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La pratica dell’utero in affitto: analisi del fenomeno secondo una prospettiva psico-giuridica

La maternità surrogata secondo una prospettiva relazionale

In tale contesto, Relazionale è, non solo la tipologia di rapporto che si viene a creare tra le parti coinvolte nella pratica - i genitori designati, la madre surrogata, il figlio nato tramite surrogazione, i figli legittimi della gestante surrogata, il potenziale partner di questa e i professionisti sanitari e legali –, ma anche una modalità pensiero, differente da quella riferita all'individuo come monade slegata dal sistema in cui è inserita, che i professionisti della salute mentale, i legali, i medici, le ostetriche possono assumere.
È necessario utilizzare una prospettiva più ampia di quella personalistica, che colga la dinamica del complesso sistema in cui le persone sono immerse, contesto umano che necessariamente le influenza e che, del resto, si rende necessario (Golombok et al., 2017; Yau et al., 2021).

Relazione tra genitori sociali e madre surrogata

Il primo incontro che avviene tra i protagonisti della maternità surrogata si configura nel momento della ricerca da parte dei genitori desiderosi di crescere un bambino, di una donna che abbia la volontà di offrirsi nella sua interezza di persona, come madre surrogata. È noto come il primo incontro tra i genitori committenti e la madre surrogata influenzerà notevolmente la relazione che instaureranno durante la gravidanza e dopo il parto. Lo stress e l'ansia manifestato dalla due parti sarà modulato nel caso in cui le basi del rapporto siano buoni e la comunicazione aperta e sincera. Ragion per cui è possibile affermare che il loro incontro si configura come uno dei più importanti fattori predittivi del loro benessere relazionale (Imrie & Jadva, 2014; Ruiz-Robledillo & Moya-Albiol, 2016). Risulta necessario ricordare che gli studi con una prospettiva relazionale si focalizzano principalmente sulle relazioni instaurabili grazie ad una vicinanza geografica sufficiente per poter permettere una certa presenza da parte dei genitori designati durante la gestazione e negli anni successivi alla nascita per la madre surrogata. In India e in Asia, ad esempio, difficilmente le surrogate incontrano i bambini in seguito alla nascita. Questo a causa delle barriere linguistiche, geografiche e alla spersonalizzazione operata dalle agenzie che non permette alle donne di prendere il loro spazio in una relazione con la famiglia - spesso i protagonisti non vengono fatti incontrare dalle agenzie nemmeno alla nascita (Lamba et al., 2018; Jadva, Gamble, Prosser, & Imrie, 2019).

Durante la gravidanza, ci può essere o meno interazione tra la madre surrogata e i genitori designati, di persona, per via telefonica o tramite internet. Dopo il parto la madre surrogata non è solitamente presente nella vita del bambino, alcuni genitori designati possono scrivere o fare videochiamate per tenersi aggiornati a vicenda sul benessere del bambino e sulla vita della madre surrogata (Yee & Librach, 2019). In ogni caso alcuni studi (Ciccarelli & Beckman, 2005; Edelmann, 2004) hanno mostrato che le surrogate possono costruire relazioni positive e a lungo termine con i genitori designati. Inoltre, anche se la frequenza dei contatti diminuisce nel tempo, la qualità della relazione sembra essere simile nella qualità anche dopo dieci anni (Jadva et al., 2015). In America e nel Regno Unito, ad esempio, viene riconosciuto l'effetto positivo di una sana relazione, per questo le surrogate sono incoraggiate a conoscere i genitori committenti, motivandole a socializzare e ad organizzare delle visite a domicilio (Jacobson, 2021; Jadva et al., 2012).

Discutere preventivamente circa la formazione e la sviluppo della relazione tra madri surrogate e genitori committenti può ridurre il rischio di incontrare difficoltà durante il percorso. Prima del parto, alcune gestanti trovano utile avere il sostegno dei genitori adottivi durante tutta la gravidanza. Allo stesso modo, i due partner spesso vogliono condividere l'esperienza ed essere coinvolti nella gravidanza, ad esempio partecipando all'ecografia o agli appuntamenti della clinica prenatale. Dopo il parto, in alcuni casi, il contatto cessa di comune accordo non appena il bambino viene consegnato ai genitori sociali - tranne che per la comunicazione necessaria per il trasferimento della filiazione legale del bambino. In altri casi, i genitori designati non si preoccupano di inviare la fotografia del bambino o di fargli conoscere la madre surrogata e la sua famiglia, come la donna che l'ha partorito desidererebbe (Nakash & Herdiman, 2007; Ruiz-Robledillo & Moya-Albiol, 2016). Alcuni studi (Baslington, 2002; van den Akker, 2007) sottolineano che le madri surrogate sono spesso avvolte in un sentimento di tristezza per il termine dell'esperienza e per il timore di andare a perdere i contatti con i genitori adottivi e il bambino. [...]

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La pratica dell’utero in affitto: analisi del fenomeno secondo una prospettiva psico-giuridica

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Lanzerotto
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia clinica e delle relazioni
  Relatore: Miriam Parise
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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Parole chiave

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utero in affitto
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