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Separazione tra proprietà e controllo. Incentivi manageriali e competizione di mercato

La politica retributiva

La definizione della politica retributiva risulta molto significativa per un corretto funzionamento dell’impresa. Una prima importante decisione che l’impresa deve assumere a tal proposito è se attuare una retribuzione fissa o una retribuzione variabile. Ciò che influenza questa decisione sono gli obiettivi che l’impresa vuole raggiungere, cioê attirare e trattenere i lavoratori e cercare di garantire loro una certa sicurezza lavorativa in termini di salario, oppure cercare di motivare e incentivare il lavoratore che si assume parzialmente il rischio di veder ridurre il proprio stipendio in seguito a situazioni di mercato sfavorevoli o difficoltà a raggiungere determinate prestazioni lavorative.

A volte l’impresa combina questi due modelli retributivi perché il semplice operaio solitamente è avverso al rischio e quindi predilige una retribuzione inferiore ma stabile e sicura anziché una maggiore ma incerta che viene assegnata solitamente ai manager e dirigenti. Oltre al tipo di retribuzione, per una buona politica retributiva sono importanti anche i benefit e l’ambiente lavorativo. Se si vuole dare una definizione più dettagliata dei due sistemi si può affermare che la retribuzione fissa è composta da un minimo salariale più gli scatti di anzianità ed eventuali premi. Solitamente è regolamentata dai contratti collettivi a livello nazionale stabiliti tra stato e sindacati, lasciando all’impresa una certa discrezionalità ad esempio riconoscendo stipendi superiori al minimo o differenti a seconda dei diversi ruoli che un dipendente ricopre.

Non è sempre detto che con questo sistema i lavoratori siano portati a rimanere in azienda se questa non predispone degli adeguati piani di sviluppo o di avanzamento di carriera. La retribuzione variabile, invece, si compone di una minima parte fissa e di una variabile che viene usata oltre che per motivare anche per far confluire in un’unica direzione gli interessi degli azionisti e quelli dei manager.

È possibile individuare cinque differenti modalità di retribuzione variabile:
* La retribuzione straordinaria riconosciuta quando il dipendente eccede il normale numero di ore lavorative, prevedendo un certa ricompensa per ogni ora lavorativa in più effettuata;
* Bonus e premi una tantum che rappresentano dei premi che l’impresa riconosce ai propri lavoratori in base alle disponibilità e al risultato conseguito. Anche se rientrano nella retribuzione variabile non sono da considerarsi del tutto motivanti perché non sono previsti da contratto ma riconosciuti in particolari situazioni;
* Premi di risultato riconosciuti ai gruppi aziendali in seguito al raggiungimento di particolari obiettivi aziendali;
* Incentivi di breve termine legati al singolo individuo e al ruolo che questo ricopre nell’impresa. Solitamente essi fanno riferimento ad un periodo breve o comunque inferiore o uguale al periodo amministrativo;
* Incentivi di lungo termine che riconoscono ai lavoratori delle ricompense nel lungo periodo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Separazione tra proprietà e controllo. Incentivi manageriali e competizione di mercato

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Informazioni tesi

  Autore: Nico Marco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi del Salento
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Marcella Scrimitore
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

FAQ

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Parole chiave

economia industriale
teoria principale agente
separazione tra proprietà e controllo
competizione alla cournout
incentivi manageriali
competizione alla bertrand
modelli di incentivazione lineare
competizione sul mercato
diversi sistemi di incentivazione
teorie dell'impresa

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