 200

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