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Un nodo cruciale per la pedagogia sociale: Gli ultras

La mentalità ultras

La cultura e la mentalità degli ultras superano ogni limitazione anagrafica per andare a coprire una vasta fascia d’età, dalla prima adolescenza alla piena maturità. Parlare degli ultras non significa dunque parlare automaticamente di giovani, pur se il movimento è composto prevalentemente da ragazzi e da ragazze.
La caratteristica principale di questa cultura è soprattutto l’aspetto comportamentale: da Mosca a Lisbona, da Atene a Glasgow, l’ultrà trova un comune denominatore non nell’età, ma nel senso di contrapposizione verso ogni forma di autorità costituita, da quelle sportive a quelle politico-istituzionali. Una caratteristica comune a tutto il movimento è rappresentata dai forti sentimenti comunitari che lo animano e che si manifestano soprattutto nelle valenze assegnate alla curva: da semplice contenitore di spettatori a luogo sacro e inviolabile, da difendere contro ogni possibile invasione di tifosi avversari.
I rituali e gli atteggiamenti da ultras vengono assunti nel momento in cui un giovane tifoso entra a far parte del gruppo, spinto, oltre che dall’amore per la propria squadra del cuore, anche da una notevole dose di fascino che il movimento esercita. Il forte impatto emotivo sprigionato dagli ultras è dato infatti delle riconosciute doti di forza, virilità e mascolinità. Il giovane, oramai calatosi pienamente nel ruolo del tifoso, conosce una nuova forma di autorità, che si aggiunge a quella dei genitori e della scuola.
L’individuo entra così in una dimensione corale differente rispetto alla normale vita di compagnia giacché, mentre quest’ultima è un’aggregazione amicale ristretta, priva di obiettivi e in cui è importante il semplice stare assieme senza differenze di ruoli, la scelta di divenire ultras implica l’ingresso in una organizzazione più allargata, più centrata sugli obiettivi, con una stabile divisione dei ruoli e pervasa da tratti culturali ben definiti.
Dal nord al sud, dalle grandi città ai piccoli paesi di provincia, dalle tifoserie della massima serie a quelle dilettantistiche, le parole dei tifosi sono tutte uguali. Amicizia, rispetto, solidarietà e ideali di gruppo, orgoglio per la propria terra con i suoi usi e costumi, ma anche goliardia e divertimento.
Scrive un ultras calabrese: "Il Catanzaro per tanto tempo è stato l'orgoglio di una intera regione, ha rappresentato qualcosa di speciale per tutti i calabresi e soprattutto per quelli che dovevano lasciare la propria regione per lavoro o per studio. In quelle undici magliette giallorosse per una domenica si ritrovavano i ricordi, la cultura e gli usi di una terra che non si vuole dimenticare. Ecco perché, nelle vittorie come nelle sconfitte, saremo sempre in tanti a seguire il Catanzaro, che per noi, rappresenta di più di una squadra di calcio. Anche noi siamo stati quasi sempre presenti alle trasferte del Catanzaro. Tutte le occasioni ci hanno fatto trascorrere giornate bellissime, perché è bellissimo ritrovare amici di cui non si sapeva più niente, riascoltare un dialetto da troppo tempo abbandonato e sentirsi orgogliosi di essere calabresi, per scoprire in una semplice partita di pallone ideali in cui credere".
Gli stessi concetti vengono espressi dalle Brigate gialloblù Verona: "Siamo prima tifosi delle Brigate e poi del Verona! Sia chiaro che noi facciamo gli ultras perché lo siamo nella mente, non perché siamo emarginati dalla società, drogati o gente in cerca di una rivalsa sociale nei confronti del resto del mondo. Il nostro gruppo è sempre stato represso proprio perché pericoloso per il nostro modo di pensare e per le nostre prese di posizione che tante volte sembrano strane perché troppo intransigenti e troppo estremistiche: sono un fatto di cultura. I veronesi che vanno allo stadio sono in media 25-30 mila e possiamo dire che di questi, almeno 20 mila sono in linea con noi, una linea mentale intendiamo, e questo si è ottenuto con 17 anni di militanza culturale delle Brigate e siamo sicuri che il Verona potrà anche finire, le Brigate No. In questo periodo di pieno riflusso politico non esistono più i rossi, non esistono più i neri, non esiste più un altra maniera di vivere e lottare tutti assieme per qualcosa che non sia la vita da stadio. Se non è diteci voi in quale altro ambiente è possibile vivere un'amicizia e un ideale di gruppo".
Infine, il Commando Green Stars Avellino: "L'unione, la solidarietà, lo spirito di sacrificio sono le tre caratteristiche peculiari che ci contraddistinguono e ci uniscono nell'unica fede viva in noi: l'Avellino. Il nostro motto è il seguente: Fede, Speranza, Ultrà".
Come direbbe l'etnologo R.K. Merton se dunque la "funzione manifesta" di questi tifosi, cioè quello che si percepisce vedendo il loro comportamento, è il seguire un squadra di calcio, fare il tifo in modo più colorito, andare anche in trasferta, la "funzione latente" cioè quella nascosta, quella che però è alla base del movimento ultras, è la ricerca di questi giovani di un contatto più umano con l'altro, un modo per condividere insieme qualcosa nel tempo, un modo per sentirsi più amici.
I valori che gli ultras esprimono sono gli stessi che, secondo De Natale, i giovani abbracciano in questi ultimi anni. Sono quelli che vanno dall'area affettivo-amicale, allo svago, al tempo libero, alle attività sportive, al familismo tradizionale. I valori della famiglia restano al vertice della scala dei valori, insieme all'area degli affetti extra familiari e al senso dell'amicizia.
Gli ultras sono il riflesso della società e della crisi che attraversa, verso cui rispondono ritorcendo la propria vita nel privato, anche con comportamenti trasgressivi e l'allontanamento dalle norme codificate, assumendo atteggiamenti di ribellione o estremistici o infine costruendosi delle "comunità" proprie dove il resto della società ne è esclusa, dove i veri valori ed ideali possano emergere, lì dove la società li soffoca.
Attraverso lo sport ed il calcio cercano di fuggire da questa società loro ostile, ricca di messaggi contraddittori, dove una "scuola non motivante, passaggio obbligato da attraversare, fastidio necessario", parla di valori veri (tolleranza, solidarietà, famiglia, amicizia), ma dove la pubblicità, mass media, società in generale alla fine mostra che gli unici ideali importanti sono quelli materialistici.
Di questo mondo degli ultras fanno parte anche le donne. Nel mondo della curva la presenza delle ragazze è sempre stata nutrita. Come "territorio liberato", come luogo di aggregazione giovanile, la curva ha rappresentato un momento di emancipazione delle ragazze, a parte quelle comprensibili titubanze dovute a quell'immagine sessista, maschilista, turbolenta dei gruppi ultras.
Il ruolo delle ragazze è cambiato. Non più marginale e insignificante, ma attivo, presente nelle cariche direttive dei club e dei gruppi ultras. La ragazza ultrà, proprio per la sua natura femminile, resta fuori dal gioco più violento e oltraggioso. All'aumento esponenziale della presenza femminile nelle curve italiane ha fatto seguito la nascita di nuovi gruppi ultras con nuclei di base composti da ragazze, accanto alle curve dove tradizionalmente la presenza femminile è elevata. Tra i gruppi più agguerriti le URB Girl a Bologna, le Monelle dell'Inter, le UG Girls a Torino, le BNA Donne a Bergamo, CAV Donne a Firenze, le curve di Sampdoria e Genoa.
La tendenza riguarda anche altri paesi. Spagna e Francia sono due realtà dove le ragazze si sono integrate perfettamente. Supertifo ha dedicato servizi e copertine, anche in anni passati, al tifo al femminile, "con lo scopo di vincere quel pregiudizio che voleva una ragazza estranea, quasi disdicevole. Un altro pregiudizio vuole le ragazze da stadio mascoline, sconvolte, sboccate".
Ormai le ragazze frequentano in massa le curve d'Italia, senza remore, mescolandosi ai ragazzi. Molte vivono la curva come un diversivo, come un'esperienza anticonvenzionale, fuori dal comune. "Chi partecipa e tifa per una squadra insieme al suo ragazzo. C'è chi sceglie anche la militanza, far parte di un gruppo totalmente, partecipando alle riunioni, con un incarico specifico. Nella maggior parte dei casi le ragazze sono addette alla realizzazione delle bandiere (cucitura, preparazione, ecc...) e alla vendita del materiale, ma in alcuni gruppi, quelli con una base più democratica, hanno anche un peso nelle scelte decisionali". Lo sottolineano anche gli Ultras Sampdoria: "Ci teniamo a far notare che Genova è stata la prima città dove è nato un gruppo femminile, le Ultras Girl. Sono nate nel '79/80, hanno dato una validissima mano" e le BNA Atalanta "Lo striscione "Ragazze Curva Nord" è nato in risposta a uno delle ragazze del Genoa, poi si è tramutato in "BNA donne" e da quando l'Atalanta è in serie A il gruppo si è infoltito".
Scrive Tim Parks in trasferta a Napoli con i tifosi del Verona: ""Ciao Nona" saluta un tifoso del Verona, ed ha salutato una donna di una sessantina d'anni completamente vestita di gialloblù. Questa signora strana, forse un po' tocca, quando si organizza un treno viaggia sempre con le Brigate. Non parla con nessuno, guarda la partita, incamera un'altra sconfitta e torna a casa".
"Quando vedi queste signore che si fanno ore di viaggio, magari sedute al fianco di un ultras "violento", pensi veramente che la gente e i giornalisti non hanno ancora capito niente di cosa significhi la curva e la parola ultras. Sicuramente molte di queste signore hanno figli della mia età. Io non sopporterei che mia madre, invece di passare la domenica, se mai a pranzo con me, preferisca andare in giro con una cinquantina di "teppisti" (così ci vede l'opinione comune). Sarei geloso, mi chiederei: cosa hanno questi ragazzi e queste ragazze più di me che sono il figlio? Non è solo la passione sportiva, che ha anche mia madre, ma se vai in trasferta significa dover passare anche ore ed ore con altre persone, e se queste donne lo fanno, significa che in fin dei conti amano questa strana comunità ultras".
Afferma il capo ultras dei Vigilantes Vicenza: "Certe volte ripenso a quello che erano i gruppi ultras vent'anni fa, e vedo nelle trasferte, il mio pullman, quello dove viaggio oggi che per più di metà è riempito di ragazze".
L’attività degli ultras non si esplica soltanto durante la gara, ma investe tutti i giorni della settimana, attraverso una costante ricerca del coro o dello striscione ad effetto. Un impegno che consta di molti sacrifici. Seguire la propria squadra significa investire soldi e risorse personali, trascurare la propria famiglia, rinunciare spesso ad uscire con gli amici o a frequentare la propria ragazza, significa essere dipinti e considerati, da chi non condivide la passione calcistica, alla stregua di delinquenti che trascorrono le proprie giornate sugli spalti di uno stadio.
In pratica, a livello economico ogni tifoso affronta spese non indifferenti per seguire la propria compagine e, in determinate trasferte disagevoli, a queste spese si aggiungono le eventuali ferie dal lavoro.
Ma per un vero tifoso non esistono barriere, ostacoli ed impedimenti di alcuna natura che possano contrastare il desiderio di stare vicino alla squadra. Essere tifosi significa vincolarsi per tutta la vita, realizzare un legame spesso più saldo e duraturo di un matrimonio vero e proprio. Ed è probabilmente questo l’aspetto sul quale ogni sostenitore preferisce soffermarsi, quasi come se ribadire la propria passione, contribuisca a giustificare a se stessi e agli altri, i vari atteggiamenti privi di “razionalità” mediante i quali ogni “ossessionato” dal calcio manifesta il suo attaccamento per una squadra. I musi lunghi dopo una sconfitta, la triste malinconia che accompagna per giorni il tifoso in seguito al mancato raggiungimento di un traguardo agognato, i suddetti sacrifici economici, affettivi e sociali, sono tutte espressioni del particolare e personale attaccamento che ciascun tifoso nutre per i propri colori.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Un nodo cruciale per la pedagogia sociale: Gli ultras

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Informazioni tesi

  Autore: Ottelio Labella
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua
  Relatore: Laura Clarizia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 191

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