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La codicologia etiopica tra passato e presente: lo studio ed il restauro del Ms. Orient. 203.

La manifattura della pergamena etiopica

Ci sono differenze sostanziali che caratterizzano la manifattura della pergamena etiopica come differente da quella occidentale, [...] la prima differenza fondamentale è l'assenza della fase di calcinazione: le pelli vengono preferibilmente lavorate fresche, montate fin da subito sul telaio.

La preparazione della pergamena avviene nei nove mesi di bel tempo (tra settembre e maggio), poiché si considera inadatta per la produzione la stagione delle grandi piogge (da giugno ad agosto), non solo a causa dell'umidità, ma anche perché è credenza diffusa tra gli scribi che più sole la pergamena riceve, più sarà luminosa.

Si può dire che la preparazione abbia inizio prima ancora della lavorazione, con la scelta dell'esemplare ottimale: Assefa sottolinea come sia migliore la pelle di animali giovani e di sesso maschile, la cui pelle è più morbida e sottile rispetto a quella delle femmine, che risulta più disomogenea. Le pelli degli animali vecchi e grassi tendono invece ad ingiallire e a non ricevere bene l'inchiostro. Ovviamente, un altro criterio preso sempre in considerazione è l'assenza sul manto di cicatrici o segni di frusta.

Tra le pelli degli animali domestici, si preferiscono (in ordine):
1. Capra (ottima grazie alle sue caratteristiche di resistenza e spessore e come dimensione si presta bene alla formazione di più carte);
2. Pecora (più chiara della capra, ma anche meno resistente);
3. Vitello e cavallo (migliori per i libri di grande formato, da una sola pelle è possibile ottenere un quaternione del formato più grande, inoltre e molto bianca e spessa).
Vengono impiegate anche pelli di animali selvatici, come gazzelle, antilopi, iene e leoni, soprattutto per la manifattura di rotoli magici.

La colorazione della pelle, secondo Assefa, varierebbe in base all'habitat dell'animale: quelli che vivono nel bassopiano, dove il clima è più caldo e la terra è rossa, avranno una pelle scura, rossiccia, mentre quelli che vivono in altopiano, dove il clima è più freddo ed il terreno è scuro, avranno al contrario una pelle chiara, migliore per la manifattura di pergamena.

Al momento dell'uccisione, l'animale viene lavato e posto sull'erba pulita, in modo da evitare di macchiare irreparabilmente con il sangue la pelle. Bisogna prestare grande attenzione durante la scuoiatura, poiché la lama del coltello potrebbe graffiare o bucare il manto, diminuendo la qualità del prodotto finale. La pelle viene a questo punto piegata sul lato carne, lasciando all'esterno il lato pelo. A questo punto la pelle può essere lavorata da fresca, o messa da parte.

Nel caso in cui la pelle venga lavorata a distanza di tempo dalla scuoiatura, l'immersione per reidratarla è quasi obbligata, nonostante questa venga descritta con tempistiche molto differenti dagli autori, probabilmente in relazione al clima nelle diverse regioni, alle diverse abitudini manifatturiere, ma anche dalla stagione in cui la si lavora, dall'età, dal sesso e dalla specie dell'animale. Secondo Assefa e Godet, la pelle andrebbe lavorata fresca, poiché sembra che quando si secchi assorba sporcizia, portando ad una pergamena gialla e con molte macchie nere. Per i due autori, per limitare ciò, la si può reidratare immergendola in acqua. Assefa riporta che a Sӓwa le pelli secche vengono immerse per tre giorni, mentre a Gondӓr ed Amara Saynt il procedimento si protrae per quindici giorni. Selassie afferma invece che la reidratazione superasse i sette giorni.

Nel caso in cui, invece, la pelle venga lavorata subito dopo la scuoiatura, l'immersione non sembra essere ovunque diffusa, ma sembra essere anche in questo caso dipendente dalle diverse culture regionali. Secondo Assefa e Godet, le pelli già morbide possono essere direttamente tensionate su telaio, ma ci sono differenze regionali che sono state studiate da diversi autori e che evidenziano come nelle zone di Aksum, Gondӓr e ad Amra Saynt le pelli vengano sempre immerse in acqua per tre giorni, perché si pensa che l'operazione sia necessaria per avere una pergamena morbida, spessa, bianca e che essa prenda bene l'inchiostro. Liban afferma invece che ad Addis Abeba la pratica dell'immersione per le pelli fresche risulta eccezionale. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La codicologia etiopica tra passato e presente: lo studio ed il restauro del Ms. Orient. 203.

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Informazioni tesi

  Autore: Gioia Bottari
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Conservazione dei Beni Culturali
  Relatore: Stefania Passerini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 346

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Parole chiave

restauro
codicologia etiopica
ms. orient. 203

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